Intervista a Michela

Benvenuta su system failure. Fin da piccola hai dato tanta importanza alla scrittura. “Quaderni e quaderni di pensieri, storie, frasi e riflessioni”. Cosa ricordi di quei giorni? Cosa ti spingeva a scrivere particolarmente?

Ciò che ricordo della mia infanzia è racchiuso in tre semplici parole: musica, scrittura e danza. Scrivevo di continuo e inventavo storie per non annoiarmi. Spesso mi calavo in personaggi che inventavo e scrivevo le loro storie, i loro paradossi, li segnavo, li studiavo e poi a fine giornata li mettevo in una grande scatola pronta a raccogliere tutto il mio mondo. Ciò che mi spingeva a scrivere però era nascosto nella mia difficoltà ad esprimere ciò che sentivo. Banalmente, la scrittura non era altro che un rifugio per una bambina che aveva difficoltà a confrontarsi direttamente con la realtà… Spesso infatti sbagliamo l’approccio alla vita dei grandi, nella scrittura potevo essere me stessa e non mi sentivo giudicata.

Dalle parole alla musica. Come è avvenuto questo passaggio? Qualche particolare aneddoto?

Naturalmente, ascoltando tantissima musica in casa divenne normale per me associare alla musica un tempo ben preciso, una ritmica, una storia. È stato così naturale che neanche mi sono resa conto. Praticavo danza, ero abituata a ballare a tempo, a seguire gli accenti della musica, a fissare i passi all’interno di una ritmica ed un tempo ben preciso. Allo stesso tempo scrivevo e adoravo guardare mio padre suonare la batteria o suonare la chitarra. Quando hai in mano questi tre strumenti scrivere di musica diventa quasi automatico. Ricordo il primo brano che scrissi, avevo sei anni, mi immedesimai nei panni di una donna che aspettava il marito a casa stanca tornare dal lavoro. Parlai della forza della donna che decide di lasciare il marito perché intrappolata in quella casa. La canzone era intitolata “dove vai”, a pensarci adesso mi fa molto ridere.

I provini nel garage, una sorta di piccola Steve Jobs, insomma. Forse c’è un piccolo Steve Jobs in ognuno di noi, una grande mente creativa secondo me. Puoi commentare queste mie parole?

Credo sia bellissimo il concetto di garage e di quattro mura. Spesso incontriamo nella nostra vita persone che hanno creato qualcosa, avuto una bella idea, inventato un nuovo modo di pensare a prescindere dalla forma o dallo strumento in cui questo poi è concretizzato. Per quanto riguarda la mia musica credo che non sarebbe così autentica e così vera se non fosse stata per anni intrappolata in quattro mura che hanno raccolto la mia forza creativa a dismisura. Arrivi ad un certo momento in cui hai assolutamente bisogno di esprimerti oltre il limite che hai creato. Mi sono accorta che le mie mura non erano abbastanza, il mio garage era troppo buio e troppo piccolo, avevo bisogno di un pubblico. Potranno passare anni, anche altri tantissimi anni, ma niente mi darà la forza e la passione che mi hanno dato le nottate in garage a scrivere e ad incidere musica.

“Farfalla”. Ho avuto il piacere di ascoltarlo in anteprima da addetto ai lavori. Ho notato varie cose: diversi generi musicali che si compenetrano, un flow coinvolgente, tanta intensità nel cantato e nei suoni etc. Ci parli della genesi di questo tuo album?

La mia idea di farfalla oltre al significato vero e proprio era quella di creare un ambiente fluido e malleabile nel quale io potessi nuotare senza aver paura di rischiare andando oltre dei limiti anche stilistici. Nella mia idea di arte c’è grande libertà di esecuzione e sperimentazione. Prendi una ragazza di 18 anni, nuova nel mondo della musica, con tantissima energia e fame di musica. Mi sono ritrovata ad esprimere tutta la mia creatività all’interno di sette canzoni, volevo che fossero piene di suoni, di influenze, di sensazioni…un vero e proprio volo. Il mix di generi non è altro che la rappresentazione del caos e del disordine nella mia testa e di come questo, abbinato alla musica diventi non solo un grande spazio fluido in cui potersi ritrovare ma anche un grande punto di riferimento per chi ama il sentimentale e il pop come me.

Quale canzone di “Farfalla” preferisci e perché?

La mia canzone preferita è “Balla ancora…”. Il significato è molto interessante: un inno al coraggio e alla forza di perseverare nell’arte, una cosa che io ho sempre avuto. Adoro la parola “ancora”: rappresenta la continuità ma anche il procedimento, il processo, il continuare l’azione. Finire il disco con la parole ancora per me era estremamente importante.

Perché lo hai chiamato “Farfalla” e di cosa parlano i testi?

Sin da piccola sono sempre stata affascinata dalla farfalla, un animale enigmatico ed interessante. La farfalla difatti non nasce farfalla ma bruco e trasformandosi nella crisalide spicca il volo come farfalla. Ho deciso di creare un album che potesse rappresentare questo concept nella maniera più interessante possibile. Parto da un brano molto malinconico, “questa sono io”, un brano che parla di dispersione e di ricerca di se stessi (come una farfalla che non sa ancora di essere il corpo di una farfalla) e concludo con copia incolla e Bella ancora, due inni alla forza di una farfalla che ormai ha spiccato il volo. Tutto il disco è attraversato da una grande radice e minimo comune multiplo: quella dell’amore e sentimentalismo legato alla natura. Infatti, non sarei la stessa se non avessi attribuito al concetto di farfalla un concetto più profondo di arte dietro.

“Copia e incolla” ha superato in poco tempo i 30mila streaming su Spotify. Secondo te perché questa canzone funziona così bene? Presentala ai nostri lettori….

Sono certa che ha avuto un riscontro per tanti motivi: innanzitutto a un flow molto coinvolgente che ti porta a ballare, una ritmica molto interessante, una produzione particolare, nuova e fresca. Ho cercato di dare quella spinta carismatica e grintosa in un pezzo che critica le doppie facce e gli ignavi. Credo che queste cose insieme siano la formula vincente di questo brano.

“Farfalla” è poesia in musica….Commenta pure queste parole…

Sono onorata di sentire queste parole. Sono sempre stata affascinata dalla poesia, un’arte sublime. “Farfalla” parla in maniera precisa e con un linguaggio per niente banale di alcuni concetti che spingono l’uomo a pensare alla malinconia, al rimorso, alle mancanze, ai rimpianti, alla forza, al coraggio, alla speranza, all’amore, al successo, al desiderio. Sapere di aver parlato attraverso i miei testi e le mie melodie di ciò che capitava nella mia testa durante gli ultimi due anni mi avvicina l’idea che forse, sì, seppur ingenua, farfalla e poesia e musica.

“Balla ancora”. “In questo brano Michela sprona una ragazza a buttarsi, a riprendere i propri sogni in mano e a credere in se stessa”. Quanto è importante per te credere in se stessi, nei propri sogni…

Se non avessi creduto nei miei sogni ora non sarei qui a fare questa intervista. I sogni sono importanti: ci proiettano all’interno di una dimensione futura in grado di poterci sempre soddisfare. È vero, non sempre siamo certi di ciò che ci aspetta nel futuro ma siamo certi che cercando di rincorrere qualcosa sicuramente impareremo da noi stessi. Io vedo il sogno come qualcosa di molto costruttivo. Mi hanno detto di non sognare perché tanto provare era inutile. Ho risposto che a me non interessava far avverare il sogno, interessava sapere di essere proiettata all’interno di qualcosa che mi dava speranza per vivere, una speranza per creare, una speranza per inventare. Io non faccio musica per diventare famosa, non faccio musica per diventare qualcuno, lo faccio perché devo comunicare a prescindere da quello che sarà.

Quali arti ti appassionano oltre la musica?

Oltre alla scrittura, durante gli anni mi sono avvicinata a varie forme di arte. Il teatro , la fotografia, la narrativa, la pittura sebbene non ho il dono del disegno, la moda, il make-up, il cinema.

Se la tua musica fosse un quadro, un libro o un film?

Se la mia musica fosse un quadro, sarebbe il viandante in un mare di nebbia di Frederic. Se la mia musica fosse un libro sarebbe “Una stanza tutta per sé “ di Virginia Wolff. Se la mia musica fosse un film sarebbe qualcosa di dolce, romantico, malinconico e triste.

Qui ti parla una persona davvero nerd: mi appassionano serie tv, cinema, musica, fumetti etc  Ci puoi dare qualche suggerimento se ne hai di serie tv, fumetti, libri o altro che ti hanno colpito?

Mi piacciono i personaggi femminili complessi con carattere. A questo proposito consiglio la visione di “Orange is the new black”. Per quanto riguarda i fumetti adoro Catwoman, è sempre stata una grande icona di forza combattiva. Nella musica citerei tutti coloro che mi hanno reso una persona migliore e che mi hanno insegnato a capire un po di più la vita. Lucio Dalla, Fabrizio De André, Francesco de Gregori, Luigi Tenco ,Rino Gaetano, Mia Martini, Gabriella Ferri, Loredana Bertè, Mina, Lucio battisti e Mogol.

Per finire, parlaci di cosa bolle in pentola per Michela oltre all’album su citato….

Al momento mi sto rilassando anche se mi sembra un po’ difficile. Sono sempre in fase creativa, sto scrivendo il secondo disco che spero di fare uscire alla fine di quest’anno. Chissà, vedremo cosa ci riserverà il futuro. Vi ringrazio tantissimo per questa intervista, è stato un grande onore, ciao ciao.

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