Intervista a Vash
Riccardo Citterio (voce e chitarra) ed Elena Viganò (cori e batteria) formano i Vash, power duo di Seregno, città della Brianza. Qui System failure ha recensito il loro ep “Demons”. Poi li abbiamo intervistati…leggete cosa hanno da dire…..
Come è nata la vostra band? Come vi siete conosciuti?
I VASH nascono da un precedente progetto più grande in cui suonavamo sia io che Elena assieme, i Three Times Late. Per noi quest’ultimo è stato il secondo progetto all’interno della scuola di musica in cui ci siamo conosciuti. Entrambe le prime formazioni provengono da un progetto chiamato musica di insieme che si svolgeva all’interno del SIM di Seregno. Concludendo l’anno di studi abbiamo provato ad fare date per un annetto con i Three Times Late per poi trovarci al momento della registrazione del primo EP. Arrivati a questo punto le divergenze che già c’erano dal punto di vista stilistico si sono accentuate facendo finire il progetto ancora prima di registrare l’EP. Dopo un anno di lavoro non riuscire a concludere qualcosa è una situazione che lascia l’amaro in bocca. Da qui io ed Elena abbiamo deciso di continuare a suonare assieme e come duo, in modo da non dover ri-iniziare tutto da zero provando a creare una nuova formazione. Da qui nascono i VASH…
Come è nato invece il nome della band?
Il nome della band è semplicemente il nome del protagonista di uno dei miei manga preferiti, Trigun. A questo siamo arrivati dopo averle provate tutte. Non riuscivamo a trovare un nome che ci convincesse appieno dal punto di vista di sonorità e significato. Quando l’ho proposto abbiamo capito che questo era il nome che cercavamo.
Quali band hanno influenzato maggiormente il vostro sound?
Direi che siamo molto legati alle rock band di inizio anni 2000 come gli Strokes e gli Interpol, a cui poi cerchiamo di dare una chiave di lettura più acida rifacendoci ai Queens of the Stone Age ed ai Royal Blood.
Di cosa parlano i vostri testi?
I testi delle nostre canzoni sono strettamente legati a nostre esperienze personali. Attraverso di essi cerchiamo di dare un’immagine del luogo e tempo in cui stiamo vivendo. Dire solamente che parliamo della vita di provincia è un’espressione giusta perché ci viviamo ma che non rende appieno. Ci piace l’idea di testi che descrivono situazioni o parlano di qualcosa.
Come nasce un vostro pezzo? Parlate del processo creativo alla base…
Non abbiamo ancora una formula certificata per la creazione di un pezzo. Il modus operandi più comune e lineare è che prima decido di cosa vorrò parlare nel pezzo e che come vorrei che suoni. Dopo di che si passa a sperimentare sullo strumento. Quando finalmente sento che ho afferrato qualcosa di convincente lo propongo ad Elena. Se anche Elena ritiene che l’idea sia valida allora iniziamo a lavorare assieme aggiungendo la parte ritmica e modificando il tutto finché entrambi non siamo soddisfatti. Per quanto riguarda la parte vocale viene pensata e lavorata una volta che abbiamo uno strumentale convincente. Quindi sempre prima strumenti e poi voce, mai il contrario.
Siete appena usciti con un EP dal titolo “Demons”. Potete presentarlo ai nostri lettori? Dove è stato registrato? Che tecnica di registrazione è stata usata?
DEMOns nasce dall’urgenza. L’urgenza di portare fuori una realtà che fino a quel momento è rimasta confinata nelle mura dello studio dove proviamo tutt’ora. E’ il risultato di circa 8 mesi di lavoro, con l’obiettivo di non stare a definire i suoni e le parti nei minimi dettagli ma di lasciare un suono sporco che ben si sposa con lo stile che stavamo cercando.
Dal punto di vista tematico DEMOns si concentra sui demoni interiori che la nostra generazione e quelle vicine si trovano ad affrontare. Possono essere personali oppure creati da altri. Ci dividono eppure ci accomunano, è un aspetto interessante che secondo me molte persone ignorano lasciandosi trasportare dalla corrente senza capire veramente l’origine delle loro sofferenze. Per quanto riguarda la registrazione vera e propria è stata fatta al Bluebutz Records di Seregno. Insieme al musicista e amico Gioele Garofalo. Il tutto è stato registrato a tracce separate in 3 pomeriggi, per dedicare lo stesso tempo al mix e master. Registrare con una persona che si conosce da tanto tempo in un luogo familiare è stata un’esperienza fantastica che non vediamo l’ora di ripetere.
Cosa rappresenta la cover di “Demons”?
La cover(in figura subito sotto) è stata pensata e fotografata da Riccardo Garofalo, un nostro amico e fratello del ragazzo che ci ha registrato l’EP. Egli si è basto su i brani e sui testi per poi arrivare all’idea del taglio aperto. Nelle lyrics di “Haunted Camera”, il primo brano dell’EP, noterete: ”And I think I wanna take this weight of my chest”. L’immagine di tirare fuori qualcosa che è dentro di noi è ricorrente anche negli altri brani. Volevamo che la copertina di DEMOns fosse di impatto. Dobbiamo dire che Riccardo ha fatto un ottimo lavoro.
Quale è il brano di questo disco al quale vi sentite particolarmente legati?
Diciamo che tutti i brani sono belli a mamma sua. Però se dobbiamo proprio sceglierne uno direi “Haunted Camera”, semplicemente perché è il primogenito ed a quel tempo non avendo uno schema di lavoro ancora definito abbiamo fatto fatica e ci abbiamo messo tanto tempo a completarlo rispetto agli altri. La soddisfazione una volta finito è stata tanta!
Quali sono gli elementi della vostra musica che possono incuriosire un vostro potenziale ascoltatore?
Penso che per quanto riguarda il panorama italiano proponiamo un suono diverso da quello che propone il panorama musicale. Suoni acidi e riff ballabili sono una cosa che non si sente spesso da queste parti.
Come è la scena musicale in Brianza?
Useremmo il termine ‘rarefatta’. Di artisti ce ne sono e hanno proposte interessanti, ma vediamo che fino ad adesso si è rimasti molto nel proprio. Fortunatamente qualcosa si sta muovendo ultimamente in questo senso. Potremmo dire che piano piano si stia creando una #brianzawave
Quali sono le vostre mosse future? Potete anticiparci qualcosa?
Per il momento siamo alla ricerca di date per fare esperienza e definire il suono dell’EP dal vivo. Non dovrete aspettare molto per materiale nuovo però, si parla di qualche mese 😉
Suonate un garage punk/indie rock. Perché questo genere?
Non c’è una vera e propria motivazione. Si tratta di un genere che abbiamo sempre ascoltato e quello che per il momento ci rappresenta di più in quanto ad immediatezza e stile.
C’è un musicista o una band indipendente con la quale vorreste collaborare un giorno?
Beh, essendo un power duo il sogno sarebbe quello di collaborare con il power duo italiano per eccellenza, i Bud Spencer Blues Explosion.
Per concludere, vi va di lasciare un messaggio ai nostri lettori?
Vi ringraziamo per essere arrivati fino alla fine dell’intervista. Continuate a sostenere System Failure che è un esempio raro nel panorama della webzine italiane. Se abbiamo acceso il vostro interesse andate ad ascoltarci sulle piattaforme di streaming e fateci sapere cosa ne pensate scrivendoci sui social.
Keep fighting your own DEMOns!