Intervista a PNGazers

1)Benvenuti su System failure. Potete parlarci del vostro percorso artistico fino a qui?

Nel 2016 abbiamo riunito le forze di alcuni musicisti dell’area di Pordenone/Sacile/Vittorio Veneto per dare il via ad una produzione originale, da proporre esclusivamente in lingua italiana e che potesse collocarsi in posizione diametralmente opposta al “mainstreming” e alla musica “usa e getta”

2)Parlateci anche del vostro background musicale e nominate 3 album che hanno segnato la vostra vita…

La maggior parte di noi arriva da esperienze di punk e post-punk/new-rock degli anni 80, con militanza in band venete e friulane che avevano raggiunto anche una discreta notorietà extra-regionale.
Impossibile rispondere alla domanda sui tre album: troppo pochi. Ce ne sarebbero almeno trenta…

3)Come è nata in voi la passione per la musica?

Discorso lungo… per semplificare crediamo che la musica sia una delle “idee innate” nell’uomo e che basti uno stimolo minimo per farla esplodere come passione. Probabilmente le frequentazioni ed amicizie dell’adolescenza diventano l’innesco principale.

4)Ci raccontate la genesi di “Dove il mio pensiero brucia”? Inoltre, dove è stato registrato?

Il CD doveva essere un semplice demo, di qualità medio-bassa, da distribuire durante i concerti agli amici e fans. Abbiamo deciso di registrare tutti i pezzi “in diretta”, cioè da esecuzione live della band, limitando al massimo le sovra-incisioni. Lentamente il lavoro ha invece preso forma e anima ed è diventato un prodotto più serio. Il merito è anche dell’ Artesonika Recording Studio di Pordenone.

5)Trovato qualche difficoltà nella registrazione del disco? Qualche aneddoto particolare a riguardo?

Nessuna difficoltà particolare…Ci siamo auto-finanziati utilizzando la “cassa comune” della band, in particolare il premio in denaro ottenuto al Caneva Music Contest.

6)Su quale traccia del disco dovrei soffermarmi e perché?

Direi l’ultimo pezzo che abbiamo composto, “Quello che vedo”. Rappresenta un punto di incontro perfetto fra testo impegnato, quasi da vecchio cantautorato italiano, e sonorità post-punk. L’inserimento di una drum-machine e degli archi contribuiscono a nostro avviso alla riuscita di un mix molto efficace.

7)Ci parlate della cover del disco?

Abbiamo scelto di rifare “Polvere” di Enrico Ruggeri, artista che stimiamo molto nel panorama italiano (il pezzo non è ascoltabile su Bandcamp). Il remake è nettamente sbilanciato verso suoni più aspri e taglienti ma abbiamo rispettato al massimo il cantato.

8)Due domande emozionali. Con “Una parola di cinque lettere” avete ottenuto il primo posto nel “Caneva Music Contest” 2017. Come è stato vincerlo, che emozioni avete provato? Che provate quando suonate?

“Una parola di cinque lettere” è un pezzo molto intenso anche se cupo. La protagonista è la giovane Mary che subisce violenza. La maggiore emozione deriva dal poter condividere con l’ipotetico ascoltatore un messaggio e percepire che il messaggio è arrivato. Ci riempie di orgoglio soprattutto riuscire a ottenere un riconoscimento in un contest con un pezzo “difficile”, il che ci porta a insistere con il nostro progetto: in Italia si può ancora proporre buona musica ed arrivare al di fuori di una sala prove.

9)Come nascono le vostre canzoni? Parlate del processo creativo alla base…

Al momento, i testi e i giri armonici sono frutto del lavoro di Francesco. Ci si ritrova nella nostra bellissima sala prove per mettere a punto l’arrangiamento strumentale e le linee vocali.

10) I vostri testi sono molto poetici. Quali sono le fonti di ispirazione per le vostre canzoni?

Nessuna fonte in particolare… Le emozioni di un momento, un ricordo, una notizia letta sul giornale…La vita, quella vera, lontana dagli happy hour/apericena/pollo alla brace + birra a 5 euro. Ci piace raccontare storie di personalità difficili, tormentate, per non dire ai margini della società.

11)Quali sono i vostri punti di forza secondo voi, quelli che possono avvicinare un nuovo eventuale ascoltatore?

Una nuova sonorità e una storia da ascoltare.

12)Dove sognate di suonare?

Ovunque, dove ci possano ascoltare con attenzione, da un piccolo circolo acustico (a proposito, ci siamo già esibiti con soddisfazione in alcuni set semiacustici e il 19 maggio p.v. ripeteremo l’esperienza ad Udine) a un auditorium di qualche capitale europea.

13)Con quale artista indipendente vorreste collaborare?

Al momento non abbiamo aspettative di questo tipo. Abbiamo una certa età (buona parte di noi oltre i 50 anni) e forse ci piacerebbe di più diventare quasi un riferimento per giovani band… Se dovessimo fare qualche nome nel panorama italiano sicuramente Manuel Agnelli o Massimo Zamboni.

14)Per finire, un saluto ai nostri lettori…

Prima del saluto un ringraziamento a System Failure e al suo capo-redattore, per l’importante lavoro a sostegno della musica originale e indipendente. Il nostro saluto va a tutte le anime sensibili che vorranno ascoltare le nostre storie e capire che non c’è solo depressione e cupezza nei nostri testi e nella nostra musica. Andando ad approfondire e scavare negli angoli più bui e scomodi permette poi di risalire in superficie con un rinnovato bagaglio di conoscenza e di energia vitale.