Love Ghost – Pink Car
E’ uscito il nuovo singolo della band Love Ghost dal titolo “Pink Car”.
Nonostante la giovane età di tutti i membri della band il gruppo ha già raggiunto un’ottima dose di fama internazionale: hanno già toccato mete importanti tra cui l’Irlanda, Giappone e Ecuador.
“Pink Car” è, come già detto, il nuovo singolo di questi giovani talenti, che si muovono stilisticamente fra il grunge, l’alternative rock e una forte componente elettronica. Ascoltando il singolo, il primo elemento stilistico che possiamo notare è una ripresa stilistica della band Depeche mode e di altre band di stampo elettronico di inizio/metà anni 80.
Possiamo notare un suono molto pulito e decisamente studiato, ma anche progressista. Spiccata infatti, nel singolo dei Love Ghost, l’uso della drum machine, strumento che concede un suono coerente a tutta la canzone.
Volendo analizzare più nel profondo il brano, possiamo notare la ripresa della tematica dell’amore, in questo caso di un amore struggente, vissuto. Nella prima strofa, in particolare nella frase ” she saw me for myself, not a creep”, si può già comprendere quanto questo testo fosse riferito a una ragazza che è riuscito ad amare il protagonista, accettandolo per ciò che realmente è senza volerlo mai cambiare. Lo conferma, infatti, nella seconda strofa, la frase “and you the only girl who loved me for me”, l’unica ragazza che l’ha realmente amato per se stesso. Importante qui, la presenza dei cori, per volere dare un tono ancora più malinconico e sofferente al brano, intento realizzato decisamente bene, a livello testuale e musicale.
Avvicinandoci al ritornello, colpisce la frase “on a lost ship finding who we are”, parlando di quanto il protagonista e la ragazza siano due persone “smarrite”, in cerca di capire chi possano essere veramente. Si arriva a questo punto al ritornello, dove il cantante spinge più in alto possibile la voce, chiedendosi se potrà innamorarsi di nuovo e ricordando quanto fosse bello ciò che aveva con la ragazza del testo (“could i fall in love again? it’s different, than it was back then […] ).
Terminato il primo ritornello colpisce la frase iniziale della succesiva strofa ” I know i am in a nightmare” , dove il cantante abbassa i toni della voce e apprende che senza la sua ragazza si trova in una sorta di incubo. Si ricorda di lei, sente la sua distanza e prega. (“I feel the distance, I look to the stars and I pray, she know I got a mission). I toni malinconici e sofferenti raggiungono qui il loro apice, accompagnati, come sempre dagli strumenti, che con la bravura della band raggiungono una melodia decisamente piacevole per l’ascoltatore. Si riprende poi con il ritornello, cantato due volte ed entrambe le volte con la stessa passione nella voce del cantante e di tutta la band.
Il bridge finale è la parte di brano che riprende la copertina dell’album: un’auto rosa davanti a una casa, forse la stessa auto dove si trovano i giovani amanti. E’ dove il protagonista riflette su cosa avrebbe potuto fare a bordo di quei sedili dell’auto rosa, sarebbe potuto addiritura finire su Marte.. ma conclude ricordando le sue cicatrici mentali e scusandosi per esse. (“In the backseat of the pink car we could’ve gonna hella far, we could’ve wound up on Mars i’m sorry for my mental scars”)
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