Intervista a Sue

Benvenuta su system failure. Ci puoi parlare del tuo percorso artistico fino a qui?

Ho iniziato a cantare all’età di 14 anni, nonostante la fortissima timidezza che mi caratterizzava, il palco è stato la mia prima vera prova da affrontare. Da lì in poi si sono susseguite una serie di formazioni che mi hanno vista protagonista come voce femminile principale (Overwhelmers, Susanna&Lestofunky). Ricordo con molto affetto l’attivissima attività live dei Be Sharp, il mio gruppo storico (più di 20 anni di attività), con il quale ho realizzato il mio primo Ep autoprodotto: “Sidiesis”. Diverse sono state, poi, le collaborazioni anche con progetti inediti come l’album realizzato con il produttore Daniele Santomauro dove ho prestato la voce per il disco “In fondo all’anima”. Collaboro inoltre con una big band reggae come corista, i Rootical foundation con i quali ho calcato palchi importanti sia nazionali che internazionali (Campovolo, Overjam Festival, Rototom Sunsplash festival). Nel 2017 è nato il mio primo progetto di inediti, SUE. La voglia di incanalare tutti questi anni di musica ha reso possibile la realizzazione di brani inediti in cui inserire il mio background musicale coltivato in tutti questi anni.
La scelta delle persone giuste con cui condividere la parte musicale lo ha reso concreto e attivo fino ad oggi.

Come nasce una tua canzone? Parla del processo creativo alla base….

Le canzoni nascono sempre da delle intuizioni, riflessioni, pensieri che sento di dover fermare perché rappresentano dei messaggi che voglio poter ricordare anche a distanza di tempo, per svariate ragioni.
Spesso racconto di me, magari servendomi di metafore, storie, personaggi, luoghi, ironia, altre volte racconto le storie degli altri. Storie che trattano argomenti a me molto vicini, che rappresentano dei valori di vita, imprescindibili, come la violenza sulle donne, ma non solo. A livello tecnico parto sempre dal testo collegato ad una melodia che poi viene sviluppata attraverso lo strumento e, in seguito, all’arrangiamento. E’ curioso il fatto che capisco che un’intuizione, un inizio di melodia, un principio di canzone valga la pena di essere sviluppata quando il brano (seppur in forma embrionale) diventa per me una vera ossessione: lo ascolto molte volte durante la giornata, ne ho un bisogno fisico, mi emoziona, mi entra in testa e non mi lascia più.

Quali sono i tuoi ascolti degli ultimi tempi?

I miei ascolti principali riguardano il cantautorato al femminile, quello del sottobosco, legato alla musica bella delle mie colleghe cantautrici. Ascolto molto le loro produzioni. Poi rimango fedele anche ad alcuni artisti che amo molto, da sempre, come Margherita Vicario, Mannarino e Niccolò Fabi.

“Quello che ti pare” è il videoclip rilasciato dalla cantautrice milanese Susanna Cisini in arte “Sue” in occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Quanto è importante parlare di questo argomento? Inoltre, secondo te, quali sono i motivi che scatenano la violenza contro le donne?

E’ fondamentale. Purtroppo i numeri e le statistiche che riguardano la violenza sulle donne sono preoccupanti e lo sono stati, ancor di più, durante il periodo di lock down. Ma non mi rivolgo solo agli omicidi. Gli articoli, le notizie e il vissuto quotidiano ci portano a ritenere che in Italia la strada nei confronti della violenza riguardo anche agli stereotipi di genere sia molto lunga. L’Italia è stata per molto tempo un paese patriarcale, questo ha permesso il radicarsi di alcune abitudini culturali, familiari, sociali legate a stereotipi di genere che hanno condizionato il pensiero di intere generazioni, hanno limitato alcune scelte e hanno giustificato alcune azioni. Di strada se n’è fatta tanta per raggiungere la libertà di diritti, di responsabilità e di posizioni lavorative da parte delle donne ma anche in questo senso il percorso è ancora molto lungo. Questa discrepanza tra ciò che era il passato e ciò che è il futuro spesso crea ancora del disagio nelle dinamiche di alcune relazioni che diventano poco sane in breve tempo. Questa difficoltà nel dover gestire il cambiamento e le donne moderne crea spesso tensione, ansia e molto spesso genera violenza. E tutte le volte che una donna viene insultata, osteggiata, screditata, non incoraggiata nelle scelte di lavoro, di immagine e di vita, si parla di violenza. Ritengo quindi sia giusto che ci sia una giornata nazionale che ci ricordi quanto ancora dobbiamo percorrere per ottenere alcuni diritti e libertà di azione ma mi batterò affinché un giorno venga eliminata.

Spesso abbiamo parlato sul nostro sito del fatto che la società odierna è spesso società della “porno-immagine” come pure una società tanto sessista. Cosa pensi a riguardo?

Come dicevo prima l’Italia è spesso condizionata da quelli che vengono definiti gli stereotipi di genere che, condizionano inevitabilmente, anche il modo in cui guardiamo l’altro. Crediamo quindi che le donne siano finalmente libere di essere padrone del proprio corpo, di goderselo e di mostrarlo nelle forme in cui credono ma poi vengono accusate di meritarsi una violenza per quella gonna troppo corta. Crediamo che le donne siano giustamente libere di viversi una propria sessualità ma quando questa viene strumentalizzata, messa in evidenza, la donna viene incolpata (e costretta a dimettersi). Crediamo che le donne abbiano raggiunto una dignità di immagine quando incappiamo in un video di un rapper famoso…

Quanto è importante che la musica serva per sensibilizzare il pubblico su determinati argomenti?

Da sempre la canzone è un contenitore e la musica un mezzo per comunicare, potente. Utilizzare la musica per “portare in giro” un messaggio significa avere la possibilità di arrivare a molte persone, per questo è importante servirsi di questo mezzo universale.

Come è stato collaborare con Brace Beltempo?

Per me non è semplice stare di fronte alla telecamera, “recitare”, cantare, guardare in modo intenso l’obiettivo durante un videoclip. Ho deciso di lavorare con Brace e sceglierlo per tutti i miei video perché, oltre ad essere un grande professionista, è una persona solare che dimostra molto entusiasmo per il suo lavoro e lo esprime sul set, in pre-produzione e dopo. Il suo modo di fare, da sempre, mi fa sentire a mio agio di fronte all’obiettivo e con lui riesco ad esprimermi al meglio. Ci conosciamo da tempo e, ormai, mi lascia gestire in autonomia le produzioni dei miei video.

“Quello che ti pare” è un brano pop ritmato, con un ritornello facile da cantare e un bridge più riflessivo. Tra i tanti generi musicali perché la musica pop?

Il pop è un genere che ho sempre ascoltato, fa parte del mio bagaglio, quindi mi viene spontaneo scrivere melodie pop. Mi piace l’idea che il significato di pop sia da intendere più legato per la sua valenza popolare che commerciale perché i brani di Sue spesso si distinguono per essere delle storie e dei racconti.

Come stai vivendo l’emergenza coronavirus? Come passi le giornate?

Da subito ho individuato nel “primo” lockdown un’opportunità. Spesso mi capita di sforzarmi di cercare delle possibilità in ciò che sembra solo un momento di sconforto. In quel periodo sono nate infatti collaborazioni (Unisona collettiva, un collettivo di cantautrici), produzioni, conoscenze, possibilità: mi sono dedicata alla musica e mi sono resa più indipendente nell’accompagnarmi con la chitarra perché spesso ho partecipato a dirette in cui venivo invitata come ospite. Mi mancava la condivisione con i miei musicisti ma ho cercato davvero di buttarmi in ogni occasione che mi si presentava. Questo secondo blocco lo sto vivendo in modo diverso. Sento che la musica ha bisogno di essere rispettata di più, la cultura è stata messa ai margini in modo spesso incoerente rispetto ad altre decisioni prese nei vari dpcm. Non ci sono più molti concerti in streaming, interviste, dirette, il mondo della musica è un po’ come se fosse in lutto. Io stessa ho deciso di espormi per quanto riguarda il lancio del mio singolo “Quello che ti pare” ma non ho molta voglia di essere coinvolta in concerti e dirette senza un senso specifico.

Siamo in un mondo in crisi climatica, economica e climatica. Quale è il ruolo della musica in questo mondo?

La musica può sicuramente sensibilizzare rispetto alcune tematiche importanti, in questo senso può essere veicolo di riflessioni e di azioni.

Il coronavirus è al centro del dibattito mediatico. Non trovi che si sta trascurando il tema del cambiamento climatico tanto sensibilizzato da Greta Thunberg?

Il coronavirus ha attirato la nostra attenzione, ma anch’io credo che tra non molto dovremo fare i conti con una grande crisi mondiale per cui, purtroppo, non esisterà vaccino. Non abbiamo molto tempo per salvare il nostro pianeta le cui risorse stanno esaurendo. Inoltre, la situazione di emergenza sanitaria ha contribuito a creare un disagio ecologico, mi riferisco alle mascherine presenti nei nostri mari e l’incremento di plastica monouso.

Per finire, saluta i nostri lettori e dai qualche consiglio a qualche artista che sta muovendo i primi passi nel mondo della musica…

Ciao a tutti! Per gli artisti consiglio di trovare una bella squadra, fatta di professionisti ma anche di persone che stimate molto. Sarà dura, vi verrà voglia di mollare, spesso, ma credeteci fino in fondo perché il percorso è in salita ma il panorama è bellissimo.