Intervista a Valerio Cinque

1)Benvenuto su system failure. Puoi presentarti ai nostri lettori? Parlaci anche del tuo percorso artistico fino ad adesso…

Grazie! Mi chiamo Valerio Cinque e sono un cantautore e chitarrista italiano, di formazione jazz. Ho avuto l’onore infatti di studiare con Dario Chiazzolino all’Accademia di Musica Moderna e, successivamente, mi sono laureato con il massimo dei voti al Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Torino. Scrivo canzoni dal primo giorno in cui ho toccato la chitarra, ma questo percorso artistico sicuramente mi ha aiutato a comporre nel tempo brani più raffinati e interessanti nella melodia, nell’armonia e negli arrangiamenti. In questi anni ho partecipato anche a progetti come “Vargo Umnico” e “VSX”.

2)Puoi parlarci del tuo background musicale? Quali sono i dischi che hanno segnato la tua vita. Prova a nominarne qualcuno….

Sicuramente questi:
• Nick Drake – Five Leaves Left
• Nick Drake – Pink Moon
• Elliott Smith – Elliott Smith
• Elliott Smith – Figure 8
• Jeff Buckley – Grace
• Nirvana – In Utero
• Cat Stevens – Tea for the Tillerman
• Cat Stevens – Teasers and the Firecat
• Simon & Garfunkel – Sounds of Silence
• Leonard Cohen – Songs of Leonard Cohen
• Leonard Cohen – Songs from a room
• Fabrizio De André – La buona novella
• Fabrizio De André – Storia di un impiegato
• Fabrizio De André – Non al denaro, né all’amore, né al cielo
Potrei continuare ancora per pagine, ma mi fermo con quelli che forse sono i più rappresentativi in assoluto.

3)Come nasce una tua canzone? Parla del processo creativo alla base…

Dipende, non sempre la gestazione di una mia canzone è la stessa. Fondamentalmente dev’esserci un’idea forte alla base, ma ancor di più un’emozione o misto di emozioni annidate dentro di me da dover necessariamente esprimere, da dover buttare fuori. Quando è il momento propizio a volte comincio dalla musica, a volte dal testo. A volte ancora persino dalla prosa, che poi trasformo in versi quando trovo la musica adatta. Lascio fluire. Sicuramente i testi mi piace scriverli ascoltando la musica che per me è fonte di ispirazione.

4)Abbiamo recensito il tuo “Un labile tepore”, un album dedicato a tua madre, un album anche per i “rimasti” che come te hanno subito una perdita. Dove è stato registrato questo album? Che tecnica di registrazione è stata usata? Difficoltà nel processo di registrazione?

Ve ne sono grato. Il disco è stato registrato e mixato al Riverside Studio di Torino e in seguito masterizzato da Andrea De Bernardi. Tutto il disco è stato registrato a singole tracce, tranne il quartetto d’archi e il coro, che sono stati incisi in unica traccia. Un lavoro che ha richiesto svariati mesi in studio. I tecnici del Riverside sono stati bravissimi con le riprese. La fase più difficile è stata nelle scelte del mixaggio, durante il quale bisognava decidere a quali strumenti dare più rilevanza per raggiungere un equilibrio nel sound.

5)Come è stato collaborare con Giulia Mastria, Edoardo De Angelis e Manuel Zigante che hai nominato nel comunicato stampa giunto in redazione?

Bellissimo. Sono onorato che il “Quartetto d’archi di Torino” abbia partecipato al mio progetto, sono stati eccezionali. Poi Giulia Mastria, oltre a essere una cantante straordinaria, è anche mia moglie e fra di noi c’è un’intesa unica. Il suo supporto è stato fondamentale nella produzione del disco. Infine, non posso non citare e ringraziare gli altri musicisti che hanno partecipato e si sono appassionati al progetto, come Michele Scotti, Antonio Greco, Tommaso Camarotto, Marco Bellafiore, Gianmarco Vumo, Cosimo Nigro. Mi ritengo davvero fortunato nell’essere stato circondato da questi musicisti.

6)Cosa rappresenta la cover dell’album(in figura subito sotto)?

Come ogni opera artistica visiva, c’è un alone di mistero che si conserva. Posso dire in generale che rappresenta l’amore materno e il suo tepore è racchiuso all’interno di un cristallo di ghiaccio, di freddo. Il tipo di tratto dà l’impressione di un ricordo.

7)C’è una canzone dell’album che preferisci rispetto alle altre?

No, perché l’insieme delle canzoni forma un’unica opera concettuale con un suo percorso e nessun brano può prescindere dagli altri.

8)“Un labile tepore” non sembra per l’ascoltatore comune. Puoi commentare queste mie parole?

Non lo è, o meglio si rivolge all’ascoltatore comune ma solo se, appunto, è disposto ad ascoltare e ad aprirsi. In fondo, “Un labile tepore” narra di un dolore al quale siamo esposti tutti e dunque non si preclude l’attenzione di nessuno. Ma, sicuramente, non è un disco da compagnia o da sottofondo, va ascoltato con attenzione, apertura, sensibilità.

9)“Un labile tepore” fonde musica e poesia in un mix che fa rabbrividire. Quanto è difficile fare una cosa del genere?

Chi lo sa? Io so solo che è una ricerca compositiva che richiede tanto tempo, tante idee e visioni, non basta l’ispirazione di un momento. È una cosa che matura lentamente, nel mio caso ci sono voluti quattro anni per raggiungere il risultato finale.

10)Perché l’auto-produzione e non scegliere un’etichetta per un prodotto come il tuo di grande qualità?

Per una serie di motivi. Innanzitutto per l’anima del disco: volevo la libertà artistica assoluta nella produzione dell’opera e sapevo di non andare proprio allo sbaraglio con il sound e le idee. In seconda istanza, è il mio primo disco ed è difficile cominciare con un’etichetta e un produttore che ti sostiene in tutto e per tutto. Oggi la maggior parte delle etichette cerca il personaggio di moda o, nel migliore dei casi, funge solo da “tipografia” e ti stampa i dischi a pagamento. Fanno davvero poco per te. Non volevo perdere troppo tempo a cercare qualcuno che mi supportasse davvero, avendo già tra le mani un prodotto maturo e finito. Ho preferito fare del mio meglio per produrlo da me e solo adesso cerco un’etichetta che se lo prenda a cuore e mi aiuti a diffondere il progetto e, perché no, a fare un secondo album seguendo però i miei canoni musicali e artistici.

11)Questo album è già stato presentato in sede live? Quale è il modo più congeniale per presentare questo album secondo te?

Finora mi sono solo concentrato sulla produzione e promozione del disco. Al momento è stato presentato soltanto in occasione delle fasi finali del Premio Donida e in occasione del Premio CET di Mogol, nel quale sono stato premiato con una menzione speciale. Vorrei però iniziare a presentarlo in posti come club, auditorium e teatri, nei quali la gente è lì con il fine di ascoltare la musica e non per mangiare o fare baccano con un sottofondo musicale al quale nessuno realmente bada. Mi piacerebbe riprodurlo con gli arrangiamenti completi, come nel disco, ma mi rendo conto che richiederebbe troppe risorse economiche e artistiche. Quindi pensavo di presentarlo in un ensemble più minimale, che può variare da un duo a un quartetto/quintetto in base alla situazione.

12)Quali sono i tuoi progetti futuri? Per caso un video per una delle canzoni dell’album?

Sicuramente voglio continuare a scrivere nuovi brani. Negli anni ho lavorato ad altre canzoni oltre a quelle di “Un labile tepore” e ora ne ho già a sufficienza per un secondo album, che produrrò appena ne avrò occasione. Per me, l’arte viene prima dell’artista. Vorrei stringere accordi con un produttore e un’etichetta che creda nella mia arte e mi aiuti a diffonderla, inserendola nella rete giusta. Ai videoclip non ci ho ancora mai pensato in realtà, per come la penso io la musica va ascoltata con le orecchie e non è necessario un video che distragga gli altri sensi. Potrei farlo solo se riuscisse a rappresentare in maniera artistica e simbolica quel brano ma, come dicevo, non ho ancora cominciato a pensarci.

13)Per finire, saluta i nostri lettori e consiglia qualcosa a chi sta muovendo i primi passi nel mondo della musica…

Grazie per quest’intervista. Concentrate sempre tutte le vostre forze al servizio della musica e dell’arte, non al servizio dello spettacolo o del personaggio. Rimanete voi stessi fino alla fine e non svendete ciò che siete e il vostro modo di fare musica. Un caro saluto a tutti.

link alla recensione di “Un labile tepore” : https://www.systemfailurewebzine.com/valerio-cinque-un-labile-tepore/

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