>>E’ uscito “Crudo”, il nuovo album dei Nadsat

I Nadsat nascono nell’estate del 2015 nella bassa bolognese, fra Crevalcore e San Giovanni in Persiceto, con ben chiara l’idea di portare la musica sperimentale, noise, math e con sfumature jazzcore in un contesto minimale come quello di un duo chitarra e batteria, dove tutto è spontaneo ma al contempo limitato. Proprio la convivenza di vantaggi e svantaggi di questo tipo di formazione stimola al non fissare limiti, alla ricerca del suono giusto e dell’astrazione dalla classica forma canzone.

Nel Marzo 2016 pubblicano il primo disco autoprodotto, “Terminus Ep”, un concept sulla fantascienza e l’esplorazione spaziale. Dopo vari concerti per portare in giro la propria musica arriva l’estate del 2016, durante la quale viene composto l’esordio sulla lunga distanza, intitolato “Crudo”. Una volta pronto il disco viene registrato e mixato da Enrico Baraldi (Ornaments) presso il Vacuum Studio e masterizzato da Claudio Adamo (Cani dei Portici) al Fonoprint Studio di Bologna.

Crudo” è un disco contraddittorio, perché è semplice e complicato allo stesso tempo. È un disco ruvido, senza compromessi, libero. Lo dice proprio il titolo: questo disco non ha significati nascosti, non ha piani di lettura, non ha idee o concetti comuni che legano ogni pezzo.

Crudo” è fatto di sola e pura forma: una forma che non vuole essere accondiscendente, rassicurante, armoniosa. Una forma piena di spigoli, salite e discese. Non c’è coerenza, non c’è una struttura stabile e sicura, ma solo dissonanze, tempi dispari, rumore. Questo album è nato tra improvvisazioni in sala prove, concerti e l’afa delle giornate estive. Fra le influenze più importanti sono da citare Zu, Zeus, Cani dei Portici, la scena underground italiana pesante in senso lato, tutti gli amici e i gruppi che abbiamo conosciuto nel tempo e tanti altri musicisti che, più che a livello di sound, hanno influenzato il nostro modo di pensare la musica (Swans, Ben Frost, Tool, Jesus Lizard, The Mars Volta, Tim Hecker, Burial).