TrèHùs – When You’re Anything But OK
I TrèHùs sono: Pietro Falezza (Voce, chitarra, Programming), Luca D’Isola (Sintetizzatore, Programming), Elvira Caobelli (Voce, Sintetizzatore, Programming). Loro ci propongono un sound che mira a fondere alternative rock, dreampop e sonorità tipicamente electro. Qui parliamo del loro When You’re Anything But OK, loro primo disco. Quelle che seguono sono le nostre considerazioni a riguardo.
Il disco in questione parte con Ocean, canzone che ci offre muri sonori ampi, luminosi e sognanti, muri sonori che in esordio sono alquanto sci-fi. Il tutto crea un paesaggio sonoro tanto onirico e mentale con il cantato di Pietro Falezza che è tanto soffice e vellutato. Pietro si lascia andare a parti rappate oltre ad offrirci parti cantate in “ritornello”. Dopo metà pezzo soli di chitarra superbamente effettata si accompagnano ad un beat trip hop e alla seconda voce di Elvira Caobelli che arriva tanto evanescente. La canzone ci porta la mente o a Daughter o a Tame Impala o ad alcuni Massive Attack. A Daughter per le caratteristiche dreampop. A Tame Impala per l’ispirazione psichedelica. I Massive Attack per i beat trip hop.
Orfeo per le sue sonorità iniziali sembra continuare la canzone precedente. Una sorta di approfondimento. Poi c’è il beat centrale di Orfeo che è tanto ripetitivo ed ossessivo. Eccezionali i refrain sia vocali che electro che troviamo verso la fine del pezzo. Due canzoni che si compenetrano e completano le prime due. Poi arriva Common Ground, la terza della serie e la più dinamica e movimentata fino questo momento con alcune sonorità che fanno pensare ad un’elettronica anni 80 del secolo scorso. Il cantato maschile e femminile si alternano a meraviglia in questo pezzo, cosa che possiamo dire pure per altre canzoni. Common Ground è quella che ti prende di più del disco, forse per la maggiore orecchiabilità. Desire è quella più evocativa e malinconica dove si esprime in grande scioltezza Elvira Caobelli con il suo cantato profondo, potente e penetrante.
Captivity nel suo esordio è ariosa e solenne e mira ad elevare il nostro spirito. La cassa dritta di inizio pezzo fa battere forte il nostro cuore. Poi arriva un beat più articolato accompagnato dai vocalizzi di Elvira. Una canzone sicuramente composita e cangiante Captivity con refrain electro e vocalizzi ripetitivi alquanto tipici del dreampop. Con questa canzone pensiamo ad una certa Grimes sperimentale. Come la “regina del dreampop”(secondo noi) i TrèHùs sanno essere tanto innovativi con sonorità che spesso si avvicinano anche alla urban music, genere musicale che tanto si sta diffondendo negli ultimi tempi. Non mancano, poi, nelle loro canzoni parti R&B. Diciamo queste parole ascoltando Captivity, la migliore del disco a nostro giudizio, quella più intrigante ed esaltante allo stesso tempo.
Don’t Leave Me Hanging presenta un beat ed un cantato lievemente spasmodici in alcuni passaggi con pause sonore e ripartenze oltremodo azzeccati. Qui come altrove non mancano suggestioni R&B. Black tide chiude il tutto con sonorità dark ancora una volta sci-fi che sembrano portarci in un’altra dimensione. E’ la canzone del disco dove si fa avanti un’elettronica dal carattere tanto ambient e spaziale con cassa dritta anche qui, cassa dritta che ci esalta tanto. Altra perla di questo disco insomma.
TrèHùs con When You’re Anything But OK ci dimostrano che chi sa osare e possiede una certa audacia nel fondere sonorità tra loro abbastanza diverse risulta mostruosamente interessante. Su System failure apprezziamo la sperimentazione, apprezziamo chi con talento sa essere tanto innovativo, apprezziamo chi non ci presenta sonorità “normali”, apprezziamo chi sa stupirci! E i TrèHùs ci hanno stupito tanto con le loro suggestioni sonore electro dal sapore tanto alternative, davvero alternative!