INTERVISTA A TRIZIO

Benvenuto su system failure. Ci puoi parlare del tuo percorso artistico fino a qui?

Nasco come chitarrista ormai una dozzina di anni fa, il chè si può ben sentire dai brani che scrivo, dato che colgo sempre l’occasione per scrivere qualche riff e qualche accompagnamento di chitarra. Ho studiato in un’Accademia privata e nel frattempo suonato con gruppi dai generi letteralmente più disparati, aprendo anche ad artisti come Gazzelle, Wrongonyou, Soviet Soviet e Andrea Laszlo De Simone . Mi piace pensare che ciascuna band, a modo proprio, abbia formato la mia personalità musicale. Con il tempo, però, ho iniziato a sentire il bisogno anche di cantare per esprimermi. Dopo tanto lavoro ho iniziato a pubblicare la mia musica come Trizio.

Come nascono le tue canzoni. Parla del processo creativo alla base…

Durante la giornata, se mi viene un’idea la annoto. Quando inizio una canzone, parto da una con cui sono particolarmente fissato in quel periodo come riferimento stilistico e sonoro. Dopodichè cerco di applicare 5 delle idee che ho annotato, solitamente partendo dalla più vecchia. E’ divertente perché a volte mi sembra di avere scritto delle idee enigmatiche, un po’ come il metodo delle “Strategie Oblique” di Brian Eno. Mi piace molto giocare con il caso per certe piccole cose, ma anche fare qualche deviazione dalla norma.

Tu hai suonato per band oltre a suonare come Trizio. Che differenza c’è tra suonare per se stessi e suonare per una band?

Principalmente il confronto con gli altri, il che ha i suoi lati positivi e negativi; da una parte l’apporto di altre persone porta la creatività a territori inesplorati, dall’altra il confronto e la convergenza di pensieri la limita. Ora però ammetto che dò molta più importanza ai testi, dovendoli scrivere e cantare.

Quali sono gli artisti o le band che hanno influenzato o influenzano il tuo sound?

Per la maggior parte parliamo di artisti stranieri. Quando ho iniziato questo percorso solista, sono stati artisti come Thundercat e FKJ a fulminarmi con il loro stile incredibile. Figurarsi quando poi ho conosciuto Tom Misch e Anderson Paak! Il mio groove nei miei pezzi è spesso risultato di questi ascolti. Adesso invece sono in fissa con i Jungle, sono incredibili e il loro ultimo album “For Ever” è pazzesco, un’opera d’arte. E per quanto riguarda la musica italiana? Per i testi penso ad artisti storici come i Negrita e Battisti, ma anche a personaggi attuali come Motta. Per la musicalità i riferimenti sono Daniele Silvestri, Willie Peyote e Venerus perché mi ritrovo molto nelle loro idee musicali.

Abbiamo pubblicato il singolo “Re Midi”. Ci puoi parlare della genesi di questo progetto?

La vostra recensione mi è piaciuta moltissimo proprio perché riflette il carattere sia estivo che nostalgico che volevo dare al brano. I primi elementi che sono nati sono stati la batteria, il riff di chitarra (e, di conseguenza, del basso) e i sintetizzatori, che ho voluto far suonare come “onde del mare”. Per lo stile del ritornello mi sono riferito ad una mia vecchia passione musicale, i Morcheeba.

Quali sono le differenze tra “Re Midi” e i tuoi lavori precedenti?

“Re Midi”(link Spotify a fine articolo) sinora è il mio pezzo da “feels”. Quando ho canticchiato il ritornello e sono uscite quelle parole forti, ho capito che sarebbe stata felice e triste allo stesso tempo. Mi piaceva come idea. Inoltre, si rivolge più ad una sorta di synth pop rispetto all’hip hop di “Ruggito” e “Variabile Estivo”.

Dal comunicato stampa ho letto queste parole: “A Marzo 2020, in piena quarantena, esce Ruggito, autoprodotto con un videoclip-montaggio con scene da serie TV per sottolineare l’impossibilità di girare un video nuovo. Ruggito è un canto di rivolta che perfettamente sottoscrive la situazione di crisi mondiale”. Ci puoi parlare anche di questo progetto musicale?

“Ruggito” è il mio penultimo singolo ed ha un intento più etico. Parla di disastri ambientali e del fatto che non li vediamo, perché dormiamo. Nei coretti finali potrete sentire elencati i maggiori disastri ecologici dell’umanità. Fare il video è stato divertente da morire, volevo qualcosa di poco serio e sono riuscito a far ballare tutti i personaggi di sitcom e cartoni più importanti (dai Robinson ai Simpson, da King of the Hill a Big Bang Theory) sopra a qualcosa che di fatto è serio eccome! In pieno lockdown mi sono arrangiato così, dato che nessuno poteva ballare con me..!

Come definisci la tua musica?

Preferirei la definissero gli altri, io mi limito a farla. Comunque, i termini chiave attraverso cui compongo le mie canzoni e i miei testi sono “groove” e “autoriflessione”. Non mi riescono le ballate e non mi riescono i testi spensierati, quindi beccatevi questo!

Quale parte di te vorresti che il pubblico conoscesse più a fondo?

Il lato live di questo mio progetto, perchè è una bomba di divertimento e ci sono dei musicisti dietro con cui mi diverto un mondo e che non vedo l’ora di portare fuori; purtroppo ora come ora è tutto molto rallentato, per ragioni che ben sappiamo.

Esiste un momento chiave nella tua carriera senza il quale non saresti l’artista di oggi?

Ne esistono diversi, alcuni più privati di altri. Il confronto con altri artisti, più famosi e che magari stimi, è ciò che mi spinge di più a non arrendermi.

In un mondo con crisi climatica, economica e sanitaria quale è il ruolo della musica?

Rispondo a queste domande proprio il giorno 2 Giugno, dove diversi settori artistici hanno chiuso i battenti per un giorno in onore della battaglia al razzismo dopo il caso Floyd. Essere un’artista con giudizio è questo. Hanno chiuso le pagine per un giorno i Massive Attack, i Radiohead, Kaki King ed altri artisti che stimo (ora anche un po’ di più). L’arte (non solo la musica) può sicuramente fare la differenza.

Se la tua musica fosse una città a quale assomiglierebbe? E se fosse un libro, un quadro o un film?

Sarebbe una piccola, comoda e accogliente città di mare, ne sono sicuro. Un libro? Forse “Ossi di Seppia”. Un quadro? Magari qualcosa di Pollock o Kandinskij. Un film? Sicuramente un film di Lynch.

Oltre alla musica quali arti preferisci?

Leggo tantissimo. Sul comodino ora ho l’opera omnia di Quasimodo, delle poesie di Bukowski e il Ciclo della Fondazione di Azimov. L’ultimo libro che mi ha rapito è stato “Storie della tua vita” di Chiang. Inutile dire che di serie tv ne guardo tante, anche sono in pausa da un po’. Guardate Neon Genesis Evangelion!

Per finire saluta i nostri lettori ed invogliali ad ascoltare la tua musica…

Grazie per questa intervista, System Failure è una webzine davvero fantastica, siete stati gentili e ho scoperto delle chicche musicali proprio grazie a voi. E, al lettore, congratulazioni per essere arrivato fin qui, spero di non averti annoiato. Se ti sono piaciute queste storie, la mia musica ti piacerà anche di più. E ci sono in lavorazione molti altri progetti, quindi seguimi per ogni novità!

Link Spotify: https://open.spotify.com/album/7wYhHhJ0MmgLU3r4q3Z3Pa

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