Intervista a Cafiero

Prosegue con soddisfazione il percorso artistico di Cafiero (musicista, cantautore e produttore). Dopo aver inaugurato il 2021 con la pubblicazione del singolo “Amarsi a perdere” e dopo un’estate fitta di appuntamenti live con i Suck my Blues, percorso parallelo a quello solista, l’artista è pronto a vivere e, allo stesso tempo, a regalare al pubblico nuove emozioni…

Cafiero, come hai mosso i primi passi nel settore musicale e per quale motivo, tra i vari strumenti, hai scelto di suonare la chitarra?

Ho scelto la chitarra perché la suonava mio fratello prima di me; “rubavo” le sue chitarre. Naturalmente mi sono appassionato al suono e allo strumento ed ho iniziato il mio percorso musicale partendo dalla cantina di casa e ciò che è successo dopo è stato sempre inaspettato.

Recentemente la regista Giorgia Cecere ha voluto inserire nel suo nuovo film “Sulla giostra” i tuoi brani: “Maledirò” (2017), “Ti guardo ancora un po’” (2020) e due inediti “Arid” e “Mirror” realizzati con i Suck my Blues, il progetto in lingua inglese e parallelo al percorso solista. Come hai accolto questa notizia?

La regista, che tempo addietro ha preso parte a qualche mio concerto, mi ha contattato dicendomi che era fondamentale la mia musica per sottolineare alcuni personaggi del film. La notizia mi ha recato tanto piacere e spero che l’esperienza possa ripetersi.

Dal 16 novembre sarai impegnato alla chitarra nel tour teatrale di Raf e Umberto Tozzi “Due – La nostra storia”; cosa provi all’idea di calcare, dopo la pausa forzata, il palco?

Non mi sembra quasi vero. E’ stata una pausa che ha resettato tante cose e che ha portato ognuno a guardare verso nuovi orizzonti per non avere quella sensazione di situazione ineluttabile e irrisolvibile. Invece, finalmente, sembra che tutto stia ritornando alla normalità ed io sono particolarmente contento.

Da musicista, preferisci l’atmosfera più intima del teatro o quella dei palasport?

Non ho preferenze di luoghi. La musica, per me, crea il luogo. Che si faccia musica in un piccolo locale, in un teatro, con un numero ristretto di partecipanti o in un palazzetto dello sport con migliaia di persone è comunque entusiasmante ed emozionante.

Un momento della tua carriera che ricordi con particolare piacere e spensieratezza…

Sicuramente il primo tour della mia vita. Il dover adattarsi ed evolversi ha sempre rappresentato quel qualcosa che mi fa sentire ancora più vivo.

Come cambierà la musica ora che l’industria discografica è scossa dal Covid-19?

È tutto ancora troppo presto per dirlo, si stanno facendo delle prove e sarà il tempo a dircelo. Ovviamente spero che cambi in meglio perché già prima del Covid la situazione discografica era disastrosa.

A quando un nuovo progetto discografico?

Ho tantissimi brani nuovi da sistemare e credo che alla fine del tour con Raf e Tozzi mi metterò a lavoro per tirare fuori qualcosa.

C’è qualcos’altro nel settore musicale che non hai ancora realizzato e che ti piacerebbe fare?

Nella musica ho avuto la fortuna di fare quasi tutto, forse mi manca poter suonare in uno stadio ma, alla fine, se ci penso non mi sembra qualcosa di così importante; sono stra-contento così e sempre riconoscente per quello che la vita mi ha dato.