Intervista a Carola
Benvenuta su system failure. Ci puoi parlare del tuo percorso artistico fino ad oggi?
Grazie, sono felice di potermi raccontare un po’. Il mio percorso artistico è nato più o meno cinque anni fa, quando ho iniziato a partecipare ai primi concorsi locali e ad esibirmi nelle serate live. È da lì che ho iniziato a considerare l’idea che la musica potesse essere non solo una passione, ma anche un lavoro; ed è da lì che sono nate le conoscenze e le collaborazioni che mi hanno portato ad avere oggi il mio progetto di inediti e a formarmi come cantante e come artista. Ho partecipato anche a molti provini in questi ultimi anni, il cui esito non è stato quello che mi aspettavo, ma va bene così. Qualche anno fa non avrei capito il perché, ma ora posso dire che non ero ancora pronta, non avevo ancora abbastanza esperienza. Ad oggi invece mi sento in grado di esprimere al 100% quello che ho dentro, e “BUCO NERO” è un modo per farlo capire a tutti. Questi cinque anni sono stati davvero ricchi di esperienze: dai live, ai provini, alle giornate di ispirazione per nuovi brani e a quelle di registrazione in studio, allo studio del canto… l’ultima, forse l’esperienza che mi ha formato di più, quella che mi ha permesso di crescere artisticamente e non solo: aver lavorato come cantante sulle navi da crociera.
Come nasce in te la passione per la musica?
La passione per la musica nasce dentro casa: mia madre è sempre stata un’amante della musica e del canto, e cantava (e canta) ogni giorno quasi h24. Mio padre suonava basso e chitarra quando era ragazzo. Sono quindi cresciuta in un ambiente in cui la musica è stata sempre presente. Tuttavia, io da piccola avevo un’altra grande passione: quella per la pallavolo. Infatti, dopo qualche anno passato a frequentare un corso di canto in cui cantavo puntualmente nel coro e mai da solista perché mi vergognavo, ho passato gli ultimi anni dell’infanzia e tutta l’adolescenza in compagnia della pallavolo, giocando a livello agonistico. Intanto, continuavo a cantare da autodidatta, nella mia cameretta, capendo pian piano che non avrei mai abbandonato la musica e che dentro di me cresceva l’esigenza di far sentire la mia voce. Infatti, eccomi qua.
Carola incontra il maestro e producer Simone Giuri nel 2016. Cosa succede dopo questo incontro? Raccontaci tutto per bene…
L’incontro con Simone Giuri ha praticamente dato inizio a tutti i miei progetti odierni e futuri. Inizialmente mi scrisse perché aveva bisogno di una cantante per le sue serate live; poi invece, ascoltando la mia voce, mi chiese anche se avessi voluto essere l’interprete di un brano che aveva scritto e musicato lui. Ascoltai quel brano e me ne innamorai (tra l’altro, quel brano è “Rimani qui”, ed è uno dei singoli già editi su Spotify!). Da allora, lui crede in me ogni giorno, e insieme abbiamo dato vita al mio progetto di inediti, brani scritti da lui o da me, o insieme e musicati e prodotti da lui. Siamo una bella squadra: lavoriamo in sintonia ed abbiamo in comune l’obiettivo di voler dare il massimo in quello che facciamo, perché è la nostra passione più grande.
Dal 2018 inizia a collaborare con etichetta discografica “Il suono del successo – music production” del produttore Matteo Tateo. Il team diventa sempre più forte. Carola incomincia a pubblicare i primi singoli riscuotendo un grande successo: “Tempo perso” (2018), “Rimani qui” (2019), “A meno di te” (2020), come leggo dal comunicato stampa. Questa tappa del tuo percorso quali cambiamenti ha portato alla tua carriera artistica e che evoluzione ha subito quest’ultima dopo tale tappa?
L’incontro con Matteo Tateo ha confermato e fatto crescere il nostro progetto iniziale: Matteo ha ascoltato i brani che avevamo nel cassetto in quel momento, ovvero i tre che poi abbiamo pubblicato finora con la sua etichetta, ed ha creduto in noi e nella nostra voglia di metterci in gioco. È nata così quest’altra importante collaborazione che ci ha permesso di avere in squadra un prezioso consigliere, oltre che un secondo produttore artistico e discografico. Il mio percorso artistico è così diventato più concreto e con maggiori aspirazioni per un futuro prossimo: ho iniziato a credere ancora di più in me stessa e nelle mie capacità, curando anche la mia immagine come artista.
“Buco nero”, una canzone tra trap e pop. Ci parli della genesi di questo progetto?
“Buco nero” è un brano che ho scritto tutto d’un fiato. Così, di getto. Ero nel letto una sera, dopo una giornata abbastanza difficile e non riuscivo a dormire. Continuavo ad avere mille pensieri per la testa, così mi sono messa a scriverli. Ho subito detto a Simone che questo brano sarebbe stato una bella sfida, poiché i brani precedenti avevano uno stampo del tutto diverso, non solo musicalmente, ma anche nella metrica del testo. Abbiamo provato ad avvicinarci a qualcosa di più moderno, inserendo un sound che richiamasse anche la musica trap. Questa decisione è arrivata però pian piano: Simone ha lavorato più volte sul brano, perché il risultato non era mai perfetto. Dopo un po’ di pazienza e lavoro, ora lo è.
In questo brano Carola vuole esprimere il disagio di sentirsi in completo disaccordo con se stessi e con la realtà. Puoi commentare queste parole?
Tante volte mi sono sentita un po’ sbagliata o a disagio, perché non sono mai stata una che segue la massa. Sono sempre stata la ragazza un po’ ingenua da prendere in giro, quella a cui non piacciono le discussioni e che preferisce star zitta piuttosto che farsi valere. Tra l’altro sono astemia, non fumo, non ho mai fatto le cavolate che di solito gli adolescenti fanno… insomma, si potrebbe dire che sono la tipica “brava ragazza”. La maggior parte delle volte, questo mio carattere e modo di fare non mi ha permesso di esprimermi per come avrei voluto. “Buco nero” è il brano con cui io finalmente mi metto a nudo, è il brano in cui io esprimo il mio disaccordo a volte con me stessa, altre volte con la realtà che mi circonda. Allora canto che forse “mi farebbe bene accendere una sigaretta”, “bere qualcosa di forte”, “ridere anche se sbaglio”, invece di star lì a preoccuparmi e ad avere mille scrupoli su ogni cosa. Tuttavia non ci riesco, perché se lo facessi non sarei me stessa, ma sarei quella che gli altri vogliono che sia. Ed è per questo che nel ritornello chiedo di liberarmi da questa realtà, da questo buco nero in cui sono rinchiusa, e che forse è solo nella mia mente, per essere finalmente me stessa senza sentirmi sbagliata.
Quali sono le differenze tra “Buco nero” e le tue canzoni precedenti?
Il testo di “Buco nero” è stato scritto interamente da me e parla di me, per questo mi rivedo in ogni singola parola. I brani precedenti sono stati scritti principalmente da Simone, pur mettendoci anche io del mio, e trattano tematiche molto vicine al mio modo di essere, comunicando però altri aspetti, legati alle relazioni con gli altri più che con me stessa. Credo sia questa una delle differenze importanti. Ovviamente, anche a livello musicale c’è una grande differenza: i brani precedenti sono senza dubbio delle ballad pop, mentre “Buco nero” è una canzone con un nuovo sound, più moderno, più fresco, più accattivante e determinato.
Quale è il filo rosso che lega le tue canzoni?
Il filo rosso che lega le mie canzoni è sicuramente l’amore, quello che a volte manca, per se stessi e per gli altri, l’amore come sentimento non solo nei confronti delle persone ma anche della vita, delle cose che ci circondano, e che a volte ci sembra scontato. Avrete modo di appurare ciò anche nei miei prossimi brani.
Quali sono i tuoi ascolti recenti? Ci nomini 3 album che hanno segnato la tua vita?
Cerco sempre di ascoltare qualsiasi genere e qualsiasi artista che mi possa emozionare, non ho un/una solo/a artista preferito/a. In ambito nazionale, mi piace molto ascoltare Giorgia, Elisa e Annalisa, oltre a tutti i miti della musica italiana (Mina, Battisti, Dalla, ecc.) ed anche ai cantanti di oggi con i loro nuovi generi (Mahmood, Carl Brave, Anastasio, ecc.). In ambito internazionale, adoro Beyoncè, Lady Gaga, Alicia Keys, Bruno Mars, oltre al grande Re del Pop Michael Jackson.
3 album che hanno segnato la mia vita… “Emozioni” di Lucio Battisti, “Thriller” di Michael Jackson e “Back to Bedlam” di James Blunt.
Con quale artista o band emergente ti piacerebbe collaborare?
Come band mi piacerebbe collaborare con i Maneskin: sono davvero bravi e determinati e adoro la loro musica. Un artista con cui farei un featuring è Carl Brave. Mi piace molto anche Mara Sattei, sarebbe bello poter condividere un brano con lei.
Siamo in emergenza coronavirus. Come la stai vivendo? Quanto ti ha danneggiato dal punto di vista artistico?
È una situazione indubbiamente difficile per tutti. Ci sono momenti di up e di down… il mondo dello spettacolo ne ha risentito molto. Se non ci fosse stato questo virus, probabilmente ora sarei dall’altra parte del mondo cantando in nave, acquisendo sempre più esperienza e aprendomi a nuovi orizzonti musicali, per poi lavorare al mio progetto con tante idee e innumerevoli stimoli. Questo virus ci ha un po’ tolto la voglia di sognare e di sperare, ma forse è anche grazie a questo periodo se abbiamo potuto riflettere sulle cose importanti e su noi stessi. “Buco nero” è nata durante la quarantena di marzo e dubito che sarebbero venute fuori le stesse parole in un periodo “normale”.
Siamo in un mondo in emergenza economica, climatica ed ora anche sanitaria. Quale è il ruolo della musica in questo mondo?
La musica è l’unico vero strumento di condivisione che non può essere fermato. Non potremmo vivere senza. La musica serve a tutti noi per distogliere lo sguardo da tutto ciò che c’è di negativo in questo mondo. Ci rilassa, ci fa sognare, ci fa emozionare, ci permette di sfogarci, ci capisce. Semplicemente ci aiuta.
Come vedi la scena indipendente italiana, soprattutto quella trap?
Ci tengo a sottolineare che io non mi considero una cantante trap. Non lo sono. Mi piace però giocare con questo genere fresco e moderno, farlo entrare nel pop, vedere cosa ne può venir fuori. Sicuramente la trap oggi è molto considerata e amata, soprattutto dai giovani. La musica subisce continue evoluzioni, e questo genere ne è un esempio. Penso che al giorno d’oggi ci siano davvero tanti talenti che hanno voglia di farsi sentire, e sono anche tanti gli strumenti attraverso i quali poterlo fare. Siamo nell’era di internet e dei social, in cui tutti possono avere delle possibilità. Non sempre però questo è positivo: si fa fatica ad emergere proprio perché si è in tanti. Tuttavia, mai demordere: serve molta pazienza, sacrificio e lavoro.
Progetti per il futuro?
C’è in progetto di pubblicare un mini EP. Ho nel cassetto alcuni inediti su cui abbiamo lavorato molto e che non vedo l’ora di farvi ascoltare! Vorrei anche partecipare ad un provino in ambito televisivo, o avere la possibilità di fare un featuring con qualche artista. Chissà.
Per finire saluta i nostri lettori e dai qualche consiglio a chi sta muovendo i primi passi nel mondo nella musica….
Ringrazio System Failure per avermi dato la possibilità di raccontarmi e saluto tutti i lettori che hanno avuto il piacere di conoscermi un po’ attraverso questa intervista! Un consiglio che posso dare a chi sta muovendo i primi passi nella musica è quello di essere determinati e di avere un obiettivo, di circondarvi di persone che credono in voi, ma soprattutto di emozionarvi sempre per ogni piccolo traguardo raggiunto e di non demordere se qualcosa va storto. Io ci ho messo un po’ a capirlo, ma credere in noi stessi è la chiave per ottenere ciò che vogliamo, o quantomeno per provare a farlo senza rimpianti!