
Intervista a Lift + Sara Peli e Penelope Galmacci
Siamo con i Lift (Baz e Sara Ciabucchi + Francesco Cecconi), Sara Peli e Penelope Galmacci per parlare del video dell’ultimo singolo della band Il Cerbiatto. Il videoclip è stato interamente girato nella illustre Sala degli Specchi, ossia la stanza di rappresentanza di Palazzo Bufalini a Città di Castello e vede come protagonista una coppia di ballerini di danza moderna, i perugini Penelope Galmacci e Luca Sebastiani.
Come è nata l’idea del video a Palazzo Bufalini a Città di Castello?
Era nel nostro interesse coniugare le arti il più possibile. Quindi, visto che avevamo la possibilità di ospitare l’arte della danza moderna per accompagnare con immagini la nostra musica, abbiamo pensato di trovare una location di adeguato spessore architettonico. La Sala degli Specchi di Palazzo Bufalini in Città di Castello è stata quella che abbiamo desiderato fin dall’inizio, nonostante altre bellissime opzioni a disposizione. L’abbiamo attesa per mesi e, fortunatamente, abbiamo resistito alla tentazione di attivare qualsiasi piano di riserva a disposizione. Oltre all’allestimento elegante, il salone di rappresentanza del Circolo degli Illuminati vanta anche una nuovissima pavimentazione in legno che è stata perfetta per ospitare la performance di Penelope e Luca. Ci siamo trovati veramente bene e dobbiamo ringraziare ancora il Sindaco del Comune di Città di Castello Luca Secondi e il suo Capo di Gabinetto, Gaspare Pierangeli, per averci permesso di utilizzarla.
Perché la scelta del bianco e nero?
È un altro dettaglio che nasce contestualmente l’idea del video. Non c’è una ragione ben precisa ma è stata semplicemente una “visione” che si è manifestata direttamente in bianco e nero e, viste le tematiche trattate dal brano e dalla coreografia, ci è sembrata la soluzione perfetta anche per enfatizzare la serietà dell’argomento. Una scelta che è stata anche condivisa con Samuele Ercolanelli che ha curato la regia del video e coordinato il lavoro di ripresa insieme con Yassine Riahi. Cogliamo l’occasione per dire che siamo molto contenti del lavoro fatto dai ragazzi dello Studio 7Valleys di Perugia e speriamo ci saranno presto altre occasioni di collaborazione. Seguiteli che fanno lavori molto interessanti!
Il Cerbiatto è il nuovo pezzo degli “horse-pop” come dice il comunicato stampa. Come vi è venuta in mente questa particolare etichetta?
L’auto-definizione horse-pop nasce circa una decina di anni fa per gioco quando si entra in quella fase in cui si cerca di definire il proprio genere musicale alla caccia di una ben precisa etichetta provando a non risultare banali. Essendo i nostri gusti e il contributo dei singoli a cavallo fra più generi, i membri della band provenienti da due regioni confinanti (“a cavallo” fra Umbria e Toscana) e, cosa più importante, provando in una stanza collocata sopra una stalla per cavalli abbiamo pensato che il nostro pop fosse molto “influenzato” da questi aspetti (probabilmente anche le serate dei cavalli erano influenzate dal nostro pop!!!) e l’abbiamo sintetizzato nella parola più divertente per la circostanza, “horse”! Così, non riuscendo a trovare il genere giusto, ne abbiamo coniato uno solo per noi ma senza voler per forza essere “speciali”. È un modo per farci riconoscere e magari incuriosire.
Il Cerbiatto offre sonorità tra alternative rock e musica classica. Quanto è importante la continuità con il passato?
Tutta la musica occidentale e quindi anche il rock, il pop e le loro innumerevoli varianti o sfumature trovano radici nella musica classica, in qualche modo. La musica classica è stata ispirazione per tanti artisti con i quali siamo cresciuti e necessariamente diventa importante anche per noi. Sembrano mondi molto lontani ma lo sono solo apparentemente. La musica classica è un’enorme risorsa per il nostro genere ed è in grado di creare ponti sonori ricchi di fascino quando viene chiamata in causa. Vale la pena ricordare Bohemian Rhapsody dei Queen, November Rain dei Guns n’ Roses ma anche Exogenesis: Simphony dei Muse nonché gli arrangiamenti per archi dei Radiohead (come in How to Disappear Completely) e degli U2 (All I Want is You, per esempio). Attingere dalla musica classica diventa un modo per rileggere la tradizione alla luce della sensibilità musicale contemporanea mantenendo vivo un genere che trova sempre meno spazio in quelli più recenti.
Lift + Sara Peli. Come nasce questa collaborazione? Sara, vuoi raccontarci come hai conosciuto i Lift e come siete arrivati a mettere insieme Il Cerbiatto?
Dunque, ho conosciuto i Lift, tramite conoscenze comuni, meno di una decina di anni fa quando mi hanno cercata per una sostituzione alla voce per una serata a San Benedetto del Tronto in occasione del DistrArte Festival. Devo dire che i Lift al tempo sono stati dei pazzi a fidarsi un po’ alla cieca di una “ragazzina”, non che oggi sia vecchia per carità, che aveva avuto qualche esperienza, qualche gruppettino, però per me loro erano tipo “il gruppo”, cioè il gruppo già formato che aveva avuto qualche successo, pubblicato qualcosa, quindi sentirmi chiamare mi fece molto piacere, estremamente piacere. Perciò per me è stato un obiettivo quando loro mi hanno passato quelle canzoni. È stato un mettermi in gioco, perché poi alla fine si trattava di questo. Impararsi i brani in breve tempo anche se allora avevo tutto il tempo del mondo perché ancora andavo a scuola. Però è stato molto bello mettersi nei panni della voce di un gruppo affermato come erano i Lift e, soprattutto, cantare di esperienze vissute da parte dei membri del gruppo, perché quei pezzi erano nati da loro. Quindi mi sono sentita anche la responsabilità di interpretare i pezzi di fronte agli autori di quei testi e quelle melodie. Per me è stata l’esplosione migliore del piacere. È stata anche una sfida soprattutto perché era la prima volta che cantavo in trasferta, lontano da casa, quindi sai l’approccio col gruppo, col soundcheck… è stata una figata! Quindi è così che ci siamo conosciuti! Dopo quell’occasione non ce ne sono state altre e ci siamo persi un po’ di vista anche se Baz, ogni tanto, si faceva vivo, tipo per le festività e per sapere come stessero andando le cose. Poi, un paio d’anni fa, mi propose di cantare Il Cerbiatto per far ripartire e rilanciare il progetto Lift. Il pezzo aveva una forma abbastanza definita quando mi è stato presentato e mancavano ancora gli orchestrali di Roberto Giacinto Pellegrino che si sono aggiunti molto più tardi. Mi ricordo di aver “studiato” il pezzo in una versione che somiglia molto a quella che accompagna i titoli di coda del video ufficiale, con gli archi fatti da Baz. Devo dire che quando me lo propose mi fece molto piacere anche se, intorno a me in quell’arco di tempo, stavano succedendo delle che cose che in qualche modo si riflettevano, seppur indirettamente, sulla mia vita e le mie giornate. Il lavoro dell’interprete è anche quello di immedesimarsi nelle storie che deve in qualche modo raccontare con il canto e, quindi, fu per me un testo molto difficile da vestire e fu altrettanto complesso dare vita ad una storia di quelle proporzioni perché, per me, c’erano dei forti richiami alla vita vera. All’inizio, insomma, questo brano lo vedevo come un vero scoglio proprio perché vicino a qualcosa di reale e non troppo distante dai fatti della vita quotidiana. Fortunatamente, il tempo ci aiuta ad andare avanti attenuando la presenza di certi ricordi nella quotidianità e perciò ho iniziato a cantarla. Il bello di noi interpreti è che dobbiamo raccontarci delle storie che possano più o meno funzionare e diventare, in qualche modo, i protagonisti della storia. Credo che sia quello il segreto che porta ad una buona performance e al successo del brano. Ho cercato di interpretarlo nel migliore dei modi e penso che l’urlo finale, il grido finale, sicuramente rappresenta una forma di liberazione da un qualcosa che avevo voglia di scrollarmi via di dosso. Devo dire che, alla fine è stata una bella esperienza. In poco tempo abbiamo fatto tutto il lavoro di perfezionamento e siamo poi volati in studio per fare il recording della traccia di voce. È stata una gran ella esperienza anche quella presso il Malkovich Studio IT dove ho potuto conoscere la professionalità di un grande come Fresco. Spero si possa ripetere visto il risultato finale ottenuto con questo brano.
Francesco Cecconi, un musicista poliedrico ormai in pianta stabile col progetto Lift. Cosa ti va di dirci in merito a Il Cerbiatto? Hai qualche aneddoto da raccontare?
Il Cerbiatto è un brano che mi evoca bei ricordi. Mi ricorda l’ultima volta che i Lift fecero un’esibizione dal vivo in un casolare della zona. Era il febbraio del 2020 (una serata esclusiva per presentare inediti ai propri fans, ndr) e ho questo bel ricordo. Lo associo a quegli anni in cui abbiamo vissuto dei momenti veramente belli. Il 2019, per esempio, con quell’estate clamorosa poi il fine settimana che passammo “in ritiro” in quella casa per lavorare alle nuove canzoni. Insomma Il Cerbiatto mi riporta direttamente a quel periodo lì, il periodo Lift. Che poi dopo lo ricollego anche a tutto il resto dell’esperienza con i Lift, a partire dal Summer Festival di Porto Recanati (che i Lift vinsero, ndr) e tutto a seguire. Questo è quello che sento di dire in merito a questa canzone.
Piccolo “over thread”… Francesco, abbiamo saputo che hai iniziato un nuovo podcast “Benvenuti in casa Cecco”. Vuoi dirci qualcosa su come sta andando e qualche anticipazione?
Dunque “Benvenuti in casa Cecco” è una specie di podcast che però fa parte dell’esperienza 2PieCe che condivido col Piero (Luca Pieracci, ndr). Per ora diciamo che siamo all’inizio e andrà sicuramente avanti per un po’ così. Sono state e saranno interviste ai musicisti della vallata (Alta Valtiberina, ndr). Poi, avrei in mente anche di provare a chiamare qualche grande appassionato di musica della vallata. Insomma, non solo musicisti in senso stretto. Come avrete visto, è un podcast strutturato in due macro parti che sono l’intervista vera e propria e l’esecuzione di un brano dei 2PieCe interpretato e suonato dall’ospite. Per adesso stiamo presentando queste macro sezioni assieme ma dalla prossima intervista cominceremo a presentarle separate e il brano suonato diventerà un video a sé. Poi vediamo dove andremo a finire, insomma. Vedremo sicuramente di migliorarci dal punto di vista tecnico con telecamere, supporti e tutto quello che ci vuole perché è tutto ancora molto artigianale, diciamo. Anche sotto il profilo tecnico musicale vedremo come poter migliorare perché mi sto adattando con tutta una serie di mixer per poter effettuare anche registrazioni dal vivo di batteria, basso e uno strumento che può essere anche una tastiera. Quindi serve implementare di più i canali, eccetera, per diventare più tecnico. Ma ci attrezzeremo strada facendo perché comunque comportano un investimento. Con la speranza di appagare chi viene intervistato e, quindi, l’ospite. Per ora i nostri primi due ospiti, Roberto Marcellini e Alessio Pigolotti, sono rimasti contenti del risultato finale e di questo sono molto soddisfatto. E deve divertire ed appassionare sempre di più anche gli spettatori e, per questo, è importante crescere anche sotto il profilo tecnico offrendo riprese, sia sonore che visive, di maggior qualità.
Cosa potete dirci delle orchestrazioni del maestro Pellegrino? Qualche aneddoto in particolare?
Roberto è stato veramente un grande! È riuscito a portare la magia nel pezzo grazie alla sua partecipazione. Conosceva melodia e testo il pezzo già dal 2020 quando, appena creati, si occupò della redazione delle partiture necessarie alla registrazione in SIAE. Poi, dopo averlo sviluppato e arrangiato, Baz ha chiesto la sua collaborazione perché, da estimatore delle sue produzioni, desiderava tantissimo coinvolgerlo e riteneva potesse contribuire con quanto necessario a rendere il brano speciale.
Penelope, tu sei una dei due protagonisti del videoclip de Il Cerbiatto di Lift + Sara Peli nonché l’autrice della coreografia. Vuoi iniziare raccontandoci come vi siete conosciuti tu e i Lift?
La collaborazione tra me e i Lift è nata per caso. Sicuramente uno dei modi migliori per riuscire a creare qualcosa di bello e genuino. Avevamo una conoscenza in comune, mio zio Sergio, con il quale ho inciso un LP (“Le Letture Bandite – Ho preso in giro il diavolo”, ndr) nel 2019. Anni dopo, parlando di musica, è venuto fuori il mio nome: Penelope, una nipote che si era dilettata con il canto ma che, in realtà, nasce come ballerina e, in questo caso, anche coreografa. Da lì ci siamo messi in contatto e abbiamo iniziato a mettere insieme le idee per rendere giustizia alla trama del progetto in questione.
Come sei arrivata a comporre la coreografia che è poi stata messa in scena? Qualcosa in particolare ti ha ispirato?
Questa è una domanda molto interessante poiché, come si può evincere dal risultato finale, nella creazione della coreografia ho voluto discostarmi dal racconto nudo e crudo che avrebbero dovuto rappresentare metaforicamente il lupo ed il cerbiatto. Ciò che mi ha colpita di più, al di là delle tematiche e delle giuste ragioni per le quali è necessario nel 2025 parlare delle violenze sui minori, sono state le parole di un padre che è giustamente preoccupato di dover far crescere i propri figli in un mondo dove esistono queste situazioni come, su tutte, la pedofilia che non viene trattata a dovere né da un punto di vista legale né tanto meno medico. Così mi sono immaginata quanto possa essere struggente e quanta paura possa crescere nei cuori di due neogenitori consapevoli del mondo in cui metteranno in vita il proprio bambino o bambina che sia. Sono stata inoltre affiancata da un valido ballerino e amico, Luca Sebastiani, che mi ha assecondata nel corso di tutta la creazione della coreografia, lasciandomi il giusto spazio creativo e interpretando egregiamente ciò che avevo in mente, alle volte anche senza bisogno di dover parlare perché si sa che, in fondo, la danza è anche questo: un linguaggio privo di parole.
Infine, come è stato collaborare con i Lift e cosa pensi del risultato finale?
La collaborazione, come detto in precedenza, è stata genuina e piacevole. È stato un percorso vissuto da lontano, ma dove non mancavano feedback e aggiornamenti che ci permettevano di creare e costruire la coreografia anche stando distanti. Il giorno delle riprese è stato divertente e professionale allo stesso tempo. Siamo stati messi a nostro agio e, anche in quel caso, siamo stati liberi di esprimerci proprio come succedeva all’interno della sala prove. Lo spazio era suggestivo proprio come lo è stato l’ambiente emotivo creato da tutti, quindi non posso che essere grata per essere stata coinvolta in questo progetto e aver potuto dare il mio contributo e il mio punto di vista ad una storia che aveva assolutamente bisogno di essere raccontata.
Leo “Fresco” Beccafichi (esperto sound engineer, dj e produttore musicale, già da tempo elemento fisso della squadra musicale di Jovanotti). Come è stato collaborare con lui?
Fresco ha, in qualche modo, sempre avuto a che fare con il progetto Lift. Lo abbiamo conosciuto nel 2012 quando stavamo girando per cercare lo studio di registrazione più adatto al nostro progetto. Parlando con l’amico Giuseppe Pellegrini, noto nel mondo della musica come Solitaire Deejay, ci suggerì di contattare Fresco. Anzi, fu proprio lui ad intercedere per noi mettendoci in contatto. L’esperienza che portò alla realizzazione dell’EP Crashed at Party fu di enorme importanza. Stavamo davvero muovendo i primi passi e l’impatto con un professionista come Leonardo fu davvero importante. Abbiamo portato con noi tanto dalla prima esperienza nel suo studio. Come un abile sarto, scucì il vestito che avevamo fatto alle nostre canzoni e ne creò uno nuovo usando gli stessi tessuti e colori. Diciamo che, da allora, in un modo o nell’altro siamo sempre rimasti in contatto ma con Il Cerbiatto è stata una bellissima occasione per passare qualche altro giorno a lavorare fianco a fianco con un professionista che riesce a dare tanto altro di più al brano anche quando pensi che sia praticamente arrivato alla sua massima espressione. È impossibile descrivere quello che si prova quando sei lì e senti la tua canzone che evolve e suona come quelle più famose.
Il progetto non è nuovo a collaborazioni. Ricordiamo quelle con Mally Harpaz la polistrumentista di fiducia di Anna Calvi, quella col figlio d’arte Edo Faiella in Lo dice Freud e la partecipazione di Freddy Wales nella riedizione del vostro primo singolo Green (Hope) ma, questa volta, avete messo insieme una bella squadra, non è vero?
Ci piace quando qualcuno partecipa e fa musica con noi. Oltre a quelle che hai ricordato tu, ci sono altre partecipazioni con artisti minori che negli anni hanno in qualche modo interessato l’universo Lift anche se non sono confluite in una pubblicazione ma, più semplicemente, in un’esibizione dal vivo. Ricordiamo una serata con due violinisti a noi vicini (Riccardo Radicati e Martina Aridei) e con altri musicisti che chiamammo Lift & Friends. Fu molto divertente e stimolante. E fu precedente a tutte le altre. Forse nasce da lì il desiderio di trovare collaborazioni che siano in grado di portare qualcosa di superiore al nostro lavoro. Per Il Cerbiatto è stato un successo da questo punto di vista a partire da Sara alla voce che ci ha regalato un’interpretazione emozionante e davvero di spessore. È stata la prima scelta e averla qui a collaborare col progetto è davvero entusiasmante. Poco dopo abbiamo ottenuto il sì di Roberto G. Pellegrino in una fase di ripartenza del progetto dopo lo stop pandemico e i cambiamenti. È stato un tassello che ha dato molto stimolo ed energia al progetto. Dobbiamo ringraziarlo perché, per partecipare alla realizzazione del pezzo, ha dovuto fare i salti mortali un po’ fra i mille impegni visto che, oltre ad essere un autore molto ricercato di musica per il cinema, è anche, produttore musicale e docente di diritto d’autore per compositori al master MAI di Lucca. Dire che la partecipazione di Fresco è stata la ciliegina sulla torta è un po’ riduttivo perché quello che è riuscito ad aggiungere al pezzo è difficilmente spiegabile.
Programmi per il futuro? Qualche anticipazione?
Per l’immediato futuro stiamo portando avanti la collaborazione con Sara alla voce quindi sì, annunciamo che ci sarà ancora Lift + Sara Peli. L’esperienza con Il Cerbiatto è stata assai positiva e abbiamo visto che ci sono le condizioni per fare altre cose insieme e siamo molto entusiasti di questo. Contiamo ancora con la partecipazione “+” alla batteria di Francesco Cecconi ad accompagnare gli ultimi due membri fondatori del progetto (Baz e Sara Ciabucchi, ndr). Stiamo lavorando ad una nuova uscita, abbiamo un’idea di programma ma senza scadenze fissate anche perché sia Sara Peli che Francesco Cecconi hanno in piedi altri impegni pregressi che stanno giustamente continuando a portare avanti. Sappiamo solo che il nuovo pezzo ci “gasa” una cifra e non vediamo l’ora di completarlo e farvelo sentire. Restate sintonizzati e non rimarrete delusi!
Grazie ai Lift con Francesco Cecconi, Sara Peli e Penelope Galmacci per aver risposto alle nostre domande.
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