
Intervista a Kaiju
1)Benvenuti su System failure. Ci parlate del vostro percorso artistico fino a qui?
Ivan: Ciao System Failure! Dunque, ognuno di noi proviene da diverse esperienze musicali, ma ci conosciamo da tempo, per cui era inevitabile che prima o poi le nostre strade si incrociassero per dar vita a un progetto libero e creativo. La nostra sezione ritmica è composta da professionisti quali Antonio Void e Augusto Snakeater, che spesso lavorano anche come turnisti. Io e Gianluca Mosquito, invece, abbiamo seguito un percorso da autodidatti, quindi ci siamo fatti le ossa suonando vari generi musicali in tanti gruppi, ma siamo sempre stati rockettari impenitenti.
2 )Ora parlateci del vostro background musicale e nominate 3 album che hanno segnato la vostra vita…
Augusto: per quanto mi riguarda ho subito ‘’passivamente’’da mio padre, musica che ho riscoperto da adulto essere grandiosa, quindi tutto il rock degli anni ’70. Ma sono soprattutto fortemente legato alla scena grunge e ad alcuni altri gruppi che hanno mosso i primi passi in quel periodo (Smashing Pumpkins su tutti, Tool, Radiohead, ecc.).
Gianluca: Sono cresciuto, musicalmente parlando, ascoltando principalmente metal classico, passando poi per il punk, il rock anni 50 e 60 e il primo blues fino ad arrivare anche ad artisti italiani importanti come Pino Daniele e James Senese. Ma negli ultimi anni, grazie anche ai nuovi software che riescono a captare i tuoi gusti musicali, ho scoperto artisti più recenti e sperimentali che mi intrigano come St.Vincent, per esempio.
Ivan: Passo con disinvoltura dal metal estremo al punk, alla fusion e al blues, e ho una grande predilezione per la cosiddetta world music, con un occhio particolare agli esperimenti di fusione tra musica occidentale, mediorientale e orientale, dall’epoca di Shakti fino a oggi. Condivido con Gianluca la passione per St. Vincent, comunque.
Antonio: Ascolto molto Prog, Hard Rock, psichedelia e Fusion. Anche a me piacciono un sacco di cose. Difficile nominarle tutte.
TUTTI: Visto che siamo 4, nomineremo 4 dischi: “Siamese Dream” (Smashing Pumpkins), “My life in a bush of ghosts” (David Byrne & Brian Eno), Fear of the dark (Iron Maiden), Sgt. Pepper’s (Beatles)
3)Come è nata in voi la passione per la musica?
Augusto: Sempre presente nella mia vita.. non potrei avere un ricordo senza la musica. In qualità di strumentista ho questo ricordo vivido nella memoria… ero a Bologna, città in cui ho vissuto fino ai 14 anni, e in un parco venne un ragazzo con una batteria portatile, e io rimasi folgorato da quel suono fantastico… scoppiettante, me ne innamorai ed ebbi il mio primo strumento poco dopo.
Gianluca: : Personalmente ho sempre avuto la sensazione fin da piccolo di essere attratto dai suoni. Anche quando mi costringevano ad andare a messa, il momento in cui c’era il coro che cantava, ero attratto dai controcanti e da come più suoni insieme potessero creare in me certe situazioni. Poi ho incontrato Satana e mi sono dato al Rock (scherzo mamma! Tranquilla!)
Antonio: Posso dire di portare avanti una tradizione di famiglia perché mio padre da giovane era un musicista, così io e mia sorella siamo cresciuti nell’ambiente giusto.
Ivan: Un bel giorno ho sentito l’impulso irrefrenabile di non essere solo un mero ascoltatore. Col permesso del buon Gesù, ovviamente.
4)Abbiamo recensito il vostro disco omonimo “Kaiju”. Come è nato? Dove è stato registrato? Avete trovato difficoltà nel processo di registrazione? Qualche aneddoto a riguardo?
Ivan: “Kaiju” è un po’ la summa dei nostri “early days”. I brani che lo compongono, infatti, appartengono a diversi momenti della nostra crescita. Di conseguenza, la registrazione è stata alquanto itinerante. L’uniformità di sound nel disco è stata ottenuta grazie al mixing del nostro bassista Antonio Void. Tra i tanti aneddoti, mi viene in mente quando un nostro amico tecnico del suono ci disse: “se tutti registrassero con la vostra stessa rapidità, io dovrei chiudere bottega!”. Non lo diciamo per vantarcene, ma per sottolineare i salti mortali che fanno le band emergenti che si auto producono con un budget di poco superiore a una semplice stretta di mano.
5)Su quale canzone di questo disco mi dovrei soffermare secondo voi e perché?
Kaiju: E’ difficile dirlo…ogni nostro brano è a sé stante, sia nella musica che nei testi. Probabilmente “Kaiju”, perché è un po’ il nostro manifesto sonoro e concettuale.
6)Ora raccontate come avete elaborato il vostro particolare sound…
Ivan: I Kaiju sono il risultato di diversi background e gusti musicali che si fondono in modo del tutto naturale, secondo quello che per noi è l’ovvio e forse unico sbocco creativo di quest’epoca: il crossover tra i tanti linguaggi e input che via via hanno caratterizzato la nostra crescita di musicisti e ascoltatori. Quindi, facciamo molta attenzione a non fare dei semplici collage di stili diversi: cerchiamo di usare sempre la struttura-canzone e di avere un approccio molto personale e riconoscibile. Essere riconoscibili, avere una personalità forte e chiara…questo fa la differenza in musica, oggi ancor più di ieri.
7)Con quale artista o band indipendente vorreste collaborare?
Gianluca: Senese sarebbe per me il massimo, e ti dirò, avendo riascoltato recentemente gli album dei Bluevertigo, non mi dispiacerebbe collaborare con uno di loro (Pancaldi e Magnini per primi).
Ivan: Non credo siano ancora indipendenti, ma per me sono il meglio dell’underground italiano: Zu, Zeus!, Mombu. Gruppi assolutamente geniali.
Augusto: Nine Inch Nails.
Antonio: con Ivan Gojira Franzini. So che è ancora indipendente…e poi, con Edoardo Vianello. Dovrebbe essere rientrato nell’underground ultimamente… e poi Les Claypool
8)Su quale palco sognate di suonare?
Augusto: Wembley!! Nessuno neghi di sognare una cosa del genere!
Gianluca: Qualsiasi palco che mi permettesse di conoscere i miei idoli (da Iommi a Devin Townsend)
Ivan: L’animo metallaro mi suggerisce il Wacken. Quello più eclettico, lo Sziget, e quello più psichedelico gradirebbe un qualsiasi festival nel deserto tra l’Arizona e la California. Per il resto, la sagra della salsiccia andrebbe benissimo. E sono serio. Antonio è con me, specialmente su questo ultimo punto.
9)Quale è la vostra massima ambizione come band?
Kaiju: Il nostro obiettivo principale è portare Godzilla a un nostro concerto, quindi siamo condannati alle grosse platee
10)Una domanda emozionale. Che emozioni avete provato al lancio del vostro disco omonimo?
Ivan: Un misto di commozione e di ubriachezza a causa dei reiterati brindisi
11)Se la vostra musica fosse una città a quale assomiglierebbe? E se fosse un quadro?
Kaiju: Sarebbe una città immaginaria, bidimensionale: grande, caotica, dinamica e a tratti surreale. Ma, come per magia, anche piccola e longeva. Diciamo, un luogo a cavallo tra Tokyo, Istanbul e Frittole. Di un quadro saremmo la cornice. Più seriamente, non vediamo attinenze con la pittura classica, quindi viriamo sull’arte contemporanea. Viene da pensare, tra i tanti, a “The eye of Ra” di Julie Mehretu, un’artista etiope d’istanza a New York. Si tratta di una commistione di stili (pittura, disegno, graffiti, fumetti) che crea un caos studiato nei minimi dettagli. Un po’ come quello che noi cerchiamo di realizzare con la nostra musica.
12) Per finire, spiegate ai nostri lettori perché devono ascoltare voi e non altri. Quali sono le vostre peculiarità? Grazie per la collaborazione…
Kaiju: Ci piacerebbe semplicemente che i lettori ascoltassero anche noi oltre agli altri! Che dire, se non siete fan delle canzoncine d’amore e se avete bisogno di un buon antidepressivo senza controindicazioni, siamo la band che fa al caso vostro! Grazie di cuore a voi, System Failure. Che Godzilla vi protegga!