LA BESTIA CARENNE: True Detective incontra Sailor Moon nel video de LA NOTTE DI SAN GIOVANNI

Nel nuovo video estratto dall’ultimo disco “Coriandoli” – uscito per Bulbart lo scorso febbraio – l’ensemble napoletano gioca con i citazionismi, fra poliziesco, manga e un finale non-sense.

Un gruppo di improbabili gangster impegnati in un non meglio precisato inseguimento. Un altro gruppo di ragazze apparentemente normali, dietro le cui identità si celano però delle eroine provenienti dallo spazio. Sono questi i protagonisti de “La Notte di San Giovanni”, il secondo video de la bestia CARENNE estratto dall’ultimo disco “Coriandoli” uscito per Bulbart lo scorso febbraio.

Il clip, girato da Ugo Di Fenza (Fanpage.it, The Jackal), è un surreale poliziottesco che incrocia una sorta di manga all’italiana e restituisce una visione immaginifica ed ironica di un pezzo elettro-punk in chiave Carenne, il tutto verso una deriva al limite del nonsense con un finale a metà fra comicità e poesia. Per questo nuovo brano la bestia CARENNE gioca con l’immaginario televisivo contemporaneo (i polizieschi e True Detective) e quello dell’infanzia (le eroine non sono altro che una versione home made di Sailor Moon e delle sue compagne d’avventura) per ottenere un video leggero, divertente ma anche dotato di quella tipico spirito obliquo che caratterizza tutto l’immaginario dell’ensemble napoletano.

La Notte di San Giovanni” è un pezzo ballabile secondo il gusto della Bestia, una delle tracce più dirette e “rotonde” di “Coriandoli”, il disco che catapulta i cantautori italiani del Folkstudio al Club to Club e viceversa. Il transfert genera una dimensione inimmaginabile ma concretizzata da nove canzoni dagli equilibri complessi eppure fertili, dove il suono non è lucidato a puntino ma neanche lo-fi e la Bestia si nutre di molteplici pietanze musicali.

Coriandoli” è un disco folk multiforme, fra ricami di sei corde, rimasugli funky-rock suonati in un bar di Kabul degli anni ’70, brevi lande di synth cementizi, bassi che incedono guardinghi, gracidii di elettriche, code di dolceamara indolenza desertica, elementi di musica concreta vissuti come oggetti sonori e molto altro. Un impasto acustico, elettrico ed elettronico che sviscera il tema delle prigionie (personali, sociali, lavorative, psicologiche etc.) in canzoni da cui non è mai possibile sapere cosa aspettarsi. Le parole sono tremori di dolore, rospi sputati, colpi di scalpello, getti di sangue e umori di una Bestia onnivora che vuole tornare a respirare liberamente l’aria tutta piena di coriandoli.

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