La poetica del cambiamento di Max Deste, il videoclip

Il nuovo singolo “Cose che cambiano” di Max Deste è disponibile su tutte le piattaforme digitali dal 22.09.2023. Questo brano anticipa l’uscita dell’album “Omaggio al poeta” (3 novembre), colonna sonora del romanzo in versi “Lasciare andare” (2024).

Si tratta dunque di un progetto artistico ad ampio respiro in cui parole, musiche e immagini video si corrispondono. Con queste reti di analogie e di allusioni simboliche l’autore mette così in scena la sua personale “poetica del cambiamento”, prefigurando la “Fine della fantascienza” e l’avvento della singolarità.

Abbiamo posto alcune domande all’artista riguardo il singolo “Cose che cambiano”….

Bentornato Max. Cosa significa per te questo nuovo pezzo?

Ciao, per poter rispondere a questa domanda devo precisare un po’ il contesto. “Cose che cambiano” è il brano di lancio dell’album “Omaggio al poeta” che uscirà il 3 novembre. In questo lavoro sono presenti nove brani, tutti legati tra loro. Inoltre, essi fungono da colonna sonora del romanzo in versi “Lasciare andare” che uscirà nel 2024. Dunque, si tratta di un’opera artistica ad ampio respiro, su cui ho lavorato negli ultimi due anni, scrivendo contemporaneamente sia le canzoni sia la storia. Non è la prima volta. In passato l’ho fatto anche con il mio primo romanzo, “Show surprise”, all’interno del quale erano presenti una ventina di canzoni originali che ho poi suonato dal vivo in diversi reading musicali. Questo brano, nello specifico, rappresenta un piccolo manifesto in cui presento la mia personale “Poetica del cambiamento.”

Per te cosa rappresenta il cambiamento?

Il cambiamento, che è la condizione che caratterizza le varie fasi dell’essere umano (in particolare quella più radicale che è l’adolescenza), sta caratterizzando anche l’evoluzione della nostra specie, in modo però più radicale. Ci troviamo, infatti, di fronte ad un salto evolutivo evidente. Dopo 35000 anni, l’Homo sapiens sta per essere sostituito dall’Homo tecnologicus. Ovviamente non possiamo resistere a questa rivoluzione. Possiamo però affrontarla in modo costruttivo, ad esempio valorizzando maggiormente la capacità dell’uomo di scrivere poesie, che, come insegnava il maestro di meditazione tibetano Chögyam Trungpa, sono una forma di espressione spirituale per esplorare e comunicare la natura umana, la saggezza e la mente. Facoltà, dunque, che ci distinguerà per sempre dall’intelligenza artificiale.

Perché sei ritornato all’elettronica?

Nell’album sono presenti tutte le mie venature artistiche, caratterizzate da sonorità legate anche alle chitarre acustiche ed elettriche, al pianoforte e ai fiati. In questo brano, nello specifico, emergere di più quella elettronica (ma in realtà ci sono anche quelle acustiche ed elettriche, lasciate però in sottofondo nel mix), perché m’interessava ricreare un’atmosfera più cyberpunk, che poi con il videoclip si può facilmente afferrare. Dunque, parlando dell’immediato futuro, prefigurando una situazione angosciante come potrebbe essere l’avvento della singolarità tecnologica, cioè la capacità dell’IA di autoriprodursi, l’elettronica era funzionale, così come è stato funzionale usare l’IA stessa per creare gran parte del videoclip. Insomma, l’obiettivo è anche quello di cercare di capire fino a che punto si possa integrare nel proprio discorso poetico la tecnologia, nell’ottica di adattarsi al cambiamento…

Ci spieghi come hai fatto questo video con l’AI?

Come d’abitudine ho scritto una sceneggiatura e poi ho cominciato a fare delle riprese quest’estate tra Francia e Spagna. Ho tenuto questo piano narrativo, per così dire analogico, per i ritornelli. Poi ho acquistato uno dei tanti software sul mercato per creare delle sequenze video con l’intelligenza artificiale, partendo o da un’immagine o da un testo. Ho tenuto questo piano narrativo per le strofe e per lo special. L’idea era quindi quella di fare dialogare queste due dimensioni a livello strutturale. Infine, c’è un terzo piano narrativo quasi subliminale che è una via di mezzo tra l’artificiale e il reale: qui ci sono io che suono davanti alla telecamera ma in seguito ho filtrato e poi aggiustato la scenografia sempre con l’intelligenza artificiale. Devo anche precisare che delle molte sequenze e video create con l’intelligenza artificiale, solo poche sono finite poi nel lavoro finale e questo perché non sempre rispecchiavano quello che volevo creare. Tutto ciò per un semplice motivo: il dialogo tra uomo e macchina va ancora perfezionato.

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