Yattafunk – Escape From Funkatraz
Serie di riff accattivanti per l’opener “Bad motherfucker”, riff e sonorità tra punk, alternative metal ed hard rock: perché gli Yattafunk sono una di quelle band toste che con il loro sound ti travolgono letteralmente. Stupendo il bridge verso la chiusura della canzone con riff modern metal pesanti come macigni. Segue “Motu generation” con altri riff cadenzati che la fanno da padrone ed un ritmo sempre tanto dinamico. Yattafunk va a pescare nell’alveo punk rock/grunge/alternative metal/hard rock dell’America di qualche decennio fa con un piglio tanto alternative e pieno di carattere e carisma. Il songwriting è eccezionale e l’appeal di certo non manca in questa band “spettinata”…Incredibile il solo di fine pezzo di “Motu generation”…
“Slut machine” è sempre più impertinente per sonorità, acida, beffarda. Le distorsioni ci conquistano come pure il cantato e i soliti riff. Tutto questo ci fa dire: wow! Questa band mi scatena davvero qualcosa dentro con il sound “scostumato” e “borderline”. Come non notare un altro solo e arpeggio tanto azzeccati. Finale di canzone da delirio in pieno stile hard rock.
“Cereal killer” pure ci porta la sua dose tra hard rock e metal. Il funk serpeggia per tutto l’album e non potrebbe che essere così dato il nome della band. Stupefacente lo stacco/bridge a metà pezzo. In questa band il songwriting e l’inventiva nei testi sono davvero da annoverare: capacità di scrittura, quindi, notevole come notevole è la tecnica messa in campo dalla band. Molto buona pure la produzione sonora e il mixing. “Save the pussy” sembra essere un pezzo complementare alla canzone precedente, pezzo tanto incalzante, rombante, come è nello stile della band. Anche qui tanta tecnica da parte della band.
“I’m on the run” è super alternative metal/punk rock, canzone di una figaggine molto elevata, una canzone che è come un colpo allo stomaco difficile da evitare. Qui come altrove sono stati creati climax formidabili e un modo di mescolare i pattern sempre tanto procace. A tratti ci sembra di ascoltare qualcosa di jazzato o di progressive rock. Segue “Ghostbusters” con il suo intro gotico e interpretazione tutta personale e sempre tanto insolente della theme song del film “Ghostbusters”. Il tutto finisce con “Escape From Funkatraz”, title-track della serie. La migliore del disco a nostro giudizio, il sigillo finale che non può mancare dove si condensa tutto quello ascoltato in precedenza. I versi ripetuti catalizzano tanto l’attenzione dell’ascoltatore come pure i riff cadenzati e i power chords. Stacchi da paura ci schiantano al muro, letteralmente.
Yattafunk è una delle band più cool capitate su system failure: non solo hanno esperienza a go go, non solo hanno tecnica a mille, non solo posseggono capacità di scrittura invidiabile come detto sopra; sono la band che non vuoi mai incontrare prima di salire sul palco perché con quello che riescono a fare eclissano qualsiasi cosa venga dopo…E poi, come non dirlo, quanta sfrontatezza e cattiveria sonora e noi di system failure, a rischio di diventare ripetitivi, lo diciamo ancora: la cattiveria sonora manca nel panorama indie italiano e si conta sulle dita di una mano, è proprio sporadica e Yattafunk dimostra di averne tanta…trasmettetela un po’ anche ad altri per favore…