Intervista a Diraxy

1)Benvenuti su System failure. Ci parlate del vostro percorso artistico fino a qui?

Ciao e grazie mille per l’invito! Noi siamo i Diraxy, siamo una band progressive di Milano nata nel 2013, ma ci conosciamo da almeno una decina d’anni. Il nostro progetto nasce dalle ceneri di un’altra band in cui suonavano Dario, Arro, Paolo e Marco, a cui poi si sono aggiunti la Fede e Dani. Tutti noi abbiamo seguito corsi presso scuole civiche o insegnanti privati, ma le nostre amicizie sono nate in realtà in altri ambienti e per vie alle volte assurde. Insomma, prima che una band siamo soprattutto un gruppo di amici che vogliono divertirsi.

2)Ci parlate pure del vostro background musicale? Nominate anche 3 album che hanno segnato la vostra vita…

Aiuto! Da dove cominciamo? Tutti siamo ovviamente affascinati dalla musica progressive, per la sua imprevedibilità e le mille possibilità… non ci si annoia mai! Però ascoltiamo anche altra musica molto diversa: pop, blues, funk, elettronica, disco… Siamo in sei quindi nominare 3 album che hanno segnato la nostra vita non è facile, ma dopo un lungo e sanguinoso confronto vi diciamo:
• Haken, “The Mountain”
• Tool, “Lateralus”
• Porcupine Tree, “Fear of a blank planet”

3)Come è nata in voi la passione per la musica?

Beh ognuno ha la sua storia… ma possiamo dire che la passione per la musica è qualcosa che è e sempre starà lì e che è sbocciata in modo diverso e ci ha fatto stare bene. E poi non l’abbiamo mai abbandonata. 🙂

4)Abbiamo recensito il vostro ultimo album “The Great Escape”. Come è nato? É stato difficile registrarlo? Qualche aneddoto a riguardo?

Dario aveva scritto del materiale interessante ed eravamo alla ricerca di una storia da raccontare: volevamo scrivere un concept album e sentivamo il bisogno di parlare di temi attuali. La Fede ha scoperto un po per caso la storia di Jinan Badel, raccontata nel libro “Jinan esclave de Daech”, scritto da Thierry Oberlé. Jinan è una ragazza yazida che nel 2014 viene rapita da un gruppo di militanti dell’Isis nel suo villaggio in Iraq. Dopo essere stata venduta come schiava, riesce a scappare grazie alla collaborazione con altre ragazze prigioniere come lei, anche se da alcuni mostri forse non riuscirà mai a fuggire del tutto. Da lì sono nati i testi di “The Great Escape”. Registrarlo è stato un grande piacere e una grande scoperta: Matteo de Napoli è riuscito a guidarci con gentilezza e alcuni brani, in particolare, sono esplosi in maniera imprevista, come il finale di “Lie to me”. Sono state giornate sfiancanti ma davvero memorabili, grazie anche alla piadina da record preparata in soli 45 minuti (per noi milanesi imbruttiti è inaccettabile) e al cartellone con lo “sposo sobrio”, vestito con uno smoking argentato, che si incontra sulla strada per Suisio.

5)Su quale traccia del vostro album mi dovrei soffermare e perché?

“The Great Escape” è un concept e ogni brano racconta una parte della storia di Jinan, quindi non è facile scegliere. Questa volta vi proponiamo “Shelter”: si tratta del sesto brano di “The Great Escape” e tratta il momento in cui Jinan viene confortata da una delle sue compagne di prigionia. Il testo è stato scritto per tutti quei momenti difficili in cui ci si ritrova e non si vede una via di uscita, e anche un semplice abbraccio e una parola di conforto possono fare la differenza. A livello musicale è uno dei brani che soddisfa di più, sia perché divertente da suonare sia per l’arrangiamento e per il risultato ottenuto con la registrazione.

6)Ci parlate della cover dell’album?

L’idea della cover nasce dalla voglia di concentrare tutta l’attenzione sulla ragazza che rappresenta ovviamente la protagonista della nostra storia e renderla sospesa come in uno stato di trance, tra i suoi pensieri. Oppure può anche essere vista come se fosse in caduta libera, a simulare l’orrore di tutto ciò che ha subito. L’importante è che comunichi libertà e pace, anche se in maniera insolita.

7)Voi vi sentite più progressive rock o progressive metal?

Vuoi più bene alla mamma o al papà? 😛

8)Una domanda emozionale…come vi sentite quando suonate?

Estremamente bene! E un po’ sudati.

9)Che avete provato a vedere la vostra musica arrivare fino in Cina?

Beh fa molta impressione!!! Sapevamo che la nostra etichetta si stava muovendo in quella direzione, ma ovviamente quando abbiamo visto il nostro nome pubblicato di fianco ad artisti famosi ci siamo sentiti felici ed estremamente orgogliosi del lavoro fatto insieme!

10)Riuscite a bilanciare la vostra carriera musicale con la vostra musica? Quante volte provate a settimana?

Bisogna riuscire ad incastrare impegni di lavoro, impegni di famiglia e distanze (Marco lavora come medico a Firenze) Non è sempre facile trovarsi tutti e molto lavoro deve per forza essere svolto da casa individualmente. In media ci troviamo in sala 3 o 4 volte al mese, di più se abbiamo live in programma.

11) Come nascono le vostre canzoni? Parlate del processo creativo alla base…

Di solito partiamo da una idea, generalmente scritta da Dario su Guitar Pro. Ognuno propone cambiamenti e nel frattempo nascono le linee vocali. Per ultimi i testi.

12) Il vostro live perfetto?

Non siamo mai completamente soddisfatti (come tutti i musicisti d’altronde ahaha), ma sicuramente il live che ci ha dato più soddisfazione è stato il Release Party di The Great Escape, che si è tenuto al Legend Club di Milano il 14 luglio 2017. Sia per la location che per il pubblico pazzesco che ci è venuto a sostenere. Davvero una bella serata!

13) Su quale palco sognate di suonare?

Ce ne sono tanti, ma ci lanciamo con il Carroponte di Sesto San Giovanni, per l’importanza che ha e che ha avuto nel territorio in cui siamo cresciuti.

14) Per finire, un saluto ai nostri lettori…

Beh se siete arrivati a leggere fin qui vuol dire che forse qualcosa di noi vi ha incuriosito! Se volete saperne di più seguiteci su Facebook, Instagram e Twitter e cercate la nostra musica su Spotify, Amazon e Bandcamp. Fate i bravi, andate a tanti live underground e stay drop tuned! Ciao nè!