Intervista a Calliope

Benvenuta su system failure. Puoi parlarci del tuo percorso artistico fino a qui?

Ho cominciato a cantare presto, avevo solo undici anni. La mia prima esperienza con la scrittura musicale è stata a sedici anni, quando ho inciso due canzoni con la mia band dal titolo “Vola in alto” e “qui”. Ero molto distante da quella che sono ora, chiaramente. Ho sempre sentito la necessità di buttare fuori un bel po’ di marcio che mi porto dentro. A diciannove anni ho intrapreso lo studio del canto lirico e mi sono laureata due volte presso il Conservatorio Braga di Teramo. Ho poi continuato a scrivere e a portare avanti la mia musica.

Perchè il nome Calliope? Puoi presentarci per bene il tuo progetto musicale?

Calliope perché… non c’è un perché. Fin da bambina mi affascinava questo nome. Un nome da musa, che in realtà avrebbe cantato le gesta di nessuno. Io sono quel nessuno. Il mio progetto musicale ha una direzione che non ne prevede una. Mi spiego. Prima ti ho parlato di necessità nella scrittura, quel sentore che viene a farti visita e ti dice “ bene adesso tutto fuori”. Ecco, per me scrivere musica è questo, il muovermi in una dimensione non corporea ma eterea. La musica non la puoi toccare, la puoi fare. Non la puoi assaporare, la puoi sentire. Le mie canzoni fanno questo almeno con me: mi permettono di vivere al di dentro e non al di fuori.

Quali artisti o band hanno influenzato il tuo sound?

Sicuramente i Prozac + , come si può ben sentire. Ci sono anche gli Afterhours, Verdena, Placebo fino a Patti Smith.

Come nasce una tua canzone? Che ambiente crei intorno a te stessa?

Prima da una pensiero. Poi arriva il momento della creazione e vado sul mio pianoforte. Armonia e melodia insieme ed infine le parole. Il testo ha un grande significato per me, è l’espressione ultima di ciò che sento in musica.

Abbiamo pubblicato il video de “Il Re minore”. Puoi parlarci della genesi di questa canzone? Di che parla?

Questo brano è nato come un gioco tra tonalità e titolo nobiliare. Mi divertiva la cosa, anche se poi non ho mantenuto il re minore come tonalità: il pezzo è in fa minore. È rimasto invece il concetto. Ognuno di noi ha questa zona d’ombra filtrata dalla lente di ingrandimento di questi tempi che ci vogliono fenomeni da baraccone. Dico che siamo paggi che guardandoci allo specchio vediamo sovrani, ma in realtà è solo un gioco di specchi. Da qui un Re che perde ogni credibilità, non ha scettro e forza della sua verità.

Come è stato collaborare con Ottavio Proietti?

Una vera scoperta. Ottavio è un talento puro. Ci siamo capiti fin dall’inizio, ed è riuscito a tradurre in immagine tutta la rabbia che questo pezzo custodisce.

Quali sono le differenze tra “Il Re minore” e i tuoi lavori precedenti?

Il Re minore è solo un altro tassello di questo mio cammino musicale. Rispetto ai brani precedenti è sicuramente il più cattivo e il più a fuoco.

“Il progetto di Calliope è un cammino di riscoperta di sonorità aggressive e testi ermetici”. Puoi commentare queste parole?

Due parole: Rabbia e chiusura.

Fondamentale per te è la parola, come leggo dal comunicato stampa giunto in redazione. Fino a che punto? Da cosa trai ispirazione per i tuoi testi?

Il testo rappresenta la sintesi e il culmine di un brano. Il linguaggio è di per sé musica e riscoprirlo nella violenza di un’idea, in questo caso “Il Re minore”, è sempre magia. È un veicolo potente quanto la musica e per me ha lo stesso peso. Per i miei testi non seguo una tecnica , come molti artisti tendono a fare. Ho un’ immagine che si delinea nella mia mente e da lì parte il gioco.

Come stai vivendo l’emergenza coronavirus? Quanto secondo te sta influenzando la vita di tanti artisti?

Come molti altri…in attesa. Mi reputo abbastanza fortunata perché ancora giovane e con una strada davanti. Penso però a tutti quegli operatori dello spettacolo, agli artisti che vivono di sola musica e al dramma che stanno vivendo. Sicuramente sta influenzando la vita di tanti del settore, non solo economicamente parlando, forse anche creativamente parlando. Ma questo lo vedremo poi.

In un mondo con crisi economica, climatica e ora anche sanitaria quale è il ruolo della musica?

La musica rimane l’appiglio, come l’arte in generale. Può essere veicolo di messaggio sociale, quanto “arte per l’arte” fine a se stessa. Ha sempre giocato un ruolo in prima linea perché le persone si rispecchiano in essa. Per ogni sensazione e situazione esiste una canzone. Credo che il suo ruolo rimanga invariato, sono i musicisti che la utilizzano come meglio credono. Per lanciare un messaggio o per non dire niente. Se si vuole veicolare un messaggio globale, la musica è uno strumento fortissimo. Personalmente ho sempre pensato che le arti dovessero vivere per se stesse. La mia è una visione più decadente della cosa.

Per finire, saluta i nostri lettori ed invogliali ad ascoltare la tua musica….

Un saluto a tutti i lettori di System failure e se ne avete voglia passate a “dare un orecchio” ai miei brani che trovate su youtube e spotify ( In Carta Vergine, Obl_io, Il Re minore). Mi chiamo Calliope e…nulla più.

Photo credit: Ottavio Proietti

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