Intervista a Fidelio

Come nasce il progetto Fidelio? Come vi siete conosciuti?

Fidelio nasce dall’incontro di due percorsi molto diversi ma in un certo senso complementari. Io, Andrea, sono un data scientist con una passione profonda per la letteratura, il cinema e la musica. Durante un’esperienza di vita e lavoro negli Stati Uniti, immerso nella cultura del Midwest, ho cominciato a scrivere testi con un’urgenza nuova, spinto da stimoli forti e da un bisogno espressivo crescente. Con Valerio, storico membro degli Street Clerks, ci conoscevamo da tempo grazie ad amicizie in comune. A partire dall’estate 2024, io gli ho condiviso i miei testi e le mie idee musicali e lui ne ha subito intuito il potenziale, proponendosi come produttore. Così è nato il progetto.

Chi sono i vostri miti musicali?

I nostri riferimenti spaziano tra mondi diversi: citiamo sempre I Cani, per la scrittura tagliente e il synth-pop raffinato, e Father John Misty per il sarcasmo sociale e l’introspezione. Ma siamo grandi fan anche di LCD Soundsystem, Bob Dylan, Strokes, Kraftwerk, Wilco, Fountains DC e tanti altri. Cerchiamo sempre ispirazione in chi riesce a coniugare visione artistica e profondità emotiva.

Come avete elaborato il vostro sound?

Il nostro sound nasce dalla voglia di contaminazione: ci muoviamo tra il synth-pop, l’alternative-rock e il post-punk, cercando melodie forti e ritornelli che restino in testa, ma attingendo anche da linguaggi più sperimentali. Amiamo giocare con le atmosfere e i contrasti, cercando un equilibrio tra ironia, introspezione e sguardo critico sul presente.

“La Svolta”. Di cosa parla questa canzone?

La Svolta(artwork subito sopra) racconta la storia di un impiegato intrappolato in una vita borghese che non ha mai davvero scelto. Non c’è in lui nè una ribellione nè un’accettazione, ma una resa silenziosa, fatta di auto-illusioni e della speranza costante in un cambiamento che non arriva mai. Volevamo che il brano risultasse empatico, non critico, visto che parla di un personaggio in cui ci riconosciamo anche noi, con tutta la sua ingenuità e la sua umanità.

Cosa potete dirci del video de “La Svolta”?

Il videoclip è ambientato a Chicago e segue un protagonista anonimo, ripreso quasi sempre di spalle, mentre attraversa la città con lo sguardo basso e l’andatura inarrestabile. La scelta della location non ha un valore simbolico preciso, ma serve a creare un contrasto potente: la bellezza iconica dei luoghi – dal Cloud Gate all’Art Institute, dalla Riverwalk al Lago Michigan – si scontra con l’apatia del personaggio, incapace di vedere ciò che ha attorno. Il viaggio si conclude in un parcheggio deserto, dove il protagonista si ferma, solo e smarrito.

“Solo i borghesi sopravvivono”, un lavoro che racconta il lento e spesso inconsapevole adattamento alla vita borghese. Cosa potete dirci in anteprima su questo album in uscita?

Solo i borghesi sopravvivono è un concept che prende spunto da Fiorirà l’aspidistra di Orwell: volevamo raccontare una storia che è anche la nostra, quella di chi si ritrova, quasi senza accorgersene, a vivere una vita che un tempo forse avrebbe disprezzato. Narra un percorso fatto di compromessi, illusioni e piccoli autoinganni quotidiani, in cui la tensione tra ciò che si è e ciò che si vorrebbe essere resta sempre viva. Ma non volevamo scrivere un disco nichilista: La Svolta non è il finale, sarebbe troppo amaro. C’è un epilogo inaspettato, come del resto nel romanzo di Orwell, qualcosa che lascia intravedere la possibilità di uno scarto. Tra qualche mese lo scoprirete.