Intervista a Fidanza Jazz Combo

Da venerdì 29 novembre è disponibile in formato fisico e in tutti i digital stores ‘Do Si La Sol Fa Sofà’, il nuovo album di inediti del Fidanza Jazz Combo.

Anticipato nelle radio con il singolo ‘La Tazzina di Caffè’, canzone lenta e sensuale con un sottile gioco di ambiguità poetica, esce oggi il nuovo album composto da 11 brani originali, uniti da una creativa ironia vintage e dal sapore antico ma sempreverde dello swing italiano.

Abbiamo intervistato la band…

Ci puoi raccontare come è nato il progetto musicale Fidanza Jazz Combo?

L’idea di un gruppo Jazz che eseguisse il repertorio vocale del primo Novecento era nei miei pensieri da quando ho iniziato a studiare il genere, perché molti dei brani che ritengo più belli sono stati dimenticati o vengono eseguiti prevalentemente in forma strumentale. Io volevo far riemergere questi capolavori del song book americano dando valore ai testi, oltre che alla musica. E certamente, e non meno, volevo riesumare, è il caso di dirlo, il repertorio swing italiano rimasto per molti una flebile memoria. Ho impiegato del tempo, perché cerco una particolare sintonia con gli altri musicisti, ma l’incontro con Dario Di Giammartino è parso subito portare l’intesa particolare che cercavo. Attraversando formazioni più o meno ampie, il nucleo stabile è rimasto quello del duo, che oggi è la formula che usiamo più di frequente nei concerti. Siamo jazzisti molto poco seri! I miei concerti sono farciti di interventi cabarettistici, scritti e improvvisati, proprio come avviene per le canzoni. Di rado si segue una scaletta: mi piace navigare il repertorio (che ormai approccia i duecento brani) con il pubblico al timone.

Chi sono i tuoi miti musicali?

Non si arrabbieranno quelli che salto, perché sono quasi tutti a swingar nei cieli! Ma voglio ricordare tra i compositori i fratelli Gershwin, Rodgers and Hart e di qua dall’oceano Gorni Kramer e il genio di Pippo Barzizza. Tra gli interpreti vocali, sotto la luce di Ella Fitzgerald mi ispiro a Mel Tormè, Tony Bennett, Natalino Otto, Nat King Cole. Ed essendo chitarrista, Freddie Green, Pizzarelli padre e figlio e certamente Charlie Christian e Joe Pass.

Oltre la musica quali arti ti appassionano?

Sono molto vicino alle arti visive, in particolare agli approcci concettuale e minimalista, e i miei riferimenti sono Dan Flavin, Jenny Holzer, Sol Lewitt e Ed Ruscha. I miei lavori sono per lo più prodotti di arte computazionale, in cui il codice linguistico, sia esso testuale o astratto, è governato da elementi combinatori e casuali. Il mio passato scientifico doveva pur sfogarsi in qualche modo!

Il singolo “La tazzina di caffè” è una “canzone lenta e sensuale con un sottile gioco di ambiguità poetica”. Puoi commentare queste parole?

L’apertura del pezzo descrive il piacere di un risveglio, ma senza qualificarlo, lasciando a chi ascolta un ambiguo viaggio di fantasia, tra suggestioni che stuzzicano l’olfatto e il tatto. Solo dopo appare la tazzina, che scioglie il dubbio e concentra il piacere in un gesto, semplice, ripetitivo, ma sempre foriero di appagamento (se caffè e barista sono validi!). Gli archi evocano un suono senza tempo, e l’entrata della ritmica sul solo di piano è il momento che simboleggia il risveglio pieno.

‘Do Si La Sol Fa Sofà’. Puoi presentarlo ai nostri lettori?

È un diario, scritto usando il linguaggio del jazz con testi in italiano, come anticipa il titolo. Il titolo stesso ricalca l’attitudine al gioco linguistico e musicale, comune nello swing nostrano, e solfeggia il ritornello del brano che chiude e compie il viaggio. È il primo disco in cui utilizzo una formazione ampia che include il quartetto d’archi e la sezione di fiati — mi sono allontanato dal minimalismo del duo per costruire una tavolozza più ricca, che mi desse modo di costruire in modo più sofisticato diversi ambienti sonori, funzionali al racconto.

«Ho scritto un disco che parla di storie, situazioni, oggetti e personaggi, tutti reali, in cui descrizione e narrazione hanno la stessa importanza della musica, come non sempre avviene nel jazz» annuncia l’autore Fabio Fidanza…Puoi dirci di più a riguardo?

Il sofà accoglie chi è partito ascoltando La tazzina di caffè, viaggiando con La vespa o con l’aeroplano verso il tibet, dove mi diletto nel canto difonico de Il cantore tibetano. Pur giocando con le parole ho seguito un approccio narrativo e descrittivo, più che l’artificio di stile fine a stesso, che vedo spesso ricorrere nella canzone contemporanea italiana: vorrei che delle canzoni si ricordasse un’immagine, una storia, più che un ritornello mnemonico. Testi e musiche sono nati insieme, influenzandosi e bilanciandosi a vicenda. Ho omaggiato anche dei personaggi: i Fratelli Gershwin e Cirio, pseudonimo del pelato Dario Di Giammartino.