Intervista a WAKEUPCALL
Benvenuti su system failure. Come è nata in voi la passione per la musica?
Io e mio fratello (il chitarrista della band) abbiamo sempre fatto tutto insieme. Da bambini sognavamo di fare gli agenti segreti con i film di James Bond, poi i calciatori per un po’. La passione per la musica è nata un po’ timidamente, prima con la musica classica di papà, poi con gli 883, giocavamo a fare la band sulle canzoni di Max Pezzali. Poi le cose sono diventate irrimediabilmente serie quando abbiamo sentito per la prima volta nell’estate del 2000 It’s my life dei Bon Jovi. Da li non ci abbiamo capito più niente, abbiamo iniziato a farci crescere i capelli lunghi e a prendere lezioni di chitarra.
Quali sono i vostri ascolti abituali?
Ognuno di noi ha le sue band preferite e spaziamo veramente da un estremo all’altro. Dagli Aerosmith ai Negrita, dai Foo Fighters a Ligabue. Siamo partiti ascoltando principalmente rock americano Pearl Jam, Springsteen, Guns n Roses, Papa Roach, Goo Goo Dolls, Green Day. Siamo finiti per amare le band italiane i Ministri, Verdena, Linea 77, Fast Animals and slow kids
Una rock band sempre nel posto sbagliato, al momento sbagliato, con i vestiti fuori moda…Con queste parole vi presentate su Facebook….potete commentarle?
Qualcuno più saggio di me diceva di non prendersi mai troppo sul serio. Siamo sempre stati una band che non rincorre le mode, abbiamo sempre pensato che fosse la nostra musica a dover parlare per noi. Non è facile essere una rock band in italia in questi anni, ma non potremmo fare altro. Ma soprattutto ci siamo anche rotti le palle di dover stare sempre con l’ansia di essere in linea con la moda o lo stile che va questo mese. E il balletto su tiktok e quest’anno le canzoni che vanno devono essere così. Basta noi facciamo questo, se vi piace ottimo, se non vi piace, pazienza, a noi piace così. E comunque la mia mamma dice che spacchiamo.
Una rock band di Roma. Perché il rock tra tanti generi musicali?
Non so dirti se abbiamo scelto noi il rock o il rock ha scelto noi. Sono quei momenti o quegli incontri che quando capitano sai già che (lei) ti rovinerà la vita, ma non potrai farne a meno. Una sorta di amore a prima vista. Il rock poi ha tantissime sfumature e siamo una band eclettica. Nel nostro disco sentirai il brano più duro e quello quasi pop, quello rozzo e quello pieno di violini o di musica elettronica.
“Verso casa”, il nuovo singolo. Di cosa parla la canzone? Potete presentarla ai nostri lettori?
Ognuno di noi è in cerca di risposte. Spesso crediamo che per trovare queste risposte dobbiamo partire, allontanarci dal posto che chiamiamo casa. Ognuno di noi intraprende questo viaggio, fisico o mentale. A un certo punto ti rendi conto che le risposte che cerchi sono sempre state li, nell’unico posto dove non le avevi ancora cercate: a casa. Prima o poi tutti quanti sentiamo il bisogno di tornare nel posto da cui siamo partiti. Verso casa racconta di questo viaggio, delle cose che trovi per la strada e di quelle che perdi.
Ci parlate pure del videoclip di questo singolo? Dove è stato girato? Raccontateci tutto per bene….
Il video è stato girato in una cava vicino Frosinone (cava Volpari) da Trilathera, uno dei migliori registi di videoclip oggi in Italia. I nostri video precedenti, per la maggior parte, avevano sempre una storia. Questa volta volevamo qualcosa di impatto visivo. Per cui abbiamo scelto questa location pazzesca e ci siamo concentrati su delle belle scene della band che suona. In più abbiamo aggiunto queste scene oniriche che rappresentano una specie di viaggio all’interno delle paure principali dell’uomo: il tempo che scorre senza fermarsi mai, non riuscire ad essere produttivi e invecchiare.
Come nasce una vostra canzone? Quale è il filo rosso che collega le vostre canzoni?
Abbiamo una concezione abbastanza vintage secondo la quale una band dovrebbe ancora fare un “album” e non far uscire singoli tutti separati l’uno dagli altri. Un album è un percorso, un racconto fatto di più capitoli, momenti belli e momenti brutti, momenti dolci e altri in cui gridi incazzato. Il filo rosso che collega le nostre canzoni credo siano le emozioni, la passione che ci mettiamo, ma soprattutto è un filo che si evolve di anno in anno, di scrittura in scrittura, di album in album.
Premiati a Sanremo. Che emozioni avete provato?
Su un palco un po’ più piccolo dell’Ariston e non in diretta televisiva Rai, ma è stato un gran bel momento. In particolare perchè avevamo da pochissimo scelto di iniziare a scrivere brani in italiano. Avevamo inviato il primo brano in italiano (Tu non ascolti mai) qualche mese prima a Sanremo giovani ed eravamo stati selezionati dalla Rai tra i 60 finalisti. Poi è arrivato il premio per la nostra versione, molto moderna e molto rock, del “Nel blu dipinto di blu”. Quindi in pochi mesi dal passaggio tra l’inglese e l’italiano stavano succedendo tante cose e sembrava avessimo preso la strada giusta. Queste soddisfazioni ci hanno dato la possibilità e la forza di andare avanti e scrivere tutto un disco in italiano.
Per finire, salutate i nostri lettori e parlateci dei vostri progetti futuri….
Abbiamo finito di registrare il nostro primo album in italiano, undici nuove canzoni. Speriamo che questo primo singolo butti le fondamenta giuste per quello che verrà dopo. Essendo una band indipendente è difficile fare progetti che vanno troppo in là nel tempo. L’idea è quella di far uscire l’album nel 2022, ma sicuramente faremo uscire almeno un altro singolo dopo Verso casa, prima dell’album. Nel frattempo speriamo di salire su più palchi possibili, siamo una live band.
Grazie mille ai ragazzi di system failure per questa bella intervista e grazie mille a tutti voi che avete letto fino alla fine! Seguiteci su instagram, fb e da pochissimo anche sul mitico e utilissimo tiktok