Intervista a Julielle

Benvenuta su system failure. Puoi parlarci del tuo percorso artistico fino a qui?

Ciao! Si, in realtà il mio percorso artistico concretamente è iniziato da poco più di un anno con la pubblicazione del mio primo singolo “Toys” prodotto da Godblesscomputers, due mesi dopo sono salita sul palco del Medimex in apertura ai Cigarettes After Sex ed Editors, notizia che non mi aspettavo nella maniera più assoluta, dopo di che c’è stata la pubblicazione dell’ep “Across” che mi ha portato a suonare al Reeperbahn Festival ad Amburgo e successivamente al Linecheck Festival a Milano. Credo che come percorso, fino ad ora, sia molto più di quello che avessi mai potuto aspettarmi….

Come prende forma una tua canzone? Parlaci del processo creativo alla base…

In realtà non credo di avere un vero e proprio processo creativo. Non scrivo con continuità, non è una cosa che prendo come un obbligo costante. Ci sono volte in cui sono semplicemente seduta sul divano e corro verso la tastiera. Allora sento che sta per venir fuori qualcosa, metto in rec il mio telefonino e inizio a cantare e suonare. Dopo di che riascolto, sistemo testo musica e stesura ed invio tutto al producer.
Credo che sia più in impeto che non un processo vero e proprio.

Quale è il filo rosso che lega le tue canzoni? Di cosa parlano? Da cosa prendi ispirazione per la scrittura dei testi?

Ma.. il filo rosso credo sia un po’ la malinconia, come per tutti. Tenco diceva che scriveva quando era triste e quando era felice invece usciva. Credo sia qualcosa che accomuna un po’ tutti i facente parte del nucleo artistico o almeno la maggior parte. Le mie canzoni prendono spunto da sensazioni, fondamentalmente. Non scrivo mai in maniera descrittiva di fatti reali, ma solo le emozioni che sono intorno. Alcuni brani parlano dell’alienazione, senso di vuoto, di smarrimento, altri di sogni o storie finite.

Abbiamo pubblicato “Double hour”. Puoi parlarci della genesi di questo pezzo? E’ stato prodotto prodotto da GodBlessComputers. Come è stato collaborare con lui. Da quanto ne so è un artista alquanto affermato…

Intanto collaborare con Godbless è una cosa che mi rende sempre felice, è una persona partecipativa, super disponibile e molto gentile, per non parlare delle sue capacità musicali. Credo abbia una forma di espressione che un po’ ci accomuna, di fatti la cosa che amo di più è che non faccio molta fatica a farmi capire o far comprendere le mie intenzioni in un brano. Davvero, non potrei chiedere niente di meglio.
Questo brano è nato moltissimi anni fa, almeno 6, credo. E’ molto diverso dagli altri perché per la prima volta ho scritto un un modo un po’ meno ermetico e credo di aver dato delle immagini chiare. E’ molto diverso perché lo trovo un brano estremamente musicale rispetto ad altri, i suoni sono differenti e si, soprattutto il testo.

Quali sono i tuoi ascolti preferiti del passato e del presente? Nomina 3 album che hanno segnato la tua vita…

Mh.. domanda a cui non rispondo mai. Non potrei racchiudere la musica della mia vita neanche in 20 dischi. Ne ascolto davvero troppa da sempre, ma soprattutto molto diversa. Sono cresciuta col grunge, rock poi il punk, poi il brutal, poi il rap, poi il jazz e blues, poi l’elettronica ma anche la musica classica. Forse “Grace” di Jeff Buckley potrebbe essere il mio disco della vita, ma soprattutto perché per me è una figura importantissima come fosse un padre.

Quali sono le differenze tra “Double hour” e i tuoi lavori precedenti? Parlaci anche del tuo primo ep “Across”….

Vedi risposta sopra per Double Hour. Non amo molto parlare della mia musica. Una volta che i miei lavori sono fuori, lascio le parole agli altri. Di base “Across” comprende alcune delle mie prime canzoni che ho scritto nella mia vita es. “Voices” e “Ether”. Per il resto.. preferisco pensare ai prossimi lavori…

Ho letto che “Julielle sarà, infatti, tra gli artisti che si esibiranno nell’edizione 2021 del Primavera Sound di Barcellona”. Che emozioni provi a riguardo? Che emozioni provi in sede live. Cosa non deve mancare assolutamente?

Mh. Sicuramente emozioni contrastanti. Da un lato sono molto felice, dall’altro ho un po’ di strizza.. sono sincera.. soprattutto perché quest’anno non ho avuto molto modo di calpestare molti palchi. E soprattutto non cosi grandi. Cosa non deve mancare assolutamente.. boh. Un microfono?

Come stai vivendo l’emergenza coronavirus?

Sono spaventata per il futuro, più che per il virus penso a quello che ha comportato. Oggi la gente vive come se non fosse successo niente, è come se tutti avessero dimenticato quei 3 mesi d’inferno. Credo che il problema sia proprio questo. Le discoteche sono aperte, i teatri no.

Siamo in un mondo in crisi climatica, economica ed ora anche sanitaria. Ebbene, in un mondo simile quale è il ruolo della musica?

Di sensibilizzazione, assolutamente. Ci sono molti artisti impegnati in varie battaglie. Non dimentichiamoci che il mondo è anche in crisi di umanità, prima di tutto. Non sembrerebbe, ma per molti aspetti, nella cura dell’Altro, siamo fermi al medioevo.

Se la tua musica fosse un città contemporanea quale sarebbe? E se fosse un quadro, un film o un cocktail?

Credo che ogni arte abbia il suo cerchio, ma.. forse come città ti direi Berlino. Come quadro semplicemente un fondo blu scuro. Come film, vorrei racchiudere tutto in un unico lavoro, ma credo di non saper rispondere e non sono una grande amante dei cocktail. Forse sarebbe un bicchiere d’acqua.

Per finire saluta i nostri lettori ed invogliali ad ascoltare la tua musica….

Degustibus! Ciao!

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