Intervista a Farewell melody
Qui abbiamo recensito “Zero” dei Farewell Melody. Poi li abbiamo intervistati. Leggete cosa hanno da dire…..
Benvenuti su system failure. Potete parlarci del vostro percorso fino a qui?
Alice: Ciao, sono Alice e suono il basso nei Farewell Melody anche se i primi passi nella musica li ho mossi suonando il pianoforte. Ho conosciuto i Farewell Melody su internet: cercavo una band a cui unirmi e ho letto l’annuncio di Andrea.. che però all’inizio non rispose!
Andrea: Io e Marco avevamo buttato giù le basi della band già da 6 mesi e le prime canzoni prendevano vita. In quel lasso di tempo però ben 2 bassisti abbandonarono il progetto, poi quando si aggiunse Alice fu chiaro che avevamo trovato la quadratura del cerchio.
Potete dirci qualcosa del vostro background musicale? Che musica ascoltate? Nominate qualche disco che è rimasto impresso per tanto tempo nella vostra memoria…
Andrea: Più o meno ascoltiamo le stesse cose, dal metalcore al pop-punk.. se una canzone è bella è bella, c’è poco da fare!
Come nasce una vostra canzone? Che ambiente create per voi stessi? Parlate del processo creativo alla base….
Andrea: Sinceramente non c’è un metodo standard con cui creiamo una canzone, avviene tutto in modo spontaneo. A volte scriviamo prima il testo e su quello andiamo a costruire la melodia, altre volte avviene il contrario. Non ci piace schematizzare il songwriting, stesso discorso per l’ambiente anche se avendo tutti lavori distanti da casa stiamo molto tempo alla guida e spesso è in quei momenti che arrivano le idee migliori.
Abbiamo recensito “Zero”? Provate a spiegare tali parole: ““Zero” è un album diretto, crudo, figlio di pomeriggi passati a consumare “Nevermind” dei Nirvana, dove rabbia, senso di inadeguatezza e nostalgia trovano voce nelle ritmiche dei brani, tra ritornelli urlati e versi arpeggiati che ricordano il “Seattle sound”.
In questo album si sentono tutte le influenze musicali di ognuno di noi, perché per quanto provi a distinguerti e renderti originale non riesci a staccarti del tutto dai suoni con cui sei cresciuto, gli stessi suoni che ti hanno invogliato a prendere in mano uno strumento.
Secondo voi il grunge è stato solo un movimento musicale, un genere o anche qualcosa altro?
Alice: Credo che ogni volta che nasce un nuovo movimento musicale non si tratti mai “solamente” di musica. Si tratta anzi di un vero e proprio cambiamento generazionale e rappresenta quindi un momento storico a tutti gli effetti.
Chi ha fatto la cover del disco(subito sotto)? Cosa rappresenta?
Andrea: L’ho fatta io, volevo che rispecchiasse il disco. Semplice e diretta, non siamo una band che si mette a tavolino a cercare la cosa costruita e impacchettata a regola d’arte.
C’è una canzone che preferite di “Zero”? Perché?
Alice: Direi “Let Me Out”! É una delle prime canzoni che i ragazzi mi hanno fatto ascoltare, dopo “Sinner”. È stato subito amore.
Andrea: “Sinner” perché è la prima canzone scritta. Il titolo l’ho anche tatuato sul petto.
Marco: “If You Stay”, perché in fondo in fondo sono un romanticone.
Dove è stato registrato questo disco? Difficoltà nel processo di registrazione?
Marco: Il disco l’abbiamo prodotto interamente nel nostro studio di registrazione, dai primi riff fino al mastering. Abbiamo affrontato il processo in maniera serena, consapevoli di quello che volevamo ottenere e di come volevamo caratterizzare i suoni di ogni singolo brano. E’ stata anche una sfida con noi stessi e da questa esperienza abbiamo imparato un sacco di cose che ci torneranno utili in futuro.
Come deve essere il vostro live perfetto? Cosa non deve assolutamente mancare?
Andrea: Non devono mai mancare il divertimento, il pubblico e la birra.
Da dove traete ispirazione per i testi delle vostre canzoni?
Andrea: Tutto quello che viene scritto è tratto da esperienze vissute in prima persona perché penso che solamente così si può avere un approccio diretto e personale con la canzone.
Riuscite a bilanciare la vostra carriera artistica e la vostra vita?
Marco: Si, tutto viene gestito e vissuto nel modo giusto, la forza della band sta anche in questo equilibrio.
C’è un filo rosso che lega tutte le vostre canzoni?
Andrea: Ogni canzone è un piccolo pezzo di vita, anche se nell’album non seguono un ordine cronologico posso dire tranquillamente che sono tutte collegate tra loro.
Se la vostra musica fosse una città a quale assomiglierebbe? E se fosse un film, un quadro o un libro?
Andrea: La città ovviamente Seattle, il film “School of Rock”, il quadro “L’urlo di Munch” e il libro “Il Piccolo Principe”.
Quanto è importante coinvolgere il proprio pubblico?
Andrea: Penso sia un aspetto fondamentale, coinvolgerlo durante un live ma anche farlo immedesimare nei testi. Senza pubblico una band muore…
Con quale artista o band indipendente vorreste collaborare?
Andrea: Sparo alto.. a me piacerebbe molto collaborare con Shaun Morgan dei Seether. Entrambi siamo stati influenzati dai Nirvana e scriviamo in maniera simile, potrebbe uscire qualcosa di bello!
Salutate i nostri lettori ed invogliateli ad ascoltare la vostra musica….
Grazie a chi leggerà l’intervista, a chi ci sostiene ogni giorno, a chi compra il disco ma anche a quelli a cui non piacciamo, perché è giusto così! Noi siamo così, degli inguaribili nostalgici, ancorati agli anni ‘90. Se anche per voi è cosi allora potreste apprezzare la nostra musica. Grazie infine a System Failure che ci ha dato la possibilità di raccontarvi un po’ di noi!