Intervista a Olita

Benvenuto su system failure. Ci parli del tuo percorso artistico fino a qui?

Salve a tutti e grazie per lo spazio che mi state dedicando. Ho cominciato a suonare la chitarra a 14 anni da autodidatta e successivamente mi sono perfezionato in varie scuole di musica. Ho suonato e suono il blues, un amore senza fine. Proprio per lui e per ciò che scrivevo inizialmente, mi sono trasferito all’estero per ascoltare un po’ di voci fuori dal coro e crescere personalmente e musicalmente. In Italia, prima della mia partenza ho suonato in diverse realtà e formazioni. Spaziavo dal blues al rock, a qualche vena country e jazz. In Belgio, dove mi sono trasferito e vivo, suono con molte persone e gruppi, tra i quali la Gap’s Orchestra. Con loro ho fatto le esperienze più esaltanti, dal suonare per le strade d’Europa e d’Italia, ad essere più volte in vetta ad uno dei maggiori festival di Buskers. Ora scrivo e compongo musica come quella che conoscete e collaboro con diverse persone anche per altri progetti (musica per il teatro ecc…)

“Suo padre lo “battezza” facendogli ascoltare i grandi cantautori italiani e pionieri della musica americana come De Andrè, Dalla, Elvis Presley, Chuck Berry, BB King, Ray Charles e Eric Clapton”. Cosa ti hanno lasciato questi grandi nomi?

Mi hanno lasciato tutto! Tutt’ora, quando la testa o le mani non ne vogliono sapere, mi rifugio nei loro consigli suonati e cantati. Molte parti delle mie armonie prendono spunto dal bagaglio che questi grandi artisti hanno confezionato per tutti noi.

Gabriele Roia. Come l’incontro con questa persona ha cambiato la tua vita?

Io e Gabriele siamo amici da molto tempo. Ha cambiato la mia vita il fatto che è una persona sulla quale poggiarsi e contare sempre. E’ sincero e determinato: quando gli ho proposto di scrivere un po’ di pezzi insieme è stato disponibile da subito nonostante gli impegni e il tempo trascorso senza frequentarci. Senza i suoi spunti, questi brani sarebbero diversi e senz’altro suonerebbero in maniera decisamente meno viva.

Street tour in giro per l’Europa (Germania, Polonia, Italia). Cosa ricordi particolarmente di questa esperienza?

Quando sei per le strade senza un pubblico certo e senza la certezza di una paga, ricordi la forza che ti accomuna ai tuoi compagni d’arme e le risate per smorzare le delusioni. Una buona dose di ricordi vengono evocati anche dalle problematiche logistiche alle quali si pone rimedio in modi che non pensavi nemmeno di conoscere. Comunque ho documentato le esperienze sul mio canale YouTube ( http://bit.ly/2XCKzEK ), dove si può trovare qualche nostra avventura.

Strassen Musik Festival di Ludwigsburg: una volta secondo, una volta terzo. Puoi commentare queste mie parole?

Questo fa parte delle soddisfazioni di portare la musica Italiana all’estero ed essere premiato per quello che fai e nient’altro. Il massimo è portare il tuo lavoro da zero a cento in pochissimi passi, ma ciò non significa che non ci sia un lavoro dietro, anzi! Il festival in questione è un buskers festival, quindi ci si esibisce per una ventina di minuti in vari punti di un parco enorme e bisogna collezionare più voti possibili. Il festival dura tre giorni, ma in tutto ci si esibirà per due ore. Catturare l’attenzione e il cuore delle persone in così poco tempo è un successo vero.

L’indie. Perché proprio questo genere musicale?

L’indie è un genere musicale dal quale ti aspetti qualsiasi tipo di cosa, ma anche nulla di particolare. Io personalmente cerco di dare il massimo in ciò che faccio, e muovermi in un ambiente che non ha canoni da rispettare mi piace molto. Posso conciliare la mia anima blues con quella cantautorale, e rinchiudere tutto in un concetto e non in un genere musicale specifico. E’ bello perché è un modo di arrivare a moltissima gente esattamente come te. Rino Gaetano in una delle sue canzoni più belle dice “si, devo dirlo ma a chi? Se mai qualcuno capirà, sarà senz’altro un altro come me”. Questa è la frase più indie che esiste e non serve aggiungere altro.

Abbiamo pubblicato “Nebbia”. Ci parli della genesi di questa canzone? Di cosa parla?

Nebbia parla di un rapporto di coppia logoro che, nonostante ciò, non finisce. La canzone gira intorno ad un pensiero di uno dei due che si sviluppa in un attimo e si conclude con una scintilla di passione vecchia ma sempre nuova. Come altre canzoni che ho scritto ma che ancora non sono uscite, ho preso ispirazione da alcune cose che mi sono state raccontate, mescolate a delle immagini che sono intorno a noi. Le persone e i luoghi che mi circondano sono il 90% della mia ispirazione.

Quale è la differenza tra “Nebbia” e i tuoi singoli precedenti?

Credo di essere abbastanza lineare nella mia scrittura fatta di pensieri e immagini. Qui secondo me esce anche la mia anima musicale più pura. Ero presente dall’inizio alla fine in studio, cosa che per gli altri pezzi non è stata sempre possibile per via del fatto che vivo all’estero.

Suonare per una band e suonare per se stessi. Quale è la differenza?

Sembra strano ma non c’è molta differenza. Ovviamente in una band devi sottostare al sound che si vuole creare. Quando scrivi la tua musica è la stessa cosa solo che il sound lo decidi tu con gli arrangiatori, se ne hai. E’ un circolo virtuoso perché i gruppi con i quali suoni non fanno mai un genere che non conosci e nonostante non sia il tuo progetto, non ti costa troppa fatica adattarti alle richieste. Come tutti i lavori in cui si costruisce qualcosa, il team è tutto.

Come nasce una tua canzone? Parlaci del processo creativo alla base…

Una canzone può nascere in qualsiasi momento. Non saprei descrivere il processo creativo nel dettaglio. Principalmente metto per iscritto dei pensieri e delle frasi che ho in mente e poi ci lavoro. Le canzoni più belle nascono quando c’è il connubio perfetto strumento-parole. Intendo quei momenti in cui sono con la chitarra in mano, mi arriva un lampo in mente e lo canto subito. Negli ultimi anni però, molto lo fanno anche i suoni: sono lì che provo un chorus o un riverbero particolare sulla chitarra o su una tastiera e si crea un mood che mi ispira le parole.

Stiamo vivendo un periodo nebbioso e oscuro: l’emergenza per il Covid-19. Come vivi le tue giornate? Come stai reagendo?

Il periodo non è certamente buono per la musica e l’arte in generale, io però insegnando musica e chitarra lavoro in remoto o dal vivo con le dovute precauzioni. Credo di essere una persona aperta all’adattamento e questo mi sta salvando. Siamo in una di quelle fasi di estremo cambiamento e quindi serve estrema flessibilità mentale. Per quanto riguarda la musica live, ho provato a fare delle cose sui miei canali social e sulle piattaforme video. Sto mettendo in cantiere un canale Twitch. Mi piacerebbe dare costanza alla musica dal vivo ma il contenuto per me è fondamentale e sarebbe controproducente buttarsi su una piattaforma senza avere un progetto lungimirante.

Di certo il settore musicale è uno dei più danneggiati dalla pandemia. Come potremo riprenderci per il futuro?

Credo che le cose ricominceranno e basta. Quando penso al futuro non penso ad una ripresa, bensì ad un inizio. La ripresa è per quei settori che hanno rallentato e piano piano si riprendono, noi ci siamo arrestati e quindi bisognerà ricominciare. Sono fiducioso perché questa disgrazia è successa durante l’era dell’home recording e dell’avanguardia tecnologica. Se proiettassimo questa pandemia negli anni ’60 – ‘90, dovremmo immaginare anni in cui produttori, musicisti etc non avrebbero potuto incontrarsi per fare quei dischi che oggi amiamo alla follia. Noi possiamo scrivere, registrare idee, canzoni e album interi senza la stretta necessità di trovarci nello stesso posto. La musica dal vivo è ferma ma la musica no, e tanto basta per immaginarsi un futuro roseo.

Saluta i nostri lettori e dai qualche consiglio a chi vuole muove i primi passi nel mondo della musica…

La musica è arte ma anche lavoro e perciò servono costanza, disciplina, determinazione, voglia di migliorarsi e necessità di criticarsi. Non esistono scorciatoie e non esistono cose migliori o più facili di altre. Il mio consiglio è di smetterla di regalare i soldi a chi promette risultati assurdi in poco tempo. Queste due cose insieme sono un ossimoro. Vi ringrazio moltissimo per lo spazio che mi avete concesso e dedicato. Vi abbraccio forte e mando un caloroso saluto a tutti i vostri fantastici lettori e sostenitori. Ciao raga!

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