Intervista a Mo’ Jake

Benvenuti su system failure. Ci potete parlare del vostro percorso artistico fino a qui? Come vi siete conosciuti?

Tre di noi hanno una lunga attività Live insieme (Vittorio, Alessandro e Fabrizio): è capitato di suonare insieme con Francesco Miele ed è scattata la scintilla del blues e l’idea del disco. Facciamo parte di quel piccolo esercito pacifico di musicisti blues che, malgrado tutto, sopravvive a tutte le mode musicali.

Come nasce una vostra canzone? Parlate del processo creativo alla base….

Di solito è Vittorio che prepara una demo sulla quale lavorare e provare in studio. Ciascuno di noi poi aggiunge la sua idea di suono, i suoi colori e in un paio di stesure il brano diventa definitivo. Alla base c’è sempre il suono che ci gira in testa: trovato quel suono, il resto scorre veloce.

C’è un filo rosso che collega le vostre canzoni? Di cosa parlano? Dove traete l’ispirazione per i testi?

Ci piace raccontare storie di persone e dei loro sentimenti più profondi, più nascosti; raccontare il disagio di vite difficili di una realtà urbana o le esistenze malinconiche di una piccola città rurale. Gli spunti sono trafiletti di giornale, cronaca nera come in Big Black Mary, oppure certi eventi particolari come nel brano Traders in the rain, scritto dopo aver visto i traders della Lehman Brothers lasciare il grattacielo nella City dopo il fallimento. Mischiamo il tutto con un po’ di fantasia e in qualche caso della perfida ironia.

Perché avete scelto il blues tra i tanti generi musicali? Quali sono i vostri ascolti del passato e del presente?

Perché il Blues è qualcosa che hai dentro. E’ come un buon piccolo diavolo che non riuscirai a mandare mai via. Abbiamo ascoltato (e a volte suonato) letteralmente di tutto, dai Beatles a Frank Zappa, da Miles Davis a Gianni Morandi. Poi un pomeriggio ti siedi e metti su un disco di John Lee Hooker, e ti purifichi.

Abbiamo recensito “Uh! Uh!”(artwork sotto), un’opera pregevole…Ci parlate del giorno in cui è stato registrato. Fateci emozionare…

Più che emozionare vi facciamo divertire. E’ stato un giorno di ordinaria follia: ci siamo radunati in studio una domenica mattina, assonnati e stanchi perché avevamo suonato la sera prima. Abbiamo trovato lo studio pronto (MStusdio Center – Cervaro) e perfettamente microfonato da Fabrizio Migliorelli che vogliamo ringraziare ancora. E’ subito scattata la telepatia del musicista e le note hanno iniziato a volare per aria come farfalle. A un cesto punto abbiamo sentito una banda per strada e i fuochi d’artificio, una specie di New Orleans in Ciociaria. E con la banda è arrivato cibo di casa buonissimo. Alla fine è stata una domenica tra il mistico e il rustico.

Ho notato un’armonia tra i vari membri della band che non sempre si riscontra in una formazione. Come si è generata questa alchimia?

Nasce tutto dal SUONO, tutto maiuscolo. Abbiamo in testa le stesse sonorità e quindi ci capiamo al volo. Poi c’è l’esperienza di chi ha suonato tanto dal vivo e ha imparato la prima regola del Blues: non strafare perché rovina l’atmosfera, il mood.

Datemi un luogo che meglio possa rappresentare la vostra musica…uno solo e ditemi perché….

Probabilmente Chicago e tutto quello che c’è intorno. Tanta vita, tanto freddo fuori, ma tanto calore dentro.

In un mondo come il nostro con crisi climatica, sanitaria ed economica quale è il ruolo della musica?

La musica ha il ruolo che la società le riconosce in determinato periodo storico: può semplicemente divertire, emozionare e naturalmente far riflettere. Sono le orecchie di chi ascolta ad avere un ruolo fondamentale: chi non vuole sentire, spesso non vuole capire.

Oltre la musica che arti preferite?

Abbiamo tutti una grande passione per il cinema d’autore. Il nostro grande sogno sarebbe poter scrivere una colonna sonora per un film di Scorsese.

Con quale artista o band del presente o del passato vorreste collaborare o suonare?

Ok apriamo il libro dei sogni: Tom Waits e se quel giorno ha calcetto, Joe Henry.

Per finire salutate i lettori di system failure e suggerite loro una canzone del vostro album o dei versi che vi stanno a cuore….spiegando anche il perché…

Scelta difficile perché ogni canzone del disco è una piccola storia, ma la title track UH! UH! forse le ricomprende tutte. I versi “At the Crossroad you won’t find any answer and no reason why”: le nostre risposte e le nostre ragioni ce le abbiamo dentro. Inutile aspettarle al crocevia della vita. Con questa perla di saggezza vi ringraziamo molto, e se siete arrivati fino in fondo a questa intervista, siete arruolati nel nostro piccolo esercito pacifico del Blues.