S.C.I.O. – Le prigioni di Jaco

Fuori dal 25 novembre “Le prigioni di Jaco”, il nuovo singolo di S.C.I.O., progetto strumentale nato da un’idea di Stefano Scioni. C’è un elemento comune che lega tutti i suoi brani: non vengono usate chitarre ma esclusivamente il basso elettrico.

Dopo un periodo di pausa dalla musica, nel 2021 Stefano è tornato pubblicando un singolo dopo l’altro. I suoi pezzi, completamente strumentali, sono spesso un viaggio nella psiche umana. Le parole non servono, la musica urla forte e chiaro il suo messaggio. “Le prigioni di Jaco” è il suo nuovo brano e nasce dopo la visione del documentario dedicato a Jaco Pastorius, prodotto da Robert Trujillo bassista dei Metallica.

Le prigioni per Jaco Pastorius erano le sue instabilità mentali.

Questo brano è un viaggio dentro le paure e le prigioni di ognuno di noi. Quelle che non riconosciamo o che, nonostante ne siamo consapevoli, non riusciamo né a combattere né ad accettare. Ci costringiamo ad una sopravvivenza trascinata e ad una agonia esistenziale. La prigione può essere una malattia, una persona, uno stato d’animo, una particolare situazione o qualsiasi cosa che ci trasciniamo e che ci toglie energie.

Recensione del singolo:

Solite sonorità tanto mentali da parte di S.C.I.O. che con pochi fraseggi effettati del basso manda la nostra mente in un luogo oscuro e tenebroso. Tanta angoscia trasmessa con questo singolo che vuole offrirci in musica l’oppressione di una prigione o delle prigioni come recita il titolo.

Un pezzo che sembra guardare a tanto psych rock degli anni d’oro per questo genere ossia gli anni 60 e 70 del secolo scorso(Pink Floyd, Genesis, Van der Graaf Generator, Emerson Lake and Palmer, solo per fare qualche nome).

La lunghezza del pezzo è tanto azzeccata per esprimere un’urgenza nel raccontare dell’artista, raccontare in musica con uno storytelling strabiliante. Ritmica e patterns di basso procedono paralleli tanto ben congegnati ed armonizzati tra loro. Alcune melodie sono davvero marziali, dure all’ascolto. Dopo tutto se l’hanno chiamato basso ci sarà un motivo…Indovinati gli innesti melodici e l’uso sapiente dell’effettistica arricchisce tanto il pezzo.

Dal punto di vista tecnico grande lavoro è stato fatto nella produzione sonora, nel master e nel mixing. Le prigioni di Jaco rappresentano un’altra perla di questo artista che non smette mai di stupire, un artista che coniuga contemporaneità e tradizione in modo sublime portandoci musica davvero aulica, sofisticata. C’è chi pensa che negli anni 60-70 sia stato raggiunto l’apice della musica per tanti aspetti e forse ci sta questo discorso e S.C.I.O. si lega benissimo a quell’apice musicale con la sua voglia “strabordante” di sperimentare e raccontare con strumenti essenziali…

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