Intervista a Cosmos in Collision
Benvenuto su System failure. Puoi parlarci un po’ della tua musica? Quando e come hai iniziato a fare musica?
Ho iniziato a fare musica da ragazzino suonando la batteria in svariati gruppi del sottobosco reggiano. Negli ultimi anni ho sentito l’esigenza di esprimermi anche con altri linguaggi e ho iniziato a sperimentare con sintetizzatori, chitarre ed effetti, appassionandomi anche al mondo della produzione musicale. Tutto questo si è poi concretizzato nel progetto Cosmos in Collision. Musicalmente cerco di muovermi nei confini tra shoegaze, ambient-elettronica e post rock.
Quali sono le band o gli artisti che ti ispirano?
Le principali influenze di questo disco si possono ascoltare nei dischi di Boards of Canada, Slowdive, Tycho, God is an Astronauts, Ulrich Schnauss, Jatun, M83 per citarne alcuni
Cosa vuoi trasmettere con la tua musica?
La mia musica è strumentale e non voglio darle un significato preciso. Preferisco che l’ascoltatore sia libero di essere ispirato senza indicazioni particolari e associare alla mia musica ciò che preferisce
Come prendono vita le tue canzoni? Che tipo di ambiente crei per te stesso quando scrivi una canzone?
La mia musica nasce nel mio piccolo studio casalingo, solitamente le canzoni prendono vita da una melodia, un beat o un giro di basso che registro e mando in loop in Ableton Live. Partendo da quel singolo loop inizio a registrare altre frasi musicali fino ad avere un buon numero di tracce che successivamente andranno a comporre l’arrangiamento del pezzo.
Abbiamo recensito il tuo “Backlit”. Dove è stato registrato? Che tecnica di registrazione è stata usata?
“Backlit” è stato registrato nel piccolo studio che ho attrezzato a casa mia. Un pc con Ableton Live, una scheda audio e tantissime ore spese con effetti e plug-in. Come per gli altri due EP che ho realizzato, questo disco è stato prodotto totalmente da me sia dal punto di vista strumentale che per quanto riguarda il missaggio e il mastering.
Quale canzone preferisci di questo album?
“The First Day Of Autumn”. Il primo giorno d’autunno, sperduto nelle campagne della bassa reggiana ascoltando il mix appena finito, è partita la traccia in questione (che ancora non si chiamava così) ed era la perfetta colonna sonora per quel momento di passaggio tra l’estate e l’autunno, con gli aironi che mi guardavano passare lungo i canali e il sole che lentamente si faceva strada attraverso la foschia del mattino.
Dove è stata scattata la foto della cover dell’album…Raccontaci tutto…perché l’hai scelta?
È una foto del lago Myvatn, in Islanda. L’ha scattata un amico, Emiliano Giubertoni. Me ne aveva proposte una serie, ma quando l’ho vista mi ha colpito subito, penso che rappresenti bene le atmosfere del disco.
Che strumentazione hai usato per l’elettronica di “Backlit”?
A parte le chitarre, comunque ben annegate in una serie massiccia di effetti, tutta la strumentazione che ho usato nel disco è elettronica. Ho usato principalmente questi strumenti, il Korg Minilogue che è un synth analogico e quattro synth plug-in virtual analog ovvero il TAL-U-NO-LX (emulatore Roland Juno 60), Monark (emulatore Minimoog) TAL-BassLine-101 (emulatore Roland SH 101) e Synthmaster One. Per quanto riguarda la parte ritmica ho programmato le drum machine con Ableton andando a sovrapporre batterie programmate a loop opportunamente filtrati e stravolti rispetto al suono originale. Nel disco le batterie sono l’unico strumento che non ho suonato direttamente (e io sono un batterista…)
Quali sono le differenze tra “Backlit” e i tuoi lavori precedenti?
A parte il formato, “Backlit” è un album completo, mentre “Adrift” e “Glide” sono EP, trovo che “Backlit” suoni più coeso ed omogeneo, sia dal punto di vista delle sonorità che dal punto di vista della produzione. Inoltre, le chitarre e i crescendo tipici del post rock sono meno presenti, soprattutto rispetto ad “Adrift”.
Ho letto che come batterista con gli Ataraxia hai preso parte a tour in Europa, Sud America e Cina. Cosa ti ha portato questa esperienza?
Sono esperienze eccezionali che mi hanno fatto crescere molto sia come musicista sia dal lato umano.
Quale è la differenza tra suonare per una band e suonare per se stesso?
L’approccio che ho tra quando suono da solo o con una band è completamente diverso, suonare da soli è più riflessivo e ho il totale controllo di tutto ciò che accade, con tutti i vantaggi ed i limiti del caso. Diciamo che suonare con una band è più divertente, soprattutto live, mentre suonare da soli è più introspettivo e preferisco farlo chiuso nel mio studio che su un palco.
Perché hai scelto generi come ambient, shoegaze e dream pop per la tua musica? Quanto questi generi valorizzano il tuo talento di artista?
Non credo molto nei generi musicali, mi piacciono le contaminazioni. Penso che quello che suono quando sono Cosmos in Collision sia una buona sintesi della musica che più mi piace
Se la tua musica fosse una città a quale assomiglierebbe? E se fosse un film o un quadro?
È una città deserta, all’alba dopo una lunga pioggia notturna, con il sole che squarcia le nuvole e si riflette sulle strade bagnate. Il film potrebbe essere un film di fantascienza degli anni 70 e il quadro assolutamente “Impression du soleil levant” di Monet, un quadro shoegaze.
Una piattaforma come Spotify con le sue tante playlist electro quanto può essere utile per dare modo alla tua musica di arrivare a molti ascoltatori?
Sicuramente è un ottimo modo per arrivare ad ascoltatori che magari si farebbe più fatica a raggiungere in altri modi.
Nel mondo di oggi qual è il ruolo della musica?
Siamo costantemente bombardati di musica di plastica monouso che dura lo spazio di un’estate. Bisogna scavare un po’più a fondo, oltre la patina dorata per trovare la bellezza.
Oltre alla musica, quali arti preferisci?
Mi piacciono le arti figurative, soprattutto moderne e amo molto il cinema
Con quale band o musicista vivo o morto condivideresti il palco?
I Sigur Ros o gli Slowdive, è dura decidere
Progetti futuri?
Sto preparando un live set, sempre in solitario ovviamente