Intervista a Medivh

Benvenuti su system failure. Come vi siete conosciuti?

Ci conosciamo da anni e abbiamo condiviso tante esperienze musicali insieme. Nel 2020 abbiamo deciso di provare qualcosa di nuovo (musicalmente) e ci siamo uniti attorno al progetto Medivh.

Medivh. Perché questo nome?

La risposta seria è così complessa e pesante da raccontare al pubblico che spesso preferiamo un perentorio “Non lo sappiamo neanche noi il perché di questo nome. Suonava bene.”

Perché l’electro-pop/rock tra tanti generi musicali? Inoltre il vostro sound è tanto dark. Perché questa scelta stilistica?

La maggior parte dei brani che abbiamo composto (fino ad oggi) ha atmosfere abbastanza dark, sinceramente abbiamo solo deciso di non porci limiti particolari: tutto parte da idee scarne e lineari (accordi, arpeggi, melodie, beat) sulle quali poi sviluppiamo e aggiungiamo tutto il resto. Ci piace lavorare su ritmi e loop elettronici da mischiare al modo “fisico” di suonare la batteria di Lorenzo che si abbina bene allo stile, al suono, all’energia del basso di Tommaso. Le melodie vocali e l’arrangiamento finale di Emmanuele poi, sono la marcia in più di tutti i pezzi.

“Rebirth” è stato molto apprezzato nel Regno Unito (e negli U.S.A.) dove in pochissimo tempo ha conquistato spazi in riviste musicali come Clout, Flex, PressParty. I ragazzi sono finiti perfino su Daily Advent – Opera News – il sito internazionale con notizie da tutto il mondo (oltre 6 milioni di lettori mensili). Quindi tanta visibilità per questo vostro singolo. Di che parla il testo?

In una realtà che ci mette sempre alla prova dobbiamo avere la forza di rinascere ogni giorno. Dimenticare le angosce e i fallimenti di ieri, per avere il coraggio e la determinazione di vivere oggi. Abbiamo conosciuto una ragazza in questi mesi e abbiamo ascoltato la sua storia. Un incontro fugace, ma intenso abbastanza da lasciare qualcosa di indelebile dentro di noi. Marie Jane è lei. Una sopravvissuta. Forte e fragile allo stesso tempo: nonostante la giovane età ha già sperimentato la caducità dell’esistenza terrena. Ma quello che ha passato l’ha forgiata. L’ha resa capace di risorgere dalle proprie ceneri. Non sa ancora quello che vuole, ma è certa che qualsiasi traguardo da raggiungere le richiederà perseveranza e coraggio. Ogni notte muore. Ogni giorno rinasce per combattere e sentirsi viva. Marie Jane è magnetica, una forza della natura. Lei si nutre di energia, crea e distrugge. Marie Jane è una Dea e noi non possiamo che ammirarla e goderci il suo passaggio nelle nostre vite.

Ci parlate pure della genesi di “Rebirth”?

La possibilità di promuovere il brano a livello internazionale ci ha spinti a scrivere un pezzo che avesse un grosso impatto sia nel sound che emotivo ed è stato il nostro primo test sotto pressione, dover comporre e registrare qualcosa con un fine ben preciso e in tempi brevi. Siamo partiti dal synth bass e dal kick di batteria, poi arpeggio di chitarra e voce. Il resto è venuto da solo, in poche ore. Poco più di 200 secondi di energia allo stato puro. Registrarlo è stato bello e gratificante.

Nella prima metà del 2021 pubblicano il primo EP “WHere’s the Place I Saw in My Dream?”. Potete presentarlo ai nostri lettori in poche righe?

Il primo EP è un viaggio dentro sé stessi, una sorta di catarsi, una purificazione necessaria per affrontare un momento difficile di crisi e di conseguente crescita. Dal punto di vista dell’ascoltatore è un EP dalle molteplici sfaccettature sonore, dove sicuramente ognuno può trovare un brano adatto alla propria playlist, secondo il mood che lo contraddistingue.

Chi sono i vostri modelli musicali?

Tanto hard rock e progressive degli anni 70, Depeche Mode e gruppi e personaggi più attuali, come Porcupine Tree, Billie Ellish, Ramin Djawadi…

Come avete elaborato il vostro sound? Che programmi o tools usate per l’elettronica nel vostro Home Studio?

Siamo dei ricercatori di suoni. Prima di iniziare a registrare abbiamo cercato e deciso con cura il nostro “banco”. Lavoriamo su Logic Pro, ma elencare tutto ciò che utilizziamo per arrivare al risultato finale rischia di diventare una noiosa lista di nomi e brand. Ci piace invece l’idea di raccontarvi quali strumenti suoniamo nel singolo e nel disco: un basso Pedulla di fine anni 90, una Gibson Les Paul 1960, una batteria Gretsch USA.

Se la vostra musica fosse un quadro, una città, un libro o un film?

Un Monet (impressionismo = percezione)
Londra (incontro di culture)
Sogni, ricordi, riflessioni – C.G. Jung (viaggio interiore)

Oltre la musica che arti preferite?

L’arte culinaria!

Riuscite a bilanciare la vostra vita con la vostra carriera artistica?

Non è semplice, ma ce la facciamo. Per fortuna le nostre famiglie ci appoggiano in questo. Non è facile stare dietro a gente come noi…

Per finire, salutate i nostri lettori e parlateci dei vostri futuri progetti musicali….

Ciao a tutti! Ascoltate online Medivh (siamo ovunque Spotify, Apple Music, Tidal, Deezer…) e nel 2022 venite a sentire uno dei nostri concerti: stiamo preparando un live “potente” e di grande impatto, sonoro ed emotivo.

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