Intervista a Thelema
1) Benvenuti su System failure. Ci raccontate il vostro percorso artistico fino a qui?
Personalmente il mio percorso artistico è partito quando ero una ragazzina; avevo iniziato “per caso” con la lirica leggera anche se l’ambito “Metal” per me era già un sogno e di conseguenza i miei miti musicali hanno fatto il resto. Io ho iniziato a suonare a 16 anni con cover dal funky al rock poi sono stato folgorato dall’arpeggio di “Sweet Dreams” di Marilyn Manson e da li’ sono passato al rock più pesante e successivamente al metal con gruppi come Iron maiden etc…
2)Come nasce la vostra passione per la musica?
In famiglia la musica occupa un posto di rilievo, sia sentita che suonata. Di conseguenza non potevi non amarla, poi è talmente tanto vasta che sarebbe come provare a dire “non mi piace mangiare”, ci sarà un cibo che ti piace, no? Una cosa personale nata quando ero teen ager.
3)Ci parlate del vostro background musicale?
Il background musicale è quanto di più vasto possibile. Inutile precludersi in generi/etichette, bisogna prendere il buono da ogni cosa che si sente per non rimanere artisticamente sterili. Per fare un esempio: sarebbe come se un cantante del genere metal dicesse che Pavarotti avesse una brutta voce. Potrà non piacerti ma qualcosa di insegnare lo aveva eccome. Anch’io la penso come Beatrice ascolto di tutto.
4)E’ uscito Thelema, il vostro disco omonimo. Come è nato? Dove è stato registrato? Qualche aneddoto particolare a riguardo?
L’album per lo più è nato dal vissuto del chitarrista ed autore dei brani Simone: lui ci presentava la struttura delle sue creazioni e noi ci mettevamo dentro il nostro per interpretarlo. Per la registrazione abbiamo scelto lo Zerodieci Studio di Genova, Robbo è un vero professionista.
5)Se mi dovessi soffermare su una canzone del disco in particolare, quale dovrebbe essere secondo
voi?
Penso che The Crow sia il brano sul quale ci sia più da riflettere, sia a livello testuale che a livello di arrangiamento, ci sono atmosfere molto varianti e variabili ma con un filo logico comune. Anche Lethal assault che è un brano che parla delle imprese dei militari americani guidati da un captain.
6)Ho letto che “l’album, dal titolo omonimo e completamente autoprodotto, si presenta come un lavoro versatile, colmo di intermezzi ed assoli di chitarra, impostato su una sorta di progressive metal accattivante ed incisivo”. Provate a commentare queste parole..
Il fatto che lo si descriva come versatile è verissimo, è normale che uno sulle prime battute voglia cimentarsi e sperimentare di tutto, è come dire “ehy guardate, mi destreggio in tutto” ma è anche sinonimo di saper dare voce alle proprie idee con i giusti mezzi e le tonalità più in sintonia. Stando sempre su esempi: non puoi parlare di gattini facendo Black Metal. Riguardo al genere penso che ormai sia tutto definito “Progressive” solo perché vengono combinate tra loro sonorità differenti, ci piacerebbe essere definiti semplicemente: noi stessi con le nostre idee e le nostre emozioni. Il fatto che risulti accattivante ed incisivo non può che far piacere, chi mai farebbe musica come mero sottofondo? Bisogna sempre lasciare un qualcosa in chi ascolta. Sicuramente l’etichetta viene data per la varietà dell’album e delle canzoni.
7)Con quale artista o band indipendente vorreste collaborare?
Beh siamo italiani, la voce è femminile e strizziamo l’occhio alle sonorità metal… Dire Lacuna Coil sembra così banale e scontato? Condivido appieno.
8)Su quale palco vorreste suonare?
Faremmo prima a dire su quale non vorremmo suonare! Per un musicista suonare è la linfa vitale, diciamo che già che ci è concesso sognare allora tiriamo un Rock am Ring. Concordo.
9)Quali sono le vostre ambizioni come band?
La nostra ambizione è quella innanzitutto di essere fedeli a noi stessi, non c’è niente di peggio di risultare marionette nelle mani del mercato per fatturare, soprattutto facendo musica, ossia un qualcosa che parte da dentro e perciò da come siamo realmente. Ovviamente c’è anche l’ambizione per arrivare più in là che possiamo, saremmo stupidi a dire il contrario, ci divertiamo ma crediamo tutti in un progetto comune.
10)Provate ad esprimere in un motto la vostra musica…
Con i motti sono una frana, sono più ferrata con le poesie, mi permetto perciò una licenza poetica “Mi illumino di Thelema”. Music made in America 😉
11)Come nascono le vostre canzoni, parlatemi del processo creativo alla base…
Alla base c’è Simone: scrive un testo e una melodia basilare. Ci propone il tutto e ognuno cuce qualcosa sopra, si va anche per tentativi, lavoriamo sia individualmente che tutti insieme. La cosa bella è che è tutto spontaneo, come un brain-storming dal quale viene poi fuori un risultato finito, guizzante ma ponderato.
12)C’è un filo rosso che lega le vostre canzoni?
Il filo rosso è il vissuto di ognuno di noi a qualsiasi livello, dai testi, al tipo di sonorità che ognuno di noi introduce nei brani.
13)Per finire, un messaggio ai nostri lettori…
Non stiamo a sviolinare di sentirci o simili, cioè fatelo, ma soprattutto vi diciamo di credere in quello che fate. Tante persone lasciano la musica perché “tanto non ci potrò mai vivere”… Questo perché si pensa al mestiere del musicista in due modi: quando suoni in cantine insonorizzate con i cartoni delle uova oppure quando sei un mostro sacro alla pari dei Pink Floyd. Ragazzi ci sono molte più sfumature in questo mondo, perciò rimboccatevi le maniche e mettete su un qualcosa. Credete in voi stessi, nella musica e suonate perché la musica fa stare bene voi e il pubblico.