Intervista a Demiurgo
Benvenuto su system failure. Ci parli del tuo progetto di musica elettronica iniziato nel 1997? Cosa ci puoi dire a riguardo?
Il progetto Demiurgo nasce dall’idea di raccontare in musica atmosfere e storie del genere fantastico – horror, fantascienza e fantasy. Le buone storie sono quelle che ti sorprendono, hanno cambi di ritmo e capovolgimenti di trama e così, da un punto di vista compositivo, questo progetto pone la sfida di far convivere una scrittura musicale, per molti versi articolata e complessa, più vicina alle colonne sonore o al rock progressivo, con le sonorità tipiche della musica elettronica idm/glitch, big beat, dubstep e synthwave. Le musiche del progetto Demiurgo quindi cercano sempre nuove soluzioni armoniche e sonorità elettroniche/ritmiche anche estreme ma sempre rimanendo di facile ascolto, senza cioè sfociare nello sperimentale.
Come nasce una tua canzone? Ci parli del processo creativo alla base?
L’idea iniziale arriva spesso come improvvisazione mentre sono alla tastiera o programmo suoni nello studio o mi ritrovo semplicemente a canticchiare qualcosa nella mia testa. Annoto sempre tutto registrando dei temi che poi riporto su sequencer e sviluppo eventualmente in un arrangiamento completo.
Che strumentazione usi per l’elettronica?
“Holographic Ghost Stories” è realizzata all’80% con synth software, prevalentemente emulazioni o campionamenti di synth classici degli anni 80 e 90, ma ho anche alcuni synth hardware vintage a cui sono molto legato, come l’Ensoniq SQ80 del 1988 (la usava anche John Carpenter) o la Korg Wavestation A/D e alcuni piccoli analogici. Lavorare con il computer tuttavia mi piace perché amplia molto le possibilità di scoprire nuovi tool e provare e far convivere diversi metodi di sintesi ed effetti.
Quali sono i tuoi miti musicali electro e non?
Ascolto molti generi diversi ma dovendo citare alcune principali fonti di ispirazione sono Vangelis e Jarre tra i grandi classici dell’elettronica new age, Mike Oldfiled per il rock progressivo ma anche i mitici Goblin per le loro colonne sonore horror degli anni 80, e per tornare al presente artisti come Amon Tobin, che adoro per la sua capacità poliedrica di trascendere stili e sonorità diverse, Trentemøller e The Glitch Mob. Nella musica ambient, devo citare Thom Brennan, artista che per me è un mito assoluto, per le sue capacità espressive e anche per essere stato un pioniere oltre che un prototipo ed esempio di musicista totalmente indipendente.
L’album “Holographic Ghost Stories” è un viaggio musicale in un tetro mondo cyberpunk. Come non pensare a “Blame!” o “Biomega”, capolavori manga del cyberpunk. Puoi commentare queste mie parole? Per caso hai letto uno di loro? O visto il film di “Blame!”?
Io ho scoperto il cyberpunk a partire dai romanzi degli anni 80 e 90 di William Gibson, Bruce Sterling, e Pat Cadigan e mi sono subito rimasto affascinato del genere. “Overwritten Identities” è un brano direttamente ispirato al romanzo “Fools” di Cadigan. Blame! È un’opera incredibile, lì alcune tematiche del genere sono portate all’estremo, come il confine tra umano e artificiale (tema centrale anche in “Holographic Ghost Stories”): le pagine di silenzi e gli scenari labirintici che non hanno più nulla a misura d’uomo, lo ignorano e lo schiacciano come un insetto – come succede nelle grandi città di oggi. Il tema delle “megalopoli” è sicuramente centrale nel cyberpunk, e anche in altri generi fantastici, basti pensare ad esempio a “Nostra Signora delle Tenebre” di Fritz Lieber. Per le musiche del progetto Demiurgo queste ispirazioni nella letteratura di genere e cinematografiche sono fondamentali.
Quale è la traccia preferita del tuo album?
Credo sia “You Still Appear”, una traccia downtempo che accompagna con sonorità acide e synthwave una melodia centrale che mi ha molto ispirato. Il tema l’ho scritto 18 anni fa ed ha trovato finalmente una forma in questo brano. L’artwork è di un grande artista visivo (@snekula su instagram). Vi invito anche a vedere il video: https://youtu.be/jWm8InZcDi0
Cosa rappresenta l’artwork e chi l’ha disegnato?
L’artwork è stato ideato e realizzato da Luca Tranfaglia, un mio amico e grafico di grande talento, che conosce molto bene la mia musica e che ha saputo coniugare l’anima horror e l’anima cyberpunk in un’immagine iconica. La figura centrale esprime l’ambiguità dell’identità umana/sintetica e quindi il dualismo tra vita e non-vita. Nello sfondo vediamo una (appunto) megalopoli cyberpunk su cui aleggia una entità olografica. I tratti glitch e il triangolo “retrowave” sono inoltre perfettamente in stile con la musica. Non so se si è capito che mi piace molto il suo lavoro! È di grande impatto visivo e spero piaccia anche a voi.
“IDM/glitch con schemi dubstep e suoni synth retrowave”, come leggo dal comunicato. Come hai elaborato il tuo sound?
Il sound design parte solitamente da suoni sintetici classici, oltre i quali mi piace aggiungere sonorità più digitali, imperfezioni glitch e noise e spesso suoni di basso “acidi”. Questo porta in campo sonorità tipiche di diverse “epoche” della musica elettronica in modo anacronistico, il che lo trovo interessante. Le ritmiche più sincopate, come dubstep e breakbeat, a volte adottando più stili anche in un singolo brano sono un altro elemento chiave.
Talento, studio e tecnica. Come si devono intrecciare in un artista o in una band?
Sono tutte importanti, ma forse il talento al giorno d’oggi è un po’ sopravvalutato. Credo che con lo studio e il lavoro si possa fare tutto e raggiungere anche obiettivi che all’inizio possono sembrare impossibili.
Tu curi tanto songwriting e ricerca sonora. Cosa ci puoi dire a riguardo?
Lavorando con DAW e computer e con tutto il know-how accessibile in rete oggi è possibile dare vita a opere molto avanzate anche con setup relativamente economici. A volte il limite è più la nostra immaginazione… è nel liberarla che sta il maggior lavoro di songwriting e sound design.
Quale è il filo rosso che collega le tue canzoni?
Pur non essendo un concept album, tutti i brani seguono lo stresso approccio “progressive” e nella scelta dei suoni e arrangiamenti il fattore comune è sicuramente l’atmosfera cyberpunk/gotica con elementi industrial, chiptune e glitch.
Siamo in un mondo in emergenza sanitaria, economica e climatica. Quale è il ruolo della musica in questo mondo ed in particolare della musica elettronica?
Dai cori sui balconi ai concerti sui tetti e nelle piazze vuote, abbiamo visto fortissimo in questo periodo un ruolo sociale della musica. Non meno importante poi il valore individuale, dove la musica più crearci una dimensione di salvezza dalla realtà immediata che può aiutarci a affrontarla senza esserne sopraffatti e nutrire speranza – perché ci ricorda che anche le situazioni contingenti più tragiche possono essere superate. Nell’album, il brano “Here Ends the Year of Empty Cities”, uscito anche come singolo all’inizio del 2021, è stato proprio ispirato dalla visione apocalittica delle città vuote con un finale positivo mosso dalla voglia universale di ritrovare un dimensione sociale e nello stare insieme. Questi sono valori di grande ispirazione per me e potete vederli rappresentati anche nel video di questo brano (qui https://youtu.be/yWqU1EdNXjA ), realizzato dal nostro Luca Tranfaglia utilizzando spezzoni di riprese gratuite di città vuote durante il lockdown. Anche “Epiphany” realizzata con Frankie&RikiAbi parla di come seguire una visione possa elevarci a superare qualunque difficoltà.
Sei orientato anche ai live o come alcuni vorresti che la tua musica fosse ascoltata soprattutto sul web?
Per ora il progetto è solo “da studio” e non è pensata per una esecuzione live, anche se sto pensando a qualcosa di nuovo in questo senso per il futuro.
Progetti futuri?
Come dicevo sto pensando a una dimensione live basata su “live coding”, ma ci vorrà ancora tempo. Nell’immediato sono in cantiere delle collaborazioni in termini di remix, in particolare un remix di Frankie&RikiAbi uscirà a inizio agosto e ne seguiranno altri. Di idee in cantiere ne ho tante, tra cui molti tempi già composti che non hanno trovato spazio in questo album e che sfoceranno in progetto che esplora ancora di più le sonorità synthwave in chiave progressive, da cui potrebbe nascere un EP o un nuovo album… vedremo!
Per finire, saluta i nostri lettori e dai qualche consiglio a chi sta cominciando a “smanettare” con sequencer e synths….
Saluto e i lettori e ringrazio molto anche la redazione per avermi dato questo spazio. Sequencer e synth sono tool creativi con potenzialità altissime, ma è anche un mondo molto vasto in cui si rischia di perdersi all’inizio. A chi inizia a smanettare raccomando di rimanere sempre concentrati sulla musica e di non perdersi nelle miriadi di possibilità tecniche ma di distinguere sempre tra gli obiettivi e i mezzi per realizzarli. Si può fare tantissimo anche con poco usando al meglio quello che si ha, questo è il bello della tecnologia.