
Intervista a LVA
Benvenuta su System Failure. Come ti sei avvicinata al mondo della musica?
Sono cresciuta in una famiglia di musicisti provetti: mia madre è una cantante affermata e mio padre era un bassista. Quando avevo circa 5 anni, mi alzavo la mattina e tornavo con queste melodie tristi al pianoforte. Ho sempre portato con me un profondo e inspiegabile senso di nostalgia.
Come hai sviluppato il tuo sound? Cosa significa per te spingersi oltre i limiti?
Volevo avere il pieno controllo del mio sound, piuttosto che lavorare con un produttore uomo. Mi sono laureata alla University of West London con un Master in Composizione Musicale Elettronica, dove esploravamo una varietà di software nerd e non convenzionali per la musica elettronica e tecnologie musicali interattive per ottenere risultati sonori interessanti. Il suono è portatore di significato. Per me spingersi oltre i limiti significa essere autentici in un modo particolarmente vulnerabile. Dire la verità e assumersi il rischio. L’arte è rischio.
La tua musica è piuttosto stratificata. Come nasce una delle tue canzoni? Che tipo di ambiente crei intorno a te?
Niente può darmi un senso di radicamento come il pianoforte a casa di mia madre… è qui che avviene la magia e nascono le idee. Il mio processo di scrittura di canzoni è tipicamente avviato da un’idea radicata in una questione sociale o in un innesco psicologico personale. La selezione dei suoni gioca un ruolo cruciale e la produzione musicale funziona come una pratica compositiva a sé stante. Il mio obiettivo è creare un paesaggio sonoro cinematografico.
Di cosa parla il tuo singolo “Party”? Puoi raccontarci la sua genesi?
Per me, il brano è una meditazione malinconica, che riflette sulla dislocazione spirituale della nostra società. Parla del sentirsi distaccati da “tutto, ovunque e contemporaneamente”, nonostante l’apparente interconnessione sociale. L’idea nasce da un ricordo d’infanzia, quando ero piuttosto preoccupata che nessuno sarebbe venuta alla mia festa di compleanno 😄
Una domanda per Danyor Nevsta(che ha fatto l’edit del video). Puoi presentarci il video di “Party”?
“Party” è uno studio visivo sull’alienazione e la presenza performativa. Ho affrontato il progetto attraverso una lente frammentata, usando frenetiche riprese a mano ed effetti digitali glitch per riflettere il disorientamento dei rituali sociali forzati. L’oscurità delle scene non è solo estetica; esprime una sorta di opacità emotiva. Ho usato un singolo faretto mobile per isolare la protagonista, quasi come se fosse in mostra, osservata ma non realmente vista. L’idea era di creare una tensione tra esposizione e invisibilità, riecheggiando i temi del brano, ovvero la disconnessione spirituale in ambienti ipersociali.
Come hai incontrato Danyor Nevsta? Com’è stato collaborare con lui?
Ci siamo conosciuti online tramite un amico comune. Sono rimasta profondamente colpita dalle sue idee creative e dalle sue abilità di montaggio video all’avanguardia. Da allora, l’ho seguito per anni e ho aspettato l’occasione giusta per collaborare. Lavorare insieme è un’esperienza cinematografica emozionante, fatta di scambio di idee e fiducia nel processo. È puramente un “matrimonio perfetto” creativo.
Il mixaggio e il mastering sono a cura di CRVSHER. Com’è stato collaborare con CRVSHER?
CRVSHER è un aspirante produttore di hard techno emergente e un abile tecnico di mixaggio/mastering. Siamo una squadra fantastica.
La tua musica è indubbiamente immersiva e totalizzante. Puoi commentare queste mie parole?
Si tratta di cadere nella tana del Bianconiglio…
Quali artisti o band hai sempre seguito con tanta passione?
James Blake, RY X, Jamie Woon e Trentemoller sono alcune delle mie fonti di ispirazione musicale.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Sfidare le percezioni sociali legate alla pornificazione della cultura e alla pornografia online, esplorare l’etica dell’intelligenza artificiale negli ambienti di apprendimento e influenzare positivamente la coscienza collettiva attraverso il mio messaggio 💜
English version:
Welcome to system failure. How did you get into the world of music?
I grew up in a family of skilled musicians – my mum is an accomplished vocal couch and dad was a bass player. When I was at the age of about 5, I would get up in the morning and come with these sad melodies on the piano. I’ve always carried a deep, unexplained sense of nostalgia.
How did you develop your sound? What does it mean to you to push the boundaries?
I wanted to have full control over my sound, rather than working with a male producer. I graduated from the University of West London with Masters in Electronic Music Composition, where we would explore a variety of nerdy, unconventional software for electronic music and interactive music technology in order to come up with interesting sonic results. Sound is a carrier of meaning. To me pushing boundaries means being authentic in an especially vulnerable manner. Telling the truth and taking the risk. Art is risk.
Your music is quite layered. How does one of your songs come about? What kind of environment do you create around you?
Nothing can ground me like the piano in my mother’s house ..this is where the magic happens and ideas come up. My songwriting process is typically initiated by a concept rooted in a social issue or a personal psychological trigger. Combing sounds play a crucial role, with music production functioning as a compositional practice in its own right. I am aiming at creating a cinematographic soundscape.
What is your single Party about? Can you tell us about its genesis?
For me, the track is a melancholic meditation, reflecting on the spiritual dislocation of our society. It’s about feeling detached from “everything, everywhere all at once” despite of the seeming social interconnectedness.
The idea originates from a childhood memory when I was quite worried that nobody’s coming to my birthday party 😄
A question for Danyor Nevsta(who did video edit). Can you introduce us to the video for Party?
“Party” is a visual study in alienation and performative presence. I approached it through a fragmented lens—using frenetic handheld camera work and glitch digital effects to reflect the disorientation of forced social rituals. The darkness of the scenes isn’t just aesthetic; it speaks to a kind of emotional opacity. I used a single moving spotlight to isolate the protagonist, almost like she’s on display—watched but not truly seen. The idea was to create a tension between exposure and invisibility, echoing the song’s themes of spiritual disconnection in hyper-social environments.
How did you meet Danyor Nevsta? What is it like to collaborate with him?
We were introduced online via a common friend. I was seriously impressed with his dark creative ideas & cutting edge video editing skills. Since then, I chased him for year and waited for the right opportunity to collaborate. Working together is a thrilling cinematic experience of exchanging ideas and trusting the process. It’s purely a creative “match made in heaven”.
Mixing and mastering are by CRVSHER. How was it to collaborate with CRVSHER?
CRVSHER is an aspiring rising hard techno producer and a skilled mixing/mastering engineer. We make a great team.
Your music is undoubtedly immersive and all-encompassing. Can you comment on these words of mine?
It’s all about falling into the rabbit hole..
Which artists or bands have you always followed with such passion?
James Blake, RY X, Jamie Woon and Trentemoller are some of my musical inspirations.
What are your plans for the future?
To challenge social perceptions related to the pornification of culture & online pornography all together, to explore the ethics of AI in learning environments and to influence the collective consciousness in a positive way through my message 💜