Olita – Tregua

Fuori dal 10 novembre “Tregua”, il nuovo singolo di Olita.

Si tratta di un piccolo anticipo del disco “Lontano” in uscita il 17 novembre. Questo è il terzo brano pubblicato nel 2021, anno in cui l’artista ha dato alla sua immagine un’impronta sempre più cantautorale e intima.

“Tregua” è il brano che più si differenzia dai precedenti soprattutto per il suo sound più arrabbiato, più rock. Questa volta Olita non si trattiene e tira fuori la sua vena più energica. Ci vuole un po’ di rock per rappresentare bene l’effetto burnout. Se fin ora il cantautore ha messo in musica la distanza in tutte le sue forme, fisica e mentale, qui la cerca senza sosta. Una distanza, una tregua, da tutte le situazioni e le persone che chiedono costantemente un pezzettino di lui.

È un brano nato per strada; dopo mille cose da fare e molte richieste da parte di persone, se ci aggiungiamo qualche problema personale il mix che ti potrebbe fare impazzire o portarti al cosiddetto burnout è pronto. E allora parlo di una tregua che alla fine il tempo non ti concede mai. È la richiesta di un esausto nei confronti di tutto ciò che lo circonda. Tutte le parole che potrebbero benissimo essere dedicate a qualcuno che è parte di una relazione stantia, sono in realtà riferite a tutto ciò che mi circonda e a me stesso, ovviamente. Credo che sia una canzone diversa dalle altre, la musica la uso come auto-psicoanalisi. Scrivo di storie mie e di altri e non perdo occasione per riflettere su me stesso e sui comportamenti in generale, cercando di immedesimarmi, nel caso degli altri, in ciò che potrebbe essere ragionevole e razionale o al contrario spontaneo, illogico e irrazionale. I miei racconti, i miei personaggi e le mie storie, sono di tutti perché hanno estremamente torto e ragione allo stesso tempo, come tutti noi in molte occasioni difficili del nostro percorso

Recensione del singolo:

Bel riffing per iniziare il pezzo con il cantato che piano piano si eleva. Poi il pezzo diventa tanto rockeggiante e la chitarra ringhia, caspita se ringhia. Poi arriva un beat da drum machine, un synth d’ambiente e un altro pulsante mentre Olita continua con il suo cantato tanto deciso. Il chorus arriva e ci sorprende tanto. L’elettronica contribuisce a rendere il pezzo lievemente stratificato, sembra una sorta di incursione nel synth pop, un synth rock se possiamo azzardare.

Quindi, ricapitoliamo, un cantautore che offre anche synth pop e rock. E’ vero che siamo nell’era dei Maneskin(queste parole sono una provocazione da parte di una persona a cui non piacciono tanto) ma siamo sicuri che il mood rockeggiante di Olita nasce da una sua voglia di osare, di spingersi oltre…Sia per un artista che per qualsiasi di noi che vive nell’antropocene bisogna avere coraggio per uscire dalla propria “comfort zone”…e Olita esce dalla propria “comfort zone” con un pezzo davvero tosto, “un brano nato per strada”, un brano con il quale Olita tira fuori tutto se stesso e noi siamo super grati a lui per averlo fatto…perché la musica deve esprimere emozioni, sensazioni e anche tormenti interiori, quelli di tutti noi, quelli che cerchiamo di sopprimere a tutti i costi nell’antropocene della distopia da controllo mediatico esacerbato, quei tormenti sono lì per non darci “tregua” e bisogna “gridare”, “rockeggiare” e mandarli finalmente fuori con lo scopo di superarli…. “La musica la uso come auto-psicoanalisi” dice Olita e noi siamo con te caro Olita…..basta con le “smancerie” e viva la rabbia rock….

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