Intervista a Luk

Benvenuto su System Failure. Ci puoi parlare del tuo percorso artistico fino a qui?

La mia strada nella musica è stata completamente opposta a ciò che sto scrivendo e producendo adesso. Ho cominciato a scrivere canzoni e ad esibirmi da solo con il pianoforte per poi incontrare le Isole Minori Settime (Lorenzo Campese ed Alessandro Freschi), il gruppo con cui ho suonato in giro per quasi cinque anni. Abbiamo scritto e pubblicato canzoni dal sound pop-folk prettamente in acustico ed eravamo tre autori e cantanti. È stata una parentesi fondamentale per me. Qualche anno fa ho iniziato a sentire il bisogno di nuovi suoni, di sensazioni diverse che riuscissero a raccontare ciò che avevo dentro e volevo scrivere. Ho cominciato a lavorare con Massimo Blindur De Vita agli arrangiamenti delle canzoni e il risultato è stato appunto questo disco d’esordio, “Nove sigarette”, uscito il 28 febbraio per XO La Factory.

Come ti sei appassionato alla musica?

La passione per la musica è nata da quando avevo dieci anni. I miei genitori mi regalarono una piccola tastiera dove ho cominciato a suonare ad orecchio. Poco tempo dopo ho scoperto i cantautori italiani e mi sono appassionato al loro modo di concepire i testi: Tenco, Lauzi, De André, De Gregori, Guccini fino ad arrivare a Lucio Dalla, il colpevole principale della mia scelta di provare a scrivere canzoni.

Che musica ascolti? Ci puoi nominare qualche album che ha lasciato un segno indelebile nella tua memoria?

Ho sempre ascoltato tanta musica, prima italiana poi estera. Sono tanti gli album che mi hanno cambiato la vita. Penso alla trilogia di Lucio Dalla dal 1977 al 1980 (“Com’è profondo il mare”, “Lucio Dalla” e “Dalla”). Ho amato “Via Paolo Fabbri 43” di Guccini, “Anime Salve” di Fabrizio De André fino ad arrivare ad “Ok Computer” dei Radiohead, “Skeleton Tree” di Nick Cave and The Bad Seeds e “Grace” di Buckley. Tra gli album recenti, ho adorato “Canzoni da spiaggia deturpata” de Le luci della centrale elettrica, “Die” di Iosonouncane e “When we all fall asleep, where do we go” di Billie Eilish.

“Nove sigarette”, così si chiama il tuo album(artwork subito sotto). “Una raccolta di suoni violenti e malinconici, di rabbia e amori finiti male” come leggo dal comunicato stampa. Puoi commentare queste parole?

Questo disco si pone precisamente nel momento in cui si avvicinano i trent’anni ma porti ancora dentro tutta la follia e passione dei venti. Questo comporta sensazioni estreme, talvolta violente e irrazionali. “Nove sigarette” racconta proprio questo tipo di emozioni.

C’è una canzone che preferisci di “Nove sigarette”? Una alla quale sei legato particolarmente?

Questa è probabilmente la domanda più difficile a cui rispondere. Le canzoni di questo album sono state scritte negli ultimi due anni, in maniera istintiva e diretta e quindi sono tutte figlie di momenti particolari: difficile sceglierne una. Diciamo che “Nove sigarette”, oltre a dare il titolo al disco, rappresenta un punto importante.

Il tuo sound sembra un cantautorato rivestito di elettronica. Infatti, c’è tanta elettronica nella tua musica. Che strumentazione usi?

Nella realizzazione di questo disco, la componente elettronica è stata il filo conduttore da perseguire ma è stato suonato tutto, partendo dalle tastiere fino alla batteria. Massimo De Vita e Paolo Alberta, i produttori artistici dell’album, hanno realizzato un lavoro eccezionale di cui vado molto fiero.

Secondo me dal punto di vista del sound “Nove sigarette” è un disco sontuoso, ricco, stimolante. Come hai elaborato il tuo sound?

Prima di catapultarmi in questo disco, io e Massimo abbiamo realizzato due singoli precedenti (“Non è il momento” e “Zanzare”) dove abbiamo provato e sperimentato un po’ di soluzioni. Il sound di “Nove sigarette” è uscito fuori in modo naturale con l’ascolto delle canzoni e di ciò che raccontavano. È tutto messo a disposizione del brano, è stata una scelta ben ponderata.

Come nasce una tua canzone? Puoi parlarci del processo creativo alla base? Che ambiente crei per te stesso?

Le mie canzoni nascono al pianoforte nella mia stanza, è sempre stato così. Alla base deve esserci una qualsiasi sensazione estrema, che sia gioia, rancore, rabbia, allegria: non riesco a scrivere altrimenti.

La capacità di scrittura è una delle tue migliori qualità a mio parere. Dove trai ispirazione per i tuoi testi?

Ho sempre raccontato le mie canzoni in prima persona, descrivendo le mie sensazioni e ciò che percepisco in quel momento. Ho sempre amato lavorare sulle immagini, anche quando ascolto cose altrui mi piace l’idea che un brano si possa “vedere”. Mi viene naturale scrivere in questo modo.

Hai passato anni ad esibirti con il piano in situazioni acustiche. Poi come è nata l’esigenza di inserire l’elettronica? Perché l’esigenza di suoni diversi?

L’esigenza di suoni diversi è nata dall’esigenza di raccontare cose diverse. Il livore, la rabbia e l’angoscia che ho tirato fuori dalla scrittura negli ultimi anni non poteva essere espressa in acustico. Ho immaginato da subito un suono forte, diretto e violento. Sono contento di questa scelta.

Come è per te il live perfetto. Cosa non deve assolutamente mancare?

Quando vado ad un concerto voglio che sia assolutamente eterogeneo. Non adoro assolutamente ascoltare qualcosa che abbia sempre lo stesso mood e lo stesso registro ed è un concetto che ho adottato anche in questo disco. Un concerto, dal mio punto di vista, dev’essere un’altalena di emozioni: dev’essere carico, feroce, commovente e riflessivo.

Se la tua musica fosse una città a quale assomiglierebbe? E se fosse un libro o un film?

Non posso rispondere diversamente da Napoli: la mia città che ha fatto costantemente da sfondo a queste nove storie. Una città che mi regala una gamma di emozioni estremamente ampia. Se questo disco fosse un libro probabilmente sarebbe “Cecità” di Saramago, l’idea di fotografare da vicino le emozioni più viscerali di un uomo. Se “Nove sigarette” fosse un film sarebbe sicuramente “Alta fedeltà”, per lo stesso identico motivo.

Per finire, fai un appello ai nostri lettori ed invogliali ad ascoltare la tua musica…

“Nove sigarette” è un album molto sincero ed onesto. Ho provato a raccontare nel modo più spontaneo possibile tutto ciò che ho sentito dentro in questi ultimi anni. È un disco che ho voluto, cercato ed inseguito. Dategli un ascolto! Grazie per la bellissima intervista.

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