Intervista a Mess Excess per System failure

1)Benvenuti su System failure. Ci raccontate l’aneddoto sulla nascita della band?

Grazie!! I Mess Excess nascono alla fine del 2009. Di quel nucleo iniziale, dedito principalmente all’esecuzione di cover con attitudine disimpegnata, è rimasto solo Andrea. Un anno dopo sono arrivati Fulvio ed Alessandro e, dopo vari cambi di line-up, a metà 2012 c’è stata la svolta: abbiamo abbandonato l’attitudine scanzonata per intraprendere un progetto serio, di musica inedita. Nel corso del 2013 abbiamo deciso di calare nel nostro contesto musicale una voce femminile, caratteristica del tutto inusuale nel prog, quindi alla fine di quell’anno è entrata Martina. Poi nel 2016 abbiamo scelto di affiancare la voce di Martina ad un’altra voce femminile, Helene, dopodiché, il mese scorso è arrivato Roberto. La cosa singolare è che tutti ci siamo trovati tramite annunci sul web.

2)Parlateci del vostro background musicale e del vostro percorso artistico….

Ciascuno di noi, sia per motivi anagrafici che per gusti personali, ha costruito il proprio bagaglio sia attraverso lo studio che attraverso gli ascolti e ti assicuriamo che sono bagagli molto diversi fra loro, per intenderci non rischieresti di scambiarli al check-in in aeroporto!!! Ci troveresti della musica classica, del rock, molto metal, tantissimo prog e tracce di jazz.

3)Perché proprio il progressive metal in stile Dream Theater?

In realtà loro sono una delle influenze ma non l’unica. Quando abbiamo deciso di fare musica inedita eravamo solo in tre, abbiamo messo le nostre carte sul tavolo ed è venuta fuori una sintesi piuttosto stimolante: una commistione di progressive rock di fine anni sessanta/primi settanta di band come Yes, King Crimson, Pink Floyd, Genesis e Rush e di progressive metal tipico degli anni ottanta proposto da band come Queensryche, Fates Warning per arrivare ai Dream Theater. Diciamo che sono tutte influenze paritarie anche se il nostro sound verte più sulla ricerca delle giuste melodie vocali, degli intrecci armonici e dei suoni ricercati piuttosto che sulla componente ipertecnica.

4)Ci parlate del vostro album From Another World Part 1? Come è nato? Come è stato registrarlo? Insomma raccontateci tutto…

Si tratta di un concept. La storia è nata dalla mente di Andrea, il resto del gruppo ha accolto il progetto con entusiasmo, una vera sfida. I lavori di registrazione sono stati molto stimolanti anche se decisamente faticosi, d’altra parte è naturale che sia così, è nella fatica che trovi la sublimazione del lavoro e dell’impegno profuso. Lavorare con Gabriele Bellini e Giacomo Salani è stato molto avvincente, avere qualcuno di grande esperienza che ti stimola è stato importantissimo, siamo molto orgogliosi del risultato e gran parte della resa definitiva è anche merito loro. Con questo tipo di persone ti devi mettere in gioco con umiltà, fermo nelle tue idee ma pronto al confronto ed a metterti in discussione. Solo così il risultato sarà vincente. Volevamo fare qualcosa di ardito, anche per mettere alla prova le nostre capacità sia musicali sia liriche. Non c’è dubbio che un concept è un progetto complesso perché in fase compositiva devi riuscire a coniugare la musica con l’evolversi della storia, quindi le varie situazioni, i vari sentimenti che si susseguono, devono trovare le opportune soluzioni musicali. Fare un brano a se stante è decisamente più semplice. Il tutto trae spunto dall’attuale contesto socio/politico mondiale che tutti, magari con opinioni e sfumature diverse, sappiamo essere non molto rassicurante. C’è una classe dominante che controlla tutto ad ogni livello e per l’uomo medio pare non esserci scampo. In questo quadro si articola la storia personale di Yuri Pavlov, un insegnante trentacinquenne americano di origini russe, che casualmente un giorno scopre, tramite un notiziario, della morte di un suo vecchio compagno di università. I media delineano un ritratto dell’amico molto inquietante, pare fosse un terrorista intento ad organizzare un attentato nel proprio paese. Inizia qui il conflitto interiore del protagonista, da una parte ritiene impossibile che l’amico avesse intrapreso un percorso simile e dall’altra, come gli è stato insegnato fin da bambino, non vuole cedere al facile complottismo non mettendo in dubbio la reputazione del proprio paese. Tutto ciò lo condurrà dove neanche immagina….

5)Quale canzone preferite di questo concept album?

Il concept va affrontato per intero, in tutta onestà non ci sono preferenze.

6)Ho letto che l’uscita della Part 2 del concept album è prevista per aprile 2018. Potete darci qualche anticipazione in riguardo?

La storia è già stata scritta nella sua interezza ed anche la musica della seconda parte è in parte già pronta. D’accordo con Quarock, vista la lunghezza, abbiamo deciso di dividere in due capitoli il concept per facilitarne la fruizione ed anche per creare un po’ di suspense….Ti possiamo dire che la seconda parte si aprirà con medesimo squillo di cellulare che ha chiuso la prima, solo che stavolta qualcuno risponderà. Il nostro protagonista dovrà affrontare situazioni drammatiche, metterà in gioco la propria vita ed, insieme ad i suoi amici, si troverà ad affrontare una verità che in parte sarà risolutiva ed in parte lascerà il campo non scevro di dubbi….

7)Se la vostra musica fosse una città a quale assomiglierebbe?

Probabilmente San Francisco. Trovi salite e discese, è americana ma anche molto europea, è molto open-minded ed ha un clima che passa dai 4 ai 30 gradi nell’arco di 24 ore!!!

8)Di cosa parlano i vostri testi? Come nascono? Quali sono le vostre fonti di ispirazione?

Il concept è ovviamente vincolato allo sviluppo della storia ma non c’è dubbio che anche esaminando l’album precedente sono le tematiche socio-politiche ed antropologiche quelle che maggiormente ci influenzano, senza trascurare alcune particolari esperienze di vita. Nel nostro modo di fare musica il testo nasce nel 99% dei casi dopo la musica, quindi prima si sviluppa la linea melodica e quando la reputiamo funzionale iniziamo la scrittura vera e propria delle parole.

9)Quale è il punto forte della vostra musica secondo voi?

Sicuramente la sintesi di tutte le nostre influenze con due peculiarità decisamente atipiche per il genere: l’approccio alle armonie ed alle parti solistiche non è esclusivo appannaggio della chitarra ma è, invece, molto basato sulle tastiere ed inoltre la scelta di proporre la voce femminile, anzi addirittura due, che come detto è una scelta del tutto inusuale.

10)In quali festival sognate di suonare?

Tutti i festival possibili, senza fare discriminazioni. Suonare è innanzi tutto un divertimento e poterlo condividere con altri artisti è il massimo a cui si possa aspirare.

11)Per finire, perché ascoltare Mess Excess?

Perché la nostra musica è ben eseguita, ben prodotta e si discosta abbastanza dal mainstream come del resto il prog ha sempre fatto.