Intervista a Gabriele Gasparotti
Bentornato Gabriele. Hai pubblicato “Istantanee vol. 1”. Ci puoi parlare della genesi di questo progetto musicale?
La genesi di questo Istantanee vol.1 è un istante posto appena prima del tempo, lì dove niente è ancora definito. Se non ricordo male lo attraversai mentre mi trovavo in terra orobica con l’amico regista Francesco di Loreto, uscivamo da una mostra e si parlava di fotografia. Da lì, ogni volta che tornavo da un’assenza mi ritornava l’odore degli acidi di sviluppo che utilizzo in camera oscura per sviluppare i negativi fotografici e che in quei giorni usavo sempre meno, poi Aus den sieben Tagen, i Notturni di Field e Chopin e le invenzioni a due e tre voci di Bach, le consolazioni di Listz. Era un periodo in cui stavo studiando molto le capacità espressive di alcuni strumenti e sentivo la necessità di fotografare quelle esplorazioni su nastro, imponendomi di dargli una forma che aderisse a una mia idea estetica, conservando però la spontaneità dell’idea musicale originale.
Quali sono le differenze con “Extrema Ratio” e quali le cose simili?
In Extrema Ratio cercavo un suono che fosse un’immagine in movimento utilizzando timbriche in continua mutazione e una fitta scrittura verticale. Qui, dopo aver deciso di utilizzare determinati circuiti all’interno del sintetizzatore, mi sono imposto di utilizzare questi, sfruttandoli il più possibile, cercando di cogliere l’essenza dell’idea musicale che andava disegnandosi. Entrambi i dischi sono stati registrati con la stessa strumentazione ma i risultati sono completamente diversi, quasi opposti. Inoltre, in entrambi i lavori è stato fondamentale il consulto del Tarot ( i tarocchi) come Maestro che mi ha aiutato nel percorso, allontanando l’io per veicolare un messaggio più puro.
La ricercatezza sonora con te è sempre di grande importanza? Cosa ti spinge a cercare, cercare, cercare di creare qualcosa di irripetibile?
Penso che la ricerca faccia parte di ogni via che l’uomo decide di intraprendere, in particolare in campo musicale penso sia importante studiare le capacità degli strumenti che si utilizzano per diventarne padroni e saperli gestire, così come le leggi armoniche e ritmiche, sopratutto se vogliamo superarne i limiti. Il bello dei sintetizzatori analogici e del giradischi è che vivendo una vita propria non genereranno mai lo stesso suono ma vanno “domati” per portarli nella direzione che vogliamo, e questo necessita di molta pratica. Istantanee vol. 1 è realizzato quasi interamente con un Korg MS 20 e un Game Boy, mezzi che in genere sono utilizzati per fare musica elettronica ballabile o comunque commerciale, qui sono proposti in una veste completamente nuova, così come lo scratch è utilizzato in modo nuovo – non è quasi percettibile che alcuni suoni siano scratchati. Volevo far uscire questi strumenti dai loro cliché.
Sei un musicista di grande talento. Per te quanto hanno importanza talento e studio in un artista? Come si intrecciano fra loro?
Penso che il talento sia strettamente legato allo studio e alla dedizione, a differenza del genio che è qualcosa che ha a che fare con la sensibilità e l’intuizione – con l’istantaneo.
Quanto l’odierno antropocene o la società dell’immagine e dei consumi influenza la tua musica o come quest’ultima lo filtra?
Non so risponderti a questa domanda, sicuramente sono in balia dei cambiamenti geoclimatici, politici e sociali che stanno avvenendo e per quanto cerchi di rimanere fuori da certe dinamiche ne sono vittima.
Queste fotografie o istantanee del tuo mondo sonoro quanto hanno a che fare col tuo inconscio, col tuo io più nascosto? Ti senti come una sorta di Pollock dell’elettronica se così posso definirti?
Queste istantanee hanno a che fare con l’inconscio e l’io più nascosto di chi le percepisce, non con il mio. Sono uno specchio su cui si riflette l’ascoltatore ma in origine sono prive di significato esattamente come il linguaggio o il denaro. Quando le registravo ho seguito il volere delle forze che mi guidavano, abbandonandomi a uno stato di muga muchu. Ho cercato di cogliere il tempo presente – il kairòs greco – rappresentato dal suono quale era stato registrato su nastro magnetico e organizzandolo secondo una mia estetica personale, seguendo le regole dell’armonia e della matematica.
Ho visto che per questa tua opera sono stati messi in campo diversi strumenti o tools. Tra loro ce n’è qualcuno che preferisci particolarmente?
I protagonisti del disco, come ti dicevo, sono sicuramente il Korg MS 20 e il Vestax Controller One, uno strumento di cui ne esistono pochissimi esemplari e che fu un totale fallimento al momento dell’uscita. È un giradischi che ha la possibilità di intonare i suoni incisi su disco trasponendoli su una scala scelta permettendo di generare scratch in tonalità, una specie di “campionatore analogico” con cui si interagisce in maniera diretta. Da quando mi sono interessato alla musica speravo in uno strumento del genere, nei primi anni duemila – ero un bambino – scrissi una mail alla Vestax proponendogli uno strumento del genere, anche se non ebbi mai risposta, qualche anno dopo iniziarono a svilupparne dei prototipi grazie ad artisti come Mike Boo e Ricci Rucker e appena fu immesso sul mercato lo comprai.
Ho letto che: i sintetizzatori analogici che ho utilizzato sono strumenti che vivono quasi di vita propria. Puoi commentare per bene questa frase?
In questo caso parlo del Korg Ms 20 e sopratutto del Buchla Music Easel, costituiti da circuiti elettrici molto sensibili ai cambi di temperatura e di tensione elettrica e che generano suoni e hanno prestazioni molto diverse in base alla variazione di queste condizioni. Inoltre, non permettono di salvare un suono, quindi ogni volta è necessario ricablare la parte semimodulare, reimpostare il valore dei filtri e della loro risonanza, degli oscillatori, del circuito adsr, di una eventuale modulazione che, per le cause di cui ti dicevo, non sono mai uguali e quindi interagendo tra loro generano risultati diversi, proliferanti.
Per concludere, saluta i nostri lettori ed invogliali ad ascoltare qualche tua canzone o istantanea in particolare…..
Istantanee vol.1 non vuole essere un disco di musica elettronica e nemmeno un disco di musica sperimentale, si limita ad essere un disco di musica: un supporto sonoro sul quale ci sono registrati dei suoni che se ascoltati, entrano in relazione con noi facendoci stare più o meno bene. Iscrivetevi al canale You Tube Muga Muchū Morphing Theater : https://www.youtube.com/channel/UCVV_2BonXZ1WYvvpcHziJLg
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