Intervista a Kindread Project

Benvenuto su system failure. Come è nata in te la passione per la musica elettronica?

Grazie per l’accoglienza, con voi mi sento a casa. Ho cominciato a suonare il piano da piccolo e ho nutrito da sempre una grande passione per la musica. Negli anni 90 da chitarrista ho fondato un gruppo punk rock / ska rimasto attivo per una decina d’anni. Nei primi del 2000 ho iniziato ad appassionarmi all’aspetto tecnico: produzione e registrazione sonora. Ho frequentato un corso da tecnico del suono, quindi mi si è aperto un mondo. Essendo appassionato di musica dub mi incuriosiva molto l’aspetto tecnico della produzione e manipolazione live del suono, tipico di questo genere. Da lì in poi la produzione delle prime tracce electro dub, via via nel tempo fondendo nelle mia musica, le varie influenze musicali.

Puoi presentare ai nostri lettori il Kindread Project? Perché questo nome?

Il progetto Kindread nasce nel 2005. Il genere era fortemente influenzato dalla reggae dub e per un gioco di parole è nato questo nome. I mio snak preferito era la barretta “kinder”, aggiungendo “dread”, di dreadlook (l’acconciatura tipica dei rastafariani jamaicani) è venuto fuori kindread. Il primo logo era infatti copiato dalla confezione delle mitiche barrette. Nel tempo il genere si è evoluto, ma ho conservato il nome, anche perché la dub, influenza ancora una parte delle mie produzioni.

Quanto è importante la sperimentazione sonora nella musica?

Siamo inondati costantemente da nuova musica, che si ascolta e si skippa troppo velocemente, basta un smartphone, per avere accesso illimitato a tutta la musica del mondo. Non si presta più troppa attenzione ad essa. E’ sempre più difficile essere ascoltati, quindi credo che la sperimentazione e la ricerca costante del proprio suono indipendente dalle mode e tendenze sia fondamentale.

Ancient Planet. Ci parli della genesi di questo progetto?

Era un po’ di tempo che lavoravo ad ambienti sonori, texture, soundscapes. Poi ho suonato “Artika”, la prima traccia di questo ep, ispirata ad atmosfere fredde e gelide. Da lì, poco a poco, ho cominciato a lavorare alle altre tracce ispirate ad altri elementi naturali come la terra, in “Blades of grass” o al fuoco, (in “Magma”) e posso dire che l’ep ha cominciato a prendere quasi forma da solo lavorando su questo mood oscuro e profondo.

Cosa rappresenta l’artwork dell’ep?

Il grafico, mio amico di infanzia, dopo a ver ascoltato l’ep mi ha proposto di realizzare la copertina. So come lavora e mi sono affidato completamente a lui. Si tratta un lavoro molto minimal un po’ destabilizzante. Ha avuto questo effetto anche su di me hahaha. La sfera centrale è la rappresentazione del pianeta terra avvolto dal buio , ma poi ognuno può vederci quello che vuole.

“Ancient Planet” per me va ascoltato come fosse un’unica traccia. Al di là di queste mie parole, c’è una canzone che preferisci in particolare dell’ep?

Dici bene, “Ancient planet” va ascoltato come un racconto, nella sua interezza, come un viaggio, magari in cuffia, al buio. “Magma” è quella che preferisco, perché quando la riascolto, riesco ad immaginare tutta la furia e l’energia di un vulcano in eruzione, tra lava che ribolle e gas che fuoriesce dalle viscere della terra.

Chi sono i tuoi miti musicali?

Amo la musica dai Kraftwek a Pierangelo Bertoli, dai Boards of canada a King tubby. Sarebbe impossibile elencare tutte le mie influenze.

Che strumentazione usi per l’elettronica che produci? Ti occupi anche di produzione, mix e master?

Per la produzione cerco di usare synth fisici, mi piace suonare dal vivo, spippolare con i knob, più che programmare al computer. Quindi cerco di fare il possibile con le “macchine”. Per questo ep ho usato il behringer neutron, il behringer crave e il mode D, per i rumori e le percussioni ho usato un noise box auto costruito che monta un piccolo microfono a contatto, con l’aiuto di una catena di effetti per chitarra, e qualche plug-in, per creare ambiente e amalgamare il tutto. Si, mi occupo completamente di tutto io, dalla registrazione al mix e master.

Come nasce una tua canzone? Che ambiente crei intorno a te?

Non vorrei essere banale ma la creazione di una traccia è sempre un momento magico, da quando inizio a mettere insieme i primi suoni a quando capisco che sta per nascere qualcosa di buono, da sviluppare e trasformare in una vera e propria traccia. Il momento che amo di più per suonare è la notte, quando tutti dormono, silenzio assoluto e la stanza illuminata solo dai led e i display dei sintetizzatori (tutto in cuffia ovviamente).

Siamo in un mondo in crisi climatica, geopolitica e sanitaria. Ebbene, in questo mondo, quale è il ruolo della musica?

Guarda, questo ep può anche essere un monito, per i grandi della terra, e le generazioni future, l’incubo di questo antico pianeta oscuro potrebbe essere in futuro, il riflesso di tante scelte sbagliate che facciamo oggi, dobbiamo essere noi a salvaguardare il pianeta. Anche in questo caso non vorrei essere retorico, ma in una società che ci vuole tutti influencer e tiktokker, l’arte e la cultura in generale, giocano un ruolo fondamentale. Coltivare passioni e studiare, suonare, rende più sensibili a tanti temi delicati, come la l’ecologia e gli scambi culturali tra popoli e religioni diverse. In breve musica e cultura salveranno il mondo.

Per finire, saluta i nostri lettori e parlaci dei tuoi progetti futuri?

Un abbraccio forte a tutti gli amici di system failure. Beh ci sono sempre nuovi progetti in cantiere, per fortuna non ci annoiamo mai. Di recente è nata una bella collaborazione con Demiurgo (una vostra vecchia conoscenza) ed è venuta fuori una traccia, che farà parte di un importante compilation e ce ne sono in lavorazione altre che formeranno un ep, dalle sonorità cyber punk, il tutto abbinato ad un video clip.

Titolo album “Ancient planet”

Rilasciato in aprile 2022

Genere: dark ambient, drone

Web links:

Bandcamp: https://kindreadproject.bandcamp.com/music

Youtube: https://www.youtube.com/channel/UC3kNOoTOVz_kTNV9HgYO7jg

Spotify: https://open.spotify.com/album/4UYbPr3Kk8g6TLOUXgzQem

Facebook: https://www.facebook.com/kindreadproject