Stormwolf si racconta a System failure

1)Benvenuti su System failure. Quali sono le vostre principali influenze musicali?

Francesco Natale: Ringraziamo, innanzitutto, System failure per lo spazio concessoci. Personalmente le mie influenze musicali, pur eterogenee, si concentrano sull’Heavy Metal e l’Hard Rock “anni ’80”, sia di matrice inglese e tedesca che americana, con particolare riferimento a band come Van Halen, Crimson Glory, Dokken, Accept, tutta la NWOBHM. Senza dimenticare realtà “fuori genere” come i Rockets, i Tangerine Dream o l’italianissimo Ivan Graziani, chitarrista e compositore eccezionale, ingiustamente sottovalutato.

Elena Ventura: Io ho praticamente “scoperto” l’heavy metal entrando negli Stormwolf, innamorandomi alla follia, dopo qualche momento di “assestamento” iniziale, della sensazione di energia pura che questo genere trasmette. La mia formazione musicale è avvenuta in ambito jazz, soul e blues, e in quell’ambito si collocano le mie principali influenze: Etta James, Billy Holiday, Buddy Bolden, Kenny Dorham, Ella Fitzgerald. Un “bagaglio” esperienziale che, contrariamente a quanto potevo inizialmente immaginare, mi è stato utilissimo per entrare in sintonia pressoché immediata con l’Heavy Metal, a riprova del fatto che il motto “La Musica non conosce confini” è tutt’altro che un luogo comune…

2)Come è nata in voi la passione per la musica?

Francesco Natale: Penso che il fattore scatenante sia stato l’aver ascoltato per la prima volta un 45 giri dei Queen, “Fat Bottomed Girls”, nel 1979, quando avevo 4 anni. Il disco in questione era allegato come omaggio ad un numero del settimanale “Epoca”: continuavo a mettere in “loop” il refrain di chitarra elettrica che Brian May suonava sul finale della canzone. Qualche anno dopo un amico mi passò “Diver Down” dei Van Halen su cassetta: non riuscivo a capacitarmi di cosa e come l’Olandese Volante facesse ad una sei corde. Fu in quel momento, credo, che decisi di iniziare a studiare chitarra.

Elena Ventura: Per me non c’è stato, che io ricordi, un momento preciso, un fattore scatenante che mi abbia spinto a iniziare a cantare, se non l’istinto: la Musica ha accompagnato la mia vita fin dall’infanzia, ma non c’è stato, inizialmente, un atto di volizione preciso e definito: mi è sembrato semplicemente naturale prendere un microfono e iniziare a cantare i brani che mi piacevano e mi comunicavano sensazioni forti, positive, profonde, cercando fin da subito di cogliere tutto quello che va oltre la “semplice” esecuzione tecnica, elemento comunque fondamentale, concentrandomi sull’interpretazione, ovvero su quel “qualcosa” di poco definibile in concreto che presuppone non solo l’utilizzo della voce, ma di tutto il corpo, di tutta la mente, di tutto lo spirito, organicamente fusi assieme e indirizzati verso l’espressione vocale. Una sensazione bellissima e appagante. Successivamente iniziai a prendere lezioni per sviluppare ed affinare la tecnica, fino ad iscrivermi due anni fa al corso di canto jazz presso il Conservatorio Niccolò Paganini di Genova. Perché, comunque, non si finisce mai di imparare…

3)Avete suonato in altre band prima di questo progetto?

Francesco Natale: Si. Il mio “battesimo” come chitarrista risale al 1990, quando fondai una cover band, “The Loo’s”. Suonavamo principalmente Deep Purple, Ramones, Sex Pistols, Guns and Roses: il “percorso standard”, insomma, col quale più o meno tutti abbiamo iniziato. Nello stesso anno entrai a far parte degli “Intingado”, con i quali suonavamo materiale originale cantato in Italiano di matrice hard rock/progressive. Realizzammo, nel corso di circa 7 anni, tre demo, uno dei quali su CD, e facemmo oltre 100 live sparsi tra Liguria e Nord-Italia, con ottimi riscontri sia in termini di pubblico che di critica. Purtroppo non riuscimmo a “fare il salto”, sia per dinamiche interne alla band che per difficoltà oggettive inerenti alla carenza di mezzi promozionali: all’epoca non esistevano Internet, social network, YouTube etc etc. Scioltisi gli Intingado restai fermo un paio d’anni, cominciando a lavorare su brani originali di netta matrice Metal, alcuni dei quali, a distanza di anni, hanno fornito le basi embrionali per Stormwolf. Entrai quindi negli “Atreides”, act Metal genovese col quale proponevamo sia cover che brani originali e, contemporaneamente, nei “Maiden Zena”, tribute-band degli Iron Maiden molto rinomata in zona. Nel 2015, grazie al fortuito incontro con Elena, nacquero gli Stormwolf, inizialmente solo come “studio-project”, successivamente, dopo la pubblicazione del nostro demo “Swordwind”, anche come live-act.

Elena Ventura: No. Non ho mai cantato in pianta stabile con una band: anche in questo Stormwolf è per me una novità assoluta. Ho collaborato, questo si, in maniera estemporanea con orchestre e ensemble Jazz, come la Buddy Bolden Legacy Band

4)Come nascono le vostre canzoni? E i vostri testi?

Francesco Natale: Solitamente del processo compositivo ci occupiamo io e Elena. Tutto parte dalla chitarra: una volta elaborata la struttura base di riff, strofa, eventuale bridge e ritornello registro al volo in digitale su basi di batteria campionata, quindi cominciamo ad individuare le linee vocali, cambiando e riarrangiando il brano “in fieri” al fine di ottenere un risultato ottimale che riesca a coniugare potenza, impatto e melodia. Se in fase di pre-produzione ci ritroviamo a fare “headbanging” e la melodia ci resta impressa al punto da fischiettarla allegramente mentre guidiamo l’auto, il pezzo viene “promosso” e si comincia ad arrangiarlo con la sezione ritmica.

5)Come descrivereste il vostro progetto musicale a coloro che non lo conoscono?

Francesco Natale: Heavy Metal. Senza ulteriori aggettivi.

Elena Ventura: Concordo con il mio chitarrista: heavy metal. Poi, per carità, capisco che oggi esiste una specie di iperplasia delle definizioni: francamente vorrei capire cosa voglia dire “Folk Apocalittico” o “Zombie Metal”. Personalmente mi piace la semplicità: quindi…Heavy Metal. Or not Metal at all…

6)Come è il vostro concerto perfetto?

Francesco Natale: Quello in cui l’estremo divertimento che proviamo suonando assieme su un palco si trasmette, come per osmosi, al pubblico che ci guarda. Finora, e ci riteniamo fortunati per questo, è sempre accaduto. Se poi si ha il jolly, come è accaduto quando abbiamo avuto l’onore di aprire per i Lacuna Coil a Rapallo l’Estate scorsa, di avere 25.000 Watt di impianto sotto al culo, roba da far tremare i pilastri del cielo, tanto meglio!

Elena Ventura: Esattamente: è il “rapporto dialettico” che si crea tra musicisti e pubblico che rende grande una serata! Secondo me chi viene ad ascoltare una band, spesso pagando un biglietto di ingresso, non si aspetta bravi esecutori che svolgano il “compitino”, magari in maniera perfetta, ma fredda ed automatica: starebbe a casa ad ascoltarsi il CD in quel caso. Il pubblico, quello “Metal” soprattutto, è solitamente attento e preparato: vuole, nei limiti che logistica e spazi impongono, assistere ad uno spettacolo. Questo è quello che noi cerchiamo, con umiltà e determinazione, di offrire. Il rock è anche circo, spettacolo, rappresentazione. E questa dialettica tra band e pubblico innesca, per altro, una “spirale virtuosa”: il maggior coinvolgimento del pubblico spinge il musicista a suonare meglio, a dare di più, ad entrare in maggior sintonia sia con la band che con i partecipanti.
Una sensazione meravigliosa!

7)Tra tutte le nazioni e i festival, dove vi piacerebbe suonare un giorno?

Francesco Natale: Amiamo l’Italia fino al parossismo, quindi ci piacerebbe girare tutto lo Stivale, da Nord a Sud passando per centro e isole, senza distinzioni. Se dovessimo scegliere una ed una sola nazione straniera ove esibirci penso che il Giappone sarebbe la nostra meta di elezione, ma per ora si tratta di surrealismo onirico…

Elena Ventura: Italia a parte, mi piacerebbe suonare OVUNQUE. Anche e soprattutto per metterci alla prova in contesti che non conosciamo, per fare il cosiddetto “salto nel buio”. Mi entusiasma l’idea di proporre la nostra performance e la nostra musica a persone lontanissime dal nostro contesto culturale, dalle nostre abitudini, dalla nostra quotidianità. Si tratterebbe di una scommessa? Senza dubbio! Ma trovo sia indispensabile, ad un certo punto, uscire dalla propria “comfort-zone”…

8)Cosa bolle in pentola per Stormwolf?

Francesco Natale: stiamo ultimando registrazioni di un disco, nella prospettiva di pubblicarlo sotto etichetta. Abbiamo già avuto proposte in tal senso che stiamo attentamente valutando, tenendo in massima considerazione non tanto gli eventuali “benefici economici” derivanti dalla sottoscrizione di un contratto (oggi pressoché inesistenti, almeno a “inizio carriera”…), quanto più alla garanzia di capillare distribuzione, sia in Italia che all’Estero, e, soprattutto, di dare la massima visibilità possibile al prodotto.

9)Grazie del tempo dedicatoci. Se volete aggiungere dell’altro, sentitevi libero di farlo!

Francesco Natale: Grazie a voi! Invito i lettori di SF a tenere d’occhio la nostra pagina Facebook (https://www.facebook.com/Stormwolf.it/) e a guardare i nostri video-clip su YouTube: Marathon (https://www.youtube.com/watch?v=J3VbYbLzvG0) , Crazy Nights (https://www.youtube.com/watch?v=bt0QVH6nJrg) e Horizons (https://www.youtube.com/watch?v=cQyqNiGDliY) .

Elena Ventura: Grazie System failure! Let the Stormwolf roam free!