Intervista a LENÙ

Come è nata in te la passione per la musica?

È iniziato tutto all’età di tre anni, quando vidi per la prima volta la trasmissione “Amici” e iniziai a coltivare la mia passione per il canto, tanto da chiedere come primo regalo a Babbo Natale un “micochino”, microfono, delle “Winx”, ho ancora il video e lo conservo gelosamente. Amo cantare e parlare come una radio da quando ero piccolina, spesso mi emoziono e quando partecipavo ai concorsi del mio Paese diedero più volte un premio in più per la simpatia… diciamo che ho sempre amato dare spettacolo. La persona che sono oggi la devo sicuramente ai miei genitori che mi hanno assecondata in questa mia passione e che, tutt’oggi, mi stanno vicini permettendomi di studiare con impegno e costanza. Oltre alla passione per il canto iniziai a coltivare quella del pianoforte, proprio perché pensavo di poter cantare accompagnandomi. Successivamente conobbi il violino ed entrai al Conservatorio di Cosenza “S.Giacomantonio” studiando entrambi gli strumenti con passione. Ho la fortuna di essere seguita da persone che mi vogliono bene; non solo i miei genitori ma anche i miei maestri, al conservatorio, al coro e al canto singolo che giorno dopo giorno credono in me e nelle mie potenzialità; la mia migliore amica, i miei amici e tutti quelli che mi appoggiano costantemente, dai più piccoli ai più grandi: loro mi vogliono bene e rendono la mia vita preziosa e io voglio bene a loro.

Chi sono i tuoi miti musicali?

Penso che parlare di miti musicali per me significhi citare senza ombra di dubbio il mio mondo classico, il mio amatissimo Chopin per quanto riguarda le composizioni strumentali, mentre per il canto non posso non citare Mina, De Andrè e Domenico Modugno… per il resto mi piace sperimentare e ascoltare sempre nuovi generi ma ascolto da quando ero piccola generi soprattutto rap come ad esempio Lazza, non solo per il genere ma per i suoi gusti che si avvicinano molto ai miei. Amo ascoltare anche Travis Scott, Ernia, Emis Killa, Marracash, da piccola impazzivo anche per Alessandra Amoroso costringendo mia mamma ad andare ad ogni suo concerto. Spazio abbastanza e ammiro molto come artista Biagio Antonacci ed essendo anche il cantante preferito di mia madre ho ascoltato parecchi suoi concerti. Miti musicali per me potrei anche citare il maestro Beppe Vessicchio, con il quale ho potuto fare una masterclass di formazione e il Maestro Enzo Campagnoli, conosciuto a Sanremo,.

sul palco dell’Ariston di Sanremo all’età di 12 anni”. Che emozioni hai provato?

È stata un’emozione fantastica, sono salita sul palco del teatro Ariston insieme al “Piccolo coro del teatro A. Rendano” diretto dal maestro Maria Carmela Ranieri, la quale mi ha permesso di partecipare a moltissime esperienze, quale Sanremo, fin da quando ero piccola: iniziai così la mia passione che mi accompagna tutt’oggi. Di quei giorni ricordo l’emozione dell’esibizione, l’incontro con il Maestro Enzo Campagnoli e l’impagabile gioia che provammo quando ci assegnarono il primo premio assoluto, il delfino d’argento. Ricordo benissimo che mi colpirono soprattutto le quinte, ciò che in televisione non vediamo: il piccolo corridoio dove in fila aspettavamo di essere chiamati per salire sul palco, la vastità delle prove, respirare l’aria e l’emozione dell’Ariston a soli 12 anni, lo rifarei ora da più grande, per altre cento volte. Maria Carmela mi ha presa da molto piccola, non sapevo neanche cosa significasse “respirare in maniera corretta”; cantavo timidamente e soprattutto non parlavo… cosa che con il tempo ho rimosso completamente. Ora è l’effetto contrario: sento dire dalla mia Maestra alle altre bambine: “Una volta! Una volta era muta! Ora non più”: come se scoprire il canto abbia scaturito in me un’emozione così forte da non riuscire più a farne a meno…

Cecilia Cesario. Come è collaborare con lei?

Ho iniziato a lavorare con Cecilia da piccola, mi ha aiutata a scoprire la mia identità artistica e mi ha preso come un angioletto per continuare a coltivare la mia passione anche da solista. Amo il suo modo di spiegare ogni minima cosa, il perché degli esercizi e soprattutto la sua passione. Trasmette veramente gioia e lei più che insegnante mi ha aiutata a tirare fuori l’anima nelle canzoni che cantavo. Un giorno mi ricordo che mi disse a lezione: “Eleono’ non mi interessa se stoni, ora voglio il tuo cuore, la tecnica arriva e ce l’hai, ora voglio sentire cosa vuole dirmi il mondo che hai dentro perché i tuoi occhi brillano di passione”, ed è da lì che iniziai a tirare fuori tutto ciò che non davo a vedere, iniziai a buttare giù i pensieri e, ovviamente, non abbandonai mai la tecnica. Ricordo come se fosse ieri il primo giorno nella scuola: timida ma con il sorriso entrai con mia madre per cantare una canzone, “Come Saprei” e da lì iniziò tutto. Entravo disturbata e tesa e uscivo con il sorriso e spensierata, sempre. I periodi “bui” esistono per tutti, certo, ma se davanti hai qualcuno che ci tiene e ti ascolta si capisce, immediatamente.

“Antidoto” è il singolo d’esordio. Di che parla questa canzone?

Antidoto(artwork subito sopra) parla di un amore ormai finito ma che, con il tempo continua a lasciare il segno, nel testo ho veramente cercato di tirare fuori tutto il dolore, anche la rabbia che sicuramente fanno parte di ognuno di noi quando speriamo in qualcosa che in realtà non c’è. Il brano è nato dopo mesi e mesi di “blocco” per quanto riguarda la stesura del testo. Non riuscivo a trovare le parole e la “chiave” che potesse rispecchiare esattamente quello che cercavo e soprattutto quello che volevo trasmettere, andavo a lezione con Ros, scrivevo qualcosa su una melodia che non ci convinceva, tornavo a casa e cancellavo tutto. Un giorno tutto iniziò a prendere forma, mi allontanai dalle mie iniziali convinzioni di “zone comfort” e sperimentai. Mi ripresentai a lezione e nessuno ci credeva, da me si aspettavano sempre quella linea e quei testi… iniziai a pensare di continuare a lavorarci su e poi iniziò la “festa”. Ho usato il termine “catalettico” proprio perché il testo è nato così: sembravano parole in una pagina note del mio telefono che piano piano hanno preso forma. Il messaggio che voglio lanciare con questo testo, cioè “l’antidoto” da cercare in questi casi, penso che sia soprattutto la propria forza di volontà. Per noi ragazzi associare la felicità ad una persona è un evento che accade nella maggior parte dei casi, ed è proprio questo l’errore. Non bisogna mai far dipendere la nostra felicità in base ad una persona, al suo carattere o ai suoi modi di fare. Un amore che lascia cicatrici ma che dobbiamo dare importanza al tempo in modo tale che si formino. Io ho delle cicatrici sul braccio: sono delle punture di zanzare che da piccola non smettevo mai di toccare e mia mamma mi diceva sempre “smettila di toccarle altrimenti ti rimarrà per sempre la cicatrice”, eppure, io continuavo imperterrita non volendo capire che aveva ragione e che se avessi smesso di togliere la crosticina ogni volta a quest’ora non soffrirei così tanto per queste cicatrici che si vedono. Questo racconto è solo una metafora per far capire che non va forzato qualcosa che non funziona, anzi che non ha la volontà di funzionare, lasciare che la ferita si rimargini senza continuare a stuzzicare qualcosa che poi a vita ci farà avere paura di tutte le altre. La vita, come i sentimenti, sono imprevedibili e tutto può succedere ma penso che tutto abbia un tempo giusto per accadere ed anche un “momento” giusto.. magari se pungessero ora le zanzare smetterei di togliere la crosta e aspetterei che la ferita passi.. magari nello stesso punto si appoggerà una farfalla che lascerà solamente un’immensa felicità. Tutto può succedere, l’importante è lasciare che la vita, i momenti.. facciano il loro corso.. e poi chissà. Vorrei che questa canzone possa spingere ad una forza che spesso pensiamo di non avere o che sottovalutiamo.. bisogna credere in se stessi e non smettere mai di inseguire ciò che ci fa stare bene, ma realmente.

bisogna credere in se stessi e non smettere mai di credere in quello che ci fa stare bene”. Puoi commentare queste parole?

Spesso capita di sentirsi oppressi, molto spesso mi capita anche di pensare “ma perché lo faccio?” Poi in realtà mi fermo e penso che la musica sia un dono inspiegabile e so che, insieme ai miei affetti più stretti, sarà la sola a non abbandonarmi mai, nel bene e nel male lei ci sarà e non mi giudicherà mai. Spesso capita di essere nemici di noi stessi, se non propri o i peggiori. Per molto tempo il mio peggior nemico è stato lo specchio. Non riuscivo a guardare la mia figura perché non mi piacevo e spesso da piccola venivo derisa per alcune mie imperfezioni e difetti, anzi forse anche per alcuni aspetti caratteriali che risultavano “diversi” dal “normale”. Amo leggere, cantare, scrivere e ascoltare musica fin da piccola e per questo magari preferivo dedicarmi a tutte le mie passioni piuttosto che pensare ai trucchi da comprare o dove andare a a mangiare il sabato sera. Non ho mai avuto il tempo da dedicarmi unicamente alle uscite e spesso mi dicevano : “ma come fai? Perché lo fai, non vedi che è impossibile, è un brutto mondo, non ce la farai mai”, per fortuna ho un carattere che nel tempo, pian piano, ho fortificato. Tutto quello che faccio mi fa stare bene. La mia vita è fatta da incastri ma essere felici penso che sia anche frutto di costanza e sacrificio. Penso che credere in se stessi e nelle proprie potenzialità sia la chiave per la felicità, quella vera, senza compromessi. Il resto arriva da sé. Penso sia importante circondarsi di persone che si aiutino l’un l’altro a brillare senza offuscare gli altri per apparire superiore. Nel tempo è semplice, più del previsto, fare una “selezione naturale” di chi possa stare al nostro fianco, amando chi ci ama e soprattutto assecondando ciò che realmente fa stare bene noi stessi. Chi convince a mollare non ama, chi non comprende le passioni che hai non ti ama, lo fa chi in silenzio ti sorregge la mano senza mai dubitare di te, neanche per un istante e io ho questa fortuna. La mia famiglia, la mia migliore amica e i miei amici. Nel corso della vita si troveranno molte persone che non crederanno in quello che farai, pronte a sminuirti qualsiasi cosa tu faccia, qualsiasi scelta, un po’ per invidia un po’ perché non sanno come riempire i buchi della loro vita formata da azioni e scelte futili. Nonostante il mio modo di scrivere sia stato reputato “noioso” , i miei temi senza filo logico riesco tutt’oggi a trasmettere ciò che sento a chi mi sta vicino, e non sarà di certo una critica senza basi a fermarmi. Questo intendo per credere in se stessi e fare ciò che ci fa stare bene.

Rc Voce produzione. Cosa hai imparato da loro? Spiegaci tutto per bene…

Non avrei mai pensato che dietro un “semplice” brano potesse esserci tutta questa dedizione, questi sacrifici e soprattutto molta, molta pazienza. Stare per ore su una singola strofa, curare nei minimi dettagli ogni parola e soprattutto trovare la giusta espressione, la giusta emozione per poter arrivare all’obiettivo finale. Ho imparato non solo a continuare a curare la mia voce ma a scavare nella mia anima per poter trovare ciò che più mi rappresenti. Qualche anno fa partecipai anche ai provini di “X-Factor” a Milano dove vidi realmente di cosa si potesse trattare un programma televisivo: artisti di ogni genere ognuno con la propria forte personalità. Ho avuto molte opportunità, masterclass e, soprattutto, ho potuto conoscere numerose persone che si sono occupati di darci consigli di ogni tipo per migliorare sempre di più. Non avevo mai provato a registrare in uno studio, cover, per non parlare del mio primo inedito. Tutto grazie alla loro passione che si respira in tutti.

Talento, tecnica e studio. Come si devono intrecciare in un’artista?

Penso che, per quanto sia importante il talento allo stesso tempo penso che questo purtroppo non basti. Serve studio, dedizione e molti sacrifici. È giustissimo anche a volte esercitarsi solo tecnicamente, l’importante è crederci sempre e affrontare ogni tipo di situazione con costanza e dedizione. Altro aspetto fondamentale penso sia fidarsi di ciò che i nostri maestri dicono. Anche se qualcosa può sembrarci assurdo in realtà , alla fine, potrebbe davvero cambiare il nostro modo di vedere le cose e migliorare sempre di più. L’impegno è alla base di ogni cosa, non solo del canto, ogni passione va coltivata con dedizione e costanza, niente avviene per magia. Il talento serve perché genera passione, soprattutto consapevolezza delle nostre potenzialità; tecnica e studio sono la base per prolungare il talento nel tempo. Un artista si definisce tale se, a 360 gradi, è capace di comprendere ogni singola virgola del proprio campo. Responsabilità, dedizione e passione, le parole chiave per il la realizzazione di se stessi.