Sergio Vinci – Mirtazapina

Su Mirtazapina ci sono davvero tante cose da dire. Innanzitutto lo stile: frasi corte e di impatto che conferiscono alla narrazione un ritmo alquanto veloce e martellante. A tratti sembra musica techno sotto forma di parole. Il lessico, spesso, è alquanto colorito e non mancano epiteti “pittoreschi” se così li possiamo definire. Linguaggio e ritmo della narrazione sono tra i punti di forza di Mirtazapina: tali elementi conferiscono passione a questa opera, conferiscono tanto pathos che non può che travolgere ed attirare il lettore.

I personaggi e i contesti sono alquanto crudi. Troviamo Lorenzo, il personaggio principale della storia, che è un uomo con tanti problemi psicologici che fa un abuso indiscriminato di farmaci, tra cui la Mirtazapina del titolo, troviamo “picchiatori” cattivi all’inverosimile che sono amici di Lorenzo per una parte della storia, troviamo tanti reietti sociali ed ambienti degradati che ci presentano uno scenario cupo, infernale, veramente oscuro. Tale scenario tetro e disagiato è il luogo dove si ambienta la narrazione di Mirtazapina, una storia con una trama non labirintica, anzi molto semplice. Ed è forse questo il vero difetto di questo romanzo breve: la mancanza di una trama intricata ed avvincente. Infatti, solo a tratti gli eventi ci emozionano veramente.

Ad emozionarci, nella lettura di Mirtazapina però c’è altro. E per altro intendiamo il monologo incessante di Lorenzo che ci affligge per tante pagine e ci conduce alla conoscenza profonda del personaggio: possiamo toccare con mano le sue paure, le sue indecisioni, il suo essere inevitabilmente emarginato. Possiamo toccare con mano anche i suoi momenti di gioia: per esempio i momenti che precedono il primo appuntamento con Manuela. Possiamo assaporare tutta la sua intolleranza verso gli emigranti in tante sue esclamazioni e nell’episodio del pestaggio di un nero più o meno all’inizio del romanzo.

Oltretutto, Lorenzo è un violento, è un individuo rabbioso pronto a tirare fuori i suoi artigli da tigre per troppo tempo rinchiusa in gabbia. La caratterizzazione di questo personaggio è ottima ed è un altro punto forza di Mirtazapina. Compagna di disavventure di Lorenzo per le ultime 20 pagine di questa opera è Manuela, una sorta di alter ego del protagonista che solo lui può mandare all’altro mondo per diventare “normale” come tutti gli altri e formare finalmente una famiglia con tanto di figlia e partner.

Mirtazapina mi ha fatto pensare, tra l’altro, a Luminal e Destroy di Isabella Santacroce sia per lo stile che per i personaggi reietti presenti spesso nelle storie della scrittrice italiana. Quindi, detto questo, Mirtazapina è un’opera sicuramente interessante di uno scrittore di talento che speriamo di rileggere con una storia maggiormente intricata….

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NB: “pubblicato inizialmente sotto lo pseudonimo Vincenzo Lama e poi ristampato dopo esaurimento con il vero nome dell’autore Sergio Vinci”