The Room si racconta a System failure

1)Benvenuti su System failure. Presentatevi ai nostri lettori…

Ciao a tutti, noi siamo i The Room, veniamo da Asti e siamo una band di elettrofunky che propone musica inedita. Innanzitutto ringraziamo voi e il vostro staff per l’attenzione che ci avete regalato, e poi naturalmente, un grosso saluto a tutti i vostri lettori che spero possano apprezzare la nostra musica.

2)Come è nato il nome della band?

Come penso succeda a molte band, la scelta del nome è stato veramente un momento di “difficoltà”. Volevamo un nome corto, immediato, che fosse di facile memorizzazione per tutti. Poi abbiamo pensato a ciò che facevamo agli albori del progetto, e cioè “chiudersi in camera” a scrivere i pezzi che avrebbero poi preso parte all’EP. Da qui l’intuizione per il nome, The Room, la stanza, da dove tutto ha avuto inizio.

3)Ci sono delle tematiche particolari che trattate nei vostri testi? Che peso hanno di conseguenza i testi nella vostra musica?

I testi dei nostri brani fanno riferimento ad esperienze di vita quotidiana, parliamo di amore (nel bene e nel male), di rivalsa, di ricerca della condizione migliore per poter sviluppare una vita serena. Insomma, chiunque ascolti i nostri testi, si riconoscerà sicuramente almeno in uno di essi, ognuno di noi lotta per conservare ciò che ama, che sia una persona, che sia un traguardo o che si parli solo di se stessi. Scrivendo in inglese inoltre, abbiamo la possibilità di sfruttare tutta la musicalità di questa lingua stupenda, senza però mai tralasciare un significato più profondo del brano.

4)Quali sono gli elementi della vostra musica che possono incuriosire un vostro potenziale ascoltatore e quali sono quindi le qualità principali del vostro nuovo disco dal titolo Wake myself up?

Sicuramente se hai voglia di ballare, hai messo su il disco giusto! In una nostra canzone si possono trovare numerosi e, soprattutto ben assortiti, riferimenti alla musica che ha fatto ballare l’uomo da quarant’anni a questa parte. Inoltre siamo anche grandi appassionati di voci, di canto, e quindi cerchiamo di proporre arrangiamenti vocali originali e mai ripetitivi. In tutto il disco è presente una forte tendenza al divertimento, alla voglia di vivere la vita in ogni sua sfumatura, positiva o negativa che sia.

5)Come nasce un vostro pezzo? Parlateci del processo creativo alla base…

Tutto parte da un’idea di qualcuno. Abbiamo la fortuna di essere tutti “autori”, quindi chi ha un’idea da proporre, la realizza e la condivide immediatamente con gli altri. In questo senso, per la creazione dei nostri brani, è fondamentale il supporto fornitoci dalla tecnologia odierna, che ci permette di poter registrare e condividere un brano senza bisogno di muoversi da casa propria (“The Room” fino in fondo…). In sala prove, invece, avviene l’assemblaggio del pezzo. Ne decidiamo la struttura e ne realizziamo l’arrangiamento. Insomma ci viviamo tutti insieme la parte più divertente. Il confronto è costante, perché in ogni momento abbiamo la possibilità di proporre idee e di discuterne. Siamo un gruppo molto “vivo” e cerchiamo di trasportare questa vivacità nella nostra musica.

6)Quale è il brano di questo nuovo disco al quale vi sentite particolarmente legati sia da un punto di vista tecnico che emozionale?

Posso citartene due… Il primo è sicuramente “Wake Myself Up”, brano che oltre a dare il nome al disco, è anche quello che ci diverte di più. Ci abbiamo lavorato molto sopra, perché non riuscivamo ad esprimere appieno le sensazioni sonore che volevamo comunicare. Alla fine del lavoro siamo stati talmente soddisfatti del nostro operato, che abbiamo decido di scegliere questo brano per il nostro primo videoclip. Il secondo brano invece, è “Tourist In Your Heart”. E’ stato l’ultimo brano che abbiamo scritto e, studiandone l’arrangiamento, abbiamo voluto intraprendere una sfida con noi stessi. Cercare di scrivere un brano diverso dal resto della produzione, ma che conservasse gli elementi tipici del nostro sound. Beh, credo che ce l’abbiamo fatta!

7)Quali band hanno influenzato maggiormente il vostro sound?

La nostra produzione deriva da una forte passione per la musica elettronica, house in particolare. Sicuramente posso citarti i Daft Punk su tutti, ma anche il mondo della cosiddetta “French Touch” (Modjo, Mr. Oizo, Benjamin Diamond, The Supermen Lovers). Tra le band “vere e proprie”, invece, non posso escludere dalla lista i Jamiroquai, grandissima fonte d’ispirazione soprattutto per il nostro chitarrista Davide e il nostro bassista Simone, i Phoenix e i Moloko.

8)Quali sono le vostre mosse future? Potete anticiparci qualcosa?

Il nostro obbiettivo primario è al momento la produzione. Stiamo lavorando a nuovi brani che vorremmo poi inserire in un album vero e proprio e poi stiamo anche lavorando alla nostra prima cover. Faremo un tributo ad un capolavoro del rock di una band che ha sempre strizzato l’occhio al mondo dell’elettronica. Presto ne sentirete parlare sui nostri canali social. Per l’estate saremo sicuramente impegnati anche in qualche live, faccio quindi sempre riferimento alla nostra pagina Facebook per tutte le novità in merito.

9)Siamo arrivati alla conclusione. Vi va di lasciare un messaggio ai nostri lettori?

Semplicemente uno… la nostra “Room” è aperta a tutti, non c’è selezione all’ingresso come in discoteca, ma si balla un casino lo stesso!!!