
Limarra – esce l’album “Cosa Resterà”
Con Cosa Resterà, Limarra firma il suo lavoro più maturo e consapevole, un disco che si muove in equilibrio tra introspezione e ricerca sonora, dove la canzone d’autore incontra contaminazioni funk, world music ed elettroniche. Un album che non ha fretta di arrivare, ma che sceglie la via più difficile: quella della profondità emotiva.
Fin dalle prime tracce, si intuisce la volontà di allontanarsi da cliché rassicuranti. Cambio io e È finita l’estate disegnano scenari interiori con un lirismo asciutto, mentre Abbi Cura – perno emotivo dell’album – si staglia come una sorta di preghiera laica, essenziale e avvolgente, capace di parlare a chiunque abbia provato la fatica del sentirsi smarrito.
Il lavoro con Tony Canto alla produzione è uno dei grandi punti di forza: ogni arrangiamento è curato, essenziale ma mai spoglio. C’è spazio per l’esplorazione, ma non per l’autoindulgenza. La rivisitazione di Povera Patria è un atto coraggioso che riesce a non appiattirsi sul reverente omaggio, e È Terribile (con Shebab Lou Bandy) porta una ventata urbana e inaspettata che apre nuovi scenari, pur restando coerente con l’identità del disco.
Se si vuole trovare un punto meno centrato, forse sta nella seconda metà dell’album, dove Siamo noi e Non è mai tardi faticano leggermente a tenere lo stesso impatto emotivo e sonoro dei brani precedenti. Non si tratta di filler, ma la tensione poetica sembra calare, come se mancasse un piccolo scarto capace di rilanciare la narrazione fino in fondo.
Cosa Resterà resta comunque un lavoro ispirato, solido e soprattutto sincero. Limarra non cerca pose, ma verità. E quando un artista riesce a far coincidere il proprio suono con il proprio sguardo sul mondo, anche una lieve imperfezione può suonare come parte del disegno.