Intervista a Cortellino

Benvenuto su system failure. Come è nata in te la passione per la musica’

Ciao System Failure, la mia passione per la musica credo sia nata con me, ho sempre avuto voglia di esprimere la mia musicalità e sin da piccolo mi divertivo con gli strumenti musicali giocattolo, poi sono cresciuto ed ho incominciato ad approfondire la materia fino ad arrivare ad oggi.

Perchè hai scelto il pop tra tanti generi musicali? Il tuo sound è tanto particolare, è un pop contaminato…Puoi commentare queste mie parole?

Sinceramente non credo nei generi musicali, nel senso che quando scrivo una canzone non penso allo stile, viene fuori e basta. Per quanto riguarda il sound la mia intenzione è quella di mescolare dei ritmi ballabili alle chitarre rock ed in questo Glitch mi ha dato una mano prendendo in carico le tracce per l’editing ed il mastering.

Quanto è importante sperimentare con la musica?


La musica è una continua sperimentazione per quello che mi riguarda, è la ricerca della vibrazione migliore per potersi esprimere al meglio.

Come è la scena alternative di Trieste?


Siamo in pochi e ci conosciamo quasi tutti, colgo l’occasione per salutare gli amici Frank Valente, Yane, Sesto , Chiara Vidonis, The leading guy, Maxino, Vianelli e chi più ne ha più ne metta.
 Una volta a Trieste quando esistevano ancora i live club, vi era una piccola scena molto distaccata dal resto d’Italia dove le band preferivano cantare in inglese e spingersi nelle vicine Austria o Slovenia e Croazia per suonare, vista anche la nostra posizione geografica non abbiamo mai avuto troppo l’influenza dell’indie, Trieste non è una città di passaggio o ci devi venire o ci passi al massimo per andare in Croazia .

Nel 2019 pubblica il suo primo album “Solo quando sbaglio”, targato LaPOP. Puoi presentarlo ai nostri lettori? Di cosa parlano le canzoni di questo album?

“Solo quando sbaglio” è un album che parla di errori e rivincite, al suo interno ho voluto omaggiare Trieste e la sua bora, reinterpretando “140 km\h” storico brano di Ivan Graziani, ho avuto l’onore di lavorare con Filippo suo figlio e dare una nuova veste a questo bellissimo brano. Del disco abbiamo poi fatto un remix di quattro brani . Sono felice di questo lavoro, mi auguro vi sia piaciuto.

Che strumentazione usi per l’elettronica?

Uso generalmente dei synth Moog.

Abbiamo recensito “Una giornata butto via”. Ci puoi parlare della genesi di questo progetto musicale? Di cosa parla la canzone?

Questo pezzo nasce in collaborazione con Antonio Dubois e Gaspare Vaccaro, un giorno mi ha telefonato Antonio e mi ha detto che aveva una testo e ci voleva fare una canzone, così gli ho detto ok, ed ho musicato la sua idea, poi ci ha messo lo zampino Gaspare, ed alla fine ho confezionato il tutto per un editing e mastering come si deve da Glitch. Credo sia andata circa così.
La canzone parla di quel momento, di quel dubbio che ti resta quando ti fermi un attimo a pensare ai tuoi sogni mentre, il tutto mentre lavori ad un lavoro che comincia a starti stretto.

Ho notato una notevole capacità di scrittura da parte tua…Come hai “affinato” questa capacità?

Ti ringrazio, credo di aver affinato la scrittura con la pratica.

Collabori con Glitch, DJ e producer triestino. Come vi siete conosciuti?

Ormai non ricordo più da quanti anni conosco Glitch, è come un fratello per me, siamo sulla stessa frequenza d’onda ci intendiamo perfettamente e sono felice delle collaborazioni.

Chi sono i tuoi miti musicali?

I miei miti sono i Pink Floyd, i Led Zeppelin , Rino Gaetano e Lucio Dalla.

Cosa vuol dire oggi essere un artista emergente secondo te?

Vuol dire che stai emergendo, ma in questa cosa delle immersioni ed emersioni non ci credo molto, un poco come quella cosa dei generi.

Per finire, saluta i nostri lettori e parlaci dei tuoi progetti futuri…


Ciao lettori! Aspettatevi un video estemporaneo a breve per questo brano!

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