Koroth – Metamorphosis

I Koroth sono una band metal da Bari e provincia. La band è formata da Giovanni Pietroforte (voce), Diego Ceo (chitarra), Giuseppe Lassandro (chitarra), Francesco Loconte (basso) e Walter Bonfantino (batteria). Koroth è una band prevalentemente orientata verso il metalcore, ma con varie contaminazioni, dal djent al deathcore, dal progressive al post rock. Da poco è stato rilasciato il loro terzo lavoro, ossia l’Ep “Metamorphosis“. System failure lo ha ascoltato e quelle che seguono sono le nostre considerazioni a riguardo.

“Hearth, breath, mind” è una sorta di intro del disco: tanto melodica e melanconica(stupendo l’inizio post rock della canzone) dopo un po ci introduce l’ottimo “combo” scream/growl di Giovanni Pietroforte, uno dei pilastri di questa band. Giovanni è accompagnato da tappeti sonori discretamente marcati.

Poi con “Automata” si aprono le danze e scopriamo un sound in parte progressive metal in parte tanto gothic. Non mancano le influenze su citate, ossia metalcore e djent. Ascoltando i Koroth vengono in mente diverse band recensite su System failure: i già affermati Infected Rain e gli spagnoli Astray Valley per il metalcore e le parti gothic, i Vintersea per il progressive metal e i super affermati Meshuggah per il djent. Anche qui stupende le parti electro/post rock. Imponenti i riff, davvero tanto il groove metal. Insomma, “Automata” è il biglietto da visita, la porta d’ingresso per il mondo sonoro dei Koroth. Qui, come altrove, i passaggi melodici post rock sono tanto descrittivi e catturano molta attenzione da parte dell’ascoltatore. Per il post rock possiamo citare i God is an astronaut come riferimento. “Automata” è il miglior pezzo del disco a nostro giudizio.

“24,17-21” contiene delle orchestrazioni ampie e sempre supportate dallo scream/growl di Giovanni Pietroforte. Qui il djent e il progressive metal la fanno da padrone per la maggior parte. Le sezioni gothic sono sempre tanto ammalianti. Azzeccati i passaggi tra le varie parti della canzone. Tanto evocativa “24,17-21” per alcuni passaggi. “Rebirth” con il suo piano è una sorta di intermezzo del disco, la “pausa di riflessione” in mezzo a muri sonori a tratti invalicabili. Anche qui tanta melodia e melanconia. Il piano rispunta anche in “What We’ve lost”, altra perla sublime di malinconia e melodia affascinante messe insieme per l’esordio della canzone. Dopo l’esordio la solita potenza sonora della band con muri sonori alquanto rocciosi e parti electro viaggianti.

“Nihil” ci offre dei riff fantastici che si “inchiodano” nella nostra mente. E qui come non pensare a Vintersea e Astray Valley messi insieme in un connubio magnifico. E infine “Then the abyss” con ancora passaggi melodici da manuale per gli amanti di sonorità dark. A tratti l’impianto stereo sembra non contenere il groove metal della band.

Il sound di Koroth è di respiro internazionale: maturo, massiccio, incredibilmente esplosivo e, a tratti, tanto melodico e descrittivo. I Koroth sono i benvenuti su System failure accanto alle band su citate già presenti sul nostro sito e, nel dire questo, come non affermare che seguono molto bene il “flusso metal” che le band sopra citate stanno creando. E poi, mica è facile mettere insieme djent, progressive metal e metalcore con il post rock? Quindi, davvero bravi. Correte ad ascoltarli…