Intervista a Sara Rados

Come ti sei avvicinata al mondo della musica?

Direi che è un percorso tuttora in atto, fatto di tempo e tempi, scene e scenette differenti. Dallo studio della musica, nelle scuole o da autodidatta, che è cominciato quando ero poco più che bimbetta, alle lunghe sessioni di ascolto della musica degli altri, stesa sul letto della mia camera di adolescente, ai concerti in giro, a volte belli, altre brutti. Il mondo della musica me lo immagino come un videogame con gli schemi potenzialmente infiniti 🙂

Come hai conosciuto i Progetti Futuri? Come è cominciata questa collaborazione?

Michele, Gabriele e Sergio sono innanzitutto amici incontrati nel tempo (e nell’ordine in cui li ho scritti). Chiacchierare è sempre stata la chiave di partenza per poi sviluppare tutto il resto!

“Discovivo”(BlackcandyProduzioni) è il nuovo album di Sara Rados e Progetti Futuri. Lo puoi presentare brevemente ai nostri lettori? Ci puoi parlare della sua genesi?

Disco Vivo è nato da un brainstorming lunghissimo dove mentre tutti i suoi aspetti si assemblavano e prendevano forma. Nessuno di noi capiva bene cosa sarebbe venuto fuori alla fine. L’input è nato una mattina che Sergio è passato a prendersi un caffè da me e mi ha sgridato perché dopo tanti anni che suonavamo in giro per Firenze e limitrofi forse era arrivato il momento di far conoscere la nostra realtà a più persone di quelle che può contenere un pub. Credo sia per questo che ci abbiamo creduto così tanto, che è stato così emozionante farlo e spero davvero che tutto ciò arrivi a chi lo ascolta e lo guarda perché Disco Vivo è anche un Disco che si guarda, grazie all’apporto preziosissimo di Agustin Cornejo.

Agustin Cornejo. Come è collaborare con lui?

Agustin mi fa impressione, in senso positivo 🙂 A parte il fatto che ancora non ho capito se dorme mai. Ma poi ha un talento davvero grande e in più cose (oltre a essere bello come il sole). E’ un chitarrista formidabile, ha un gusto pazzesco. E’ un fine conoscitore e ascoltatore della musica altrui. Sa fare le pubbliche relazioni di natura, non è costruito ( e per questo tutti noi lo invidiamo “abbestia”). E poi, come se non bastasse, è un ottimo video maker. L’ho intercettato per caso, sui social, perché avevo scritto un annuncio. Qualche giorno dopo la chiacchierata con Sergio, perché stavo cercando un operatore video che ci riprendesse quando si suonava coi Progetti Futuri, con in testa un’idea ancora piuttosto famosa di Video Concerto…

Ci puoi parlare pure di come è nata “BandiereSporche”?

Come racconto sempre ai live, Bandiere Sporche è nata una mattina di Dicembre, di queste mattine di Dicembre contemporanee, in cui fa caldo e sembra Aprile. Ero depressa, ma ciò non mi ha impedito di portare mia figlia al parco a giocare. Mentre lei andava felice su e giù sull’altalena, mi si è avvicinata un’altra bimba, piuttosto piccolina, che ha cominciato a prendermi a calci negli stinchi, dicendo “Sorridi, è Natale!”. Qualcosa si è sciolto dentro. La depressione, alla fine, ha sempre bisogno che la muraglia che ti crei dentro,venga abbattuta da un’epifania. E così la giornata è proseguita più serena, quasi riappacificata. La sera, dopo aver messo a letto mia figlia, ho scritto Bandiere Sporche.

Bandiere Sporche” è un canto folk, segreto, che si apre a chi è in ascolto, per dire quel che vede nel mondo”…puoi commentare queste parole?

La coscienza politica, al giorno d’oggi, può basarsi solo su due cose: la sincerità che si ritrova nel discorso intimo, prima di aprirlo al fuori. E il riappropriarsi del Tempo, che ci stanno levando dalla testa e dal corpo con muta, quotidiana violenza. Ne sono convinta. E se sembro arrogante, in tutta onestà, non me ne frega nulla 🙂