Intervista a The Dolly’s Legend

1. Salve Frank, per cominciare, dacci qualche nota biografica sulla tua carriera musicale e sui tuoi The Dolly’s Legend!

Ciao! Sono Frank e The Dolly’s Legend esiste dal 2007. Ho cominciato questo percorso suonando da solo, cosa che a volte faccio tuttora, e dal 2016 (dopo un centinaio abbondante di concerti) mi affiancano anche i ragazzi della Band. I miei generi di riferimento sono principalmente il Grunge e il Blues. Suono e suoniamo esclusivamente canzoni inedite dal vivo e, cosa fondamentale, ci divertiamo sempre!

2. Procede la promozione di “Wolves’ Songs”, il vostro nuovo disco. Quale il concept dietro questo lavoro?

Beh molte canzoni hanno a che fare con le difficoltà della mia generazione, almeno cinque: quindi la metà. Il fatto di non avere un lavoro sicuro e se c’è pagato ridicolmente, il fatto di non poter programmare un futuro e che qualsiasi scelta di vita, in primis di farsi una famiglia, sia un terno al lotto e altre problematiche simili mi hanno fatto scrivere abbastanza: ma noi della generazione ‘80 non abbiamo paura e lo stiamo dimostrando! Non avevo comunque pensato ad un filo conduttore per tutto l’album, le canzoni vengono e poi, se ritenute buone, finiscono nel disco. Sulla carta ci sarà un concept maggiore nel prossimo album… inevitabilmente visti i casini che stanno succedendo nel mondo da un anno a questa parte e, più casini ci sono più canzoni scrivo. Forse perché mi provocano rabbia che devo sfogare.

3. È da poco uscito il video del vostro ultimo singolo: Lighthouse. Un brano dedicato al compianto Chris Cornell. Cosa ha rappresentato per voi questo grande personaggio?

Potrei dire mille cose ma preferisco riassumere dicendo che per me ha rappresentato musicalmente parlando tutto il mio percorso. Lui è stata la scintilla che mi ha fatto cominciare a fare seriamente musica e a scrivere canzoni, è tuttora un “faro”, per citare la canzone, un punto di riferimento anche e forse soprattutto nella scrittura dei testi. L’ho visto cinque volte dal vivo, ho tutti i suoi dischi (a parte Scream). Praticamente, sempre citando il testo della canzone, mi ha fatto un incantesimo.

4. I vostri videoclip hanno sempre un non so che di pacifico e familiare. È questa l’atmosfera che si respira all’interno della band?

Assolutamente sì. Ho la fortuna di avere nella mia Band Steve e Claudio che, oltre a essere ottimi musicisti, sono insostituibili in quanto a disponibilità lo stesso vale, ovviamente, anche per mia moglie Nataly che suona il basso. Fra di noi c’è una sintonia incredibile… sì, sono stato fortunato a trovare i ragazzi della mia Band.

5. Il vostro genere è molto intimista, vi sentite più rocker o poeti?

Così di getto ti risponderei, per quello che mi riguarda, entrambi perché se in un brano non ho composto un testo che mi soddisfi al cento per cento la canzone viene automaticamente scartata, almeno momentaneamente, e ho sempre considerato essere “Rocker” un’attitudine verso la vita, non basta ascoltare musica Rock. Essere un Rocker lo si dimostra nella vita quotidiana in base alle piccole azioni perché, alla fine, secondo me sono quelle che fanno la differenza. C’è chi pensa che le persone migliori siano quelle in apparenza perfette, senza debolezze, che non fumano non bevono e altre cose poi magari sono pronte a fregare il prossimo alla prima occasione: questo è il contrario di cosa intendo essere un vero Rocker.

6. Il Coronavirus ha messo in pausa il vostro “Wolves’ Songs Tour”. Cosa vi manca di più della “vita da tour” in questi giorni di reclusione forzata?

Suonare dal vivo è tutto per un musicista. Mi mancano i contatti coi locali, le prove coi ragazzi e tutto il resto, la sensazione di non sapere esattamente quando si ritornerà a suonare è frustrante. Internet è fantastico per certe cose ma è stato anche molto abusato. Non provo alcun tipo di gusto a fare concerti-dirette su Facebook e, leggendo sui social, sembra che per la gente sia esaltante questa nuova “moda”… ma ci ricordiamo ancora dei locali di musica live mezzi vuoti durante un concerto? Perché diamo importanza alla musica live adesso e non l’abbiamo data prima del Coronavirus? La gente allora ha preferito stare in casa invece che andare ai concerti ma adesso che è costretta si lamenta? Non voglio essere polemico ma sono domande che mi sono fatto. Spero che valga la regola che ci si accorge delle cose belle quando mancano e che dopo questo brutto episodio si torni a pensare che la musica dal vivo sia esclusivamente nei locali, grandi e piccoli.

7. Per concludere, quali progetti in cantiere per il futuro prossimo?

Il disco nuovo in primis. Le canzoni ci sono già e appena possibile verranno registrate da me e dai ragazzi. In questi giorni mi sono concentrato al cento per cento sulla stesura definitiva delle canzoni e sul piano di registrazione così da essere più veloci in seguito. E poi speriamo di ripartire il prima possibile e alla grande coi concerti.

8. Grazie della disponibilità, lasciate un saluto ai nostri lettori!

Ciao ragazzi! Grazie per aver letto l’intervista! Mi raccomando teniamo botta che questo periodo passerà. Keep on rockin’!