
Intervista a Lande
Per cominciare, come vi siete conosciuti? Potete presentare il vostro progetto musicale ai nostri lettori?
Ci siamo conosciuti tra una sala prove e qualche concerto condiviso, quando suonavamo in progetti diversi. C’era stima reciproca, ma anche una curiosità verso i rispettivi percorsi. Nel 2022 abbiamo deciso di unire le forze e dare vita a Lande: un progetto che nasce dal bisogno di sperimentare senza limiti, fondere elettronica, lo-fi e cantautorato in qualcosa che ci rispecchiasse davvero. Siamo partiti da zero, senza troppe regole, lasciandoci guidare più dalle sensazioni che dalle etichette.
Quanto è importante sperimentare con la musica?
Per noi è tutto. La sperimentazione non è un vezzo, è una necessità. È il modo in cui la musica resta viva, sorprendente, aperta. Ogni volta che ci approcciamo a un nuovo brano, cerchiamo di metterci in discussione, di non ripetere formule. Sperimentare significa anche fallire, perdersi, cambiare idea — ma è proprio lì che nasce qualcosa di autentico.
Come avete elaborato il vostro sound?
Il nostro sound si è formato nel tempo, strato dopo strato. Abbiamo lavorato molto con strumenti analogici, synth, drum machine, ma anche con il pianoforte, le chitarre, un harmonium indiano… Ogni brano è nato da un’esigenza diversa, e il suono si è modellato di conseguenza. Non abbiamo cercato uno “stile” fisso: volevamo che fosse il suono a emergere da solo, in base al respiro della canzone. Il risultato è una miscela di malinconia e luce, qualcosa che speriamo riesca a emozionare e a far viaggiare chi ascolta.
Quali sono i vostri miti musicali?
Ne abbiamo tanti, e molto diversi tra loro. Sicuramente Robert Wyatt, per la sua libertà e il suo lirismo. Battiato, per il coraggio di sperimentare rimanendo profondamente umano. Amiamo anche artisti come Apparat, Bon Iver, Thom York, Lucio Dalla, Battles, James Blake. E ci lasciamo ispirare da tutto ciò che sfugge alle categorie: ci interessa la musica che non si fa definire facilmente.
“Il primo uomo” è il nuovo singolo dei Lande. Di cosa parla questa canzone?
Il primo uomo parla della nascita di qualcosa di nuovo, ma anche della fragilità che accompagna ogni trasformazione. È una riflessione sul rapporto con il dolore, sulla difficoltà di controllare ciò che è davvero vivo. È una canzone che non racconta una storia in senso stretto, ma evoca un processo, un’emersione dal caos. È qualcosa di più grande di noi, che ci attraversa e ci cambia.
Il videoclip de “Il primo uomo”. Cosa potete dirci a riguardo?
Il videoclip è un viaggio onirico in cui il protagonista — interpretato da David Battistini — attraversa una trasformazione. Con lui ci sono due entità enigmatiche che non si sa se fanno del bene o del male, se sono buone o cattive, se rappresentano delle guide o delle prigioni. Alla fine del sogno però qualcosa rimane: una macchia sul volto, che può essere letta come un segno profondo, indelebile. Può essere tante cose, anche una metafora visiva del cambiamento interiore, di quella cicatrice che ci rende vivi.
“Per noi, le canzoni sono qualcosa di vivo”. Potete commentare questa frase?
Quando scriviamo o arrangiamo un brano, non lo pensiamo mai come un oggetto finito da costruire a tavolino. Le canzoni hanno una loro energia, una volontà propria. A volte basta stare in ascolto e lasciarle accadere. È successo così con Il primo uomo: l’abbiamo vista cambiare identità più volte, anche a registrazioni già iniziate. Non volevamo forzarla. Crediamo che la musica abbia una sua autonomia: la componi, ma poi ti supera.
Per finire, potete parlarci dei vostri progetti per il futuro?
Stiamo completando il nostro primo album, un lavoro che raccoglie due anni di ricerca, scrittura, ascolto e confronto. È un disco che parla di memoria, spaesamento, cambiamento, e lo stiamo curando nei minimi dettagli. In parallelo stiamo preparando un live immersivo, che unisca suono e immagini per creare un’esperienza più sensoriale che “concerto” in senso tradizionale. E poi… stiamo già scrivendo nuova musica. Per noi non c’è mai un punto d’arrivo, solo un movimento continuo.