Mad Museum – It Seems Legit

I Mad Museum nascono nel 2013 da un’idea Sebastiano Sala e Daniele Motta, che in un pomeriggio come tanti altri in sala prove, decidono di scrivere il primo brano assieme. Qualche mese dopo si unisce il bassista Francesco Lacopo, che ai tempi era compagno di scuola di musica, il quale aggiunge ulteriore colore e originalità alle composizioni della band grazie al proprio particolare gusto funk. La ricerca di una giusta cantante non è stata facile, ma nel 2015 la formazione finalmente si completa: si unisce al progetto Caterina Camesasca, che con la scrittura dei testi permette alla band di finire gran parte delle canzoni già composte.

“It Seems legit” è l’album di debutto Mad Museum per Bagana Records/Pirames International. System failure lo ha ascoltato e quelle che seguono sono le nostre considerazioni a riguardo.

Si parte con l’opener “Mad” con riff accattivanti, linea ritmica solida e cantato carismatico da parte della lead vocalist Caterina Camesasca, capace quest’ultima di tanta incisività nel cantato. Quello che ascoltiamo è un hard rock dalle sfumature alternative metal. Di certo spicca tanto il chorus per una band che vuole risultare sicuramente attrattiva ma che non ci fa mancare una discreta potenza sonora e tanta tecnica come possiamo ascoltare dal solo verso il finale di Sebastiano Sala. Con sonorità simili e in continuità con la canzone precedente arriva “Where is my aim?”. Versi ripetuti e chorus creano anche qui tanto appeal: i brani sono orecchiabili con ritornelli più che catchy. La produzione sonora e il songwriting sono di alto livello non c’è che dire. Tanta tecnica e talento da parte di questa band che sa come far scatenare il suo pubblico.

“Yelp bitch” e “Tremble” ammiccano all’hard rock classico e con “Don’t say a word” di sicuro sono dimostrazione di queste parole: i chitarroni distorti che ci scaraventano al muro dimostrano la verve heavy della band. Parole queste che possono valere pure per la strong “Girly girly girl”. Davvero stupendi i refrain iniziali di “Cruel desire” che terminano in un momento melodico tanto sensuale a tratti. Qui vari climax sonori ci fanno trasalire: tra i migliori pezzi della serie. Di seguito ancora tanta melodia per smorzare i tratti più duri ascoltati fino ad ora. Tanta melodia anche in “Mesmerize” dove il sound si apre parecchio e ci stordisce quasi. Melodia a go go anche in “Happiness” con un arpeggio incantevole. In queste due ultime citate Caterina Camesasca ci abbraccia letteralmente con il suo cantato.

“Give me one” è una galoppata sonora irresistibile con qualche distorsione più alternative metal. Qui come altrove come non notare la batteria killer di Daniele Motta. Tutto finisce con “Keep rolling” presente anche su youtube con un video e che sfodera tanto appeal e ci fa capire che questa band è davvero tosta e figa allo stesso tempo. “Keep rolling” è il “pezzo da novanta”, il biglietto da visita di questa band.

Ascoltando Mad Museum pensiamo a Led Zeppelin, Velvet Revolver, Aerosmith e soprattutto a The Pretty Reckless con i quali condividono a tratti tante sonorità. Forse sono i The Pretty Reckless in versione milanese con qualche “spruzzata” heavy in più. Quindi, se volete roba tosta, se volete roba figa e vi sentite dei scapestrati rockers non dovete fare altro che ascoltare i Mad Museum: diventeranno la colonna sonora delle vostre serate sregolate….

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