Intervista a Bikini death race

1)Benvenuti su System failure. Ci raccontate il vostro percorso artistico fino a qui?

Ciao e grazie dello spazio che ci concedete! Il nostro percorso artistico è piuttosto breve; infatti esistiamo come band da meno di un anno. Quando scrivo “esistiamo come band”, faccio riferimento al fatto che, pur componendo ed incidendo materiale insieme più o meno dall’autunno del 2016, fino all’inizio del 2018 siamo stati in realtà una corsa automobilistica estrema. Sono serio, leggete qui: http://www.bikinideathrace.com/oncewewerearally.html

2)Che musica ascoltate? Nominate anche 3 album che hanno segnato la vostra vita…

Ascoltiamo veramente di tutto. Dal black metal al pop più paraculo. Tranne la pizzica, i neomelodici e la roba che esce dai talent show.

Tre album imprescindibili:
1) Speak and Spell – Depeche Mode;
2) Walk Among Us – Misfits;
3) The Seaside – Cardiacs.

3)Come è nata in voi la passione per la musica?

Essere dei mentecatti in adolescenza non aiuta ad intrecciare rapporti sani con i coetanei, specialmente quelli sui quali nutri “mire espansionistiche” dettate dalla tempesta ormonale che ti frigge il cervello ogni giorno. Da qui la riflessione: “forse iniziare a suonare uno strumento potrebbe darmi qualche possibilità di scoprire quel tanto decantato sesso..però se rimango attaccato un altro paio d’anni qui al flipper farò sicuramente un punteggio mitologico..”. E niente, vinse il sesso.

4)Ho letto che “a settembre 2016, i due tizi mascherati iniziarono a comporre i brani di un album che non poteva che chiamarsi “Party Animals”. “Party Animals” è diventato il loro personale esorcismo. Una bolla di sapone che hanno costruito ed all’interno della quale si nascondono quando il male di vivere diventa insopportabile. Hanno scelto l’idiozia come psicoterapia. E il dadaismo come filosofia di vita”. Abbiamo recensito questo vostro album. Come è nato? Dove è stato registrato? Commentate anche le parole sopra se vi va…

Il ragazzo con la maschera da panda aveva da parte alcuni brani composti negli anni. A questi se ne sono aggiunti altri, la cui scrittura è più recente. Party Animals è nato così, con un processo creativo paradossalmente introspettivo. Il ragazzo con la maschera da panda ha scritto la musica chiuso in una stanzetta silenziosa, in uno stabile a due piani all’interno di uno dei quartieri più rumorosi di Roma. Ed è stata una bella fuga della realtà. I testi sono stati scritti dalla ragazza con la maschera da gatto, che è una vera è propria miniera di parole. Ci si confrontava brevemente riguardo il tema del quale il brano avrebbe parlato e lei, nel giro di una notte, scriveva un testo che neanche un sarto del diciannovesimo secolo! Ovviamente le idee iniziali hanno poi subito dei miglioramenti quando abbiamo iniziato a registrare il disco presso il Black Tape Studio di Roma. E un grandissimo contributo alla buona riuscita dell’album ce lo ha messo proprio Valerio Lundini, che del Black Tape Studio è il deus ex machina. Riguardo alla psicoterapia dell’idiozia che dire? La vita nelle grandi città è diventata difficile. Da anni. Siamo delle acciughe in scatola che friggono al sole. Affoghiamo nell’incomunicabilità, nel disagio, nell’inadeguatezza. Ci sono infiniti mezzi comunicativi e miriadi di luoghi di condivisione ma di fatto, non abbiamo nulla da comunicare. Nulla da condividere. Navighiamo in balia dei venti in un mare di nulla. Quello che ci mantiene presenti a noi stessi è solo ed esclusivamente il dolore. Allora, per non perdere la rotta e naufragare, abbiamo accettato le ferite, le abbiamo lasciate marcire e le abbiamo guardate come si guarda un figlio imparare a camminare. Siamo diventati il nostro stesso dolore. I Bikini Death Race, sono in tal senso per noi, il momento in cui tiri fuori la testa dall’acqua, dopo aver trattenuto per tanto tempo il respiro. Sono il momento della vita di Siddharta in cui, dopo aver vissuto di nulla e nel nulla, lui decide di tornare al mondo e perdersi nella Samsara. In sostanza, sappiamo benissimo che il mondo è un deserto. Però adesso vogliamo giocare a farci i gavettoni.

5)Ci parlate della cover dell’album?

La cover dell’album è stata realizzata da una nostra cara amica, Helen Clarke. Helen ha raccolto una serie di input che le abbiamo fornito nell’ambito di una manciata di brainstorming ed ha amalgamato il tutto, sintetizzando alla perfezione la nostra idea disturbata. Volevamo qualcosa che fosse un non meglio identificato punto intermedio fra una nursery, un cartone animato, uno sfasciacarrozze ed un disco dei Darkthrone.

6)Su quale traccia mi dovrei soffermare di questo album e perché?

Dipende dal tuo stato d’animo. Io ti consiglierei di soffermarti su Time Machine. È un brano che abbiamo scritto partendo da un gioco di parole, immaginando un inventore che costruisce una macchina del tempo ma non ha mai tempo per usarla. Fa abbastanza ridere ma se ci pensi è un dramma che si consuma ogni giorno. In quest’epoca spesso ci troviamo a non avere il tempo per occuparci di ciò che veramente amiamo. Per via di quello che “dobbiamo fare”. Per affermare uno status. Per responsabilità oppure semplicemente per mangiare.

7)Che strumenti usate per l’elettronica?

Gran parte dei suoni elettronici che senti nel disco sono stati programmati attraverso l’impiego di softwares (come ad esempio Reason) e dei loro plugins. Questi suoni sono stati poi prodotti, rimodellati e “ri-ampati” durante l’incisione dell’album, da parte di Valerio Lundini (BlackTape Studio – Roma), il produttore artistico di “Party Animals”.

8)Perché mascherati? Spiegateci un po…

Prima di tutto volevamo che l’attenzione del pubblico fosse focalizzata esclusivamente sulla musica. Con questo obbiettivo, coprirci il volto e perdere la nostra identità ci sembrava il primo passo da fare. Il resto è venuto da se durante la composizione dei brani. Volevamo essere dei personaggi di un folle cartone animato in cui tutto ti offende ed allo stesso tempo ti diverte. Volevamo perdere noi stessi, confondendoci nel concetto. Volevamo essere tanto osceni quanto l’innocenza. Tanto caotici quanto un asilo nido.

9)Il vostro sound accoglie tante influenze: post punk, new wave, synth pop, electro pop, industrial etc. Come lo avete elaborato?

In cameretta. Con l’aiuto della sambuca e col gatto sulle ginocchia.

10)Come vi sentite quando suonate? Come è il vostro live perfetto?

Suonare dal vivo è la cosa più simile al sesso. Quindi, suonare dal vivo è bello. Sia da soli, che in gruppo. Il live perfetto è quello in cui la gente balla sotto il palco, qualcuno si bacia e qualcun altro ti tira oggetti contundenti sul palco.

11)Se la vostra musica fosse un film quale sarebbe? O magari la colonna sonora di quale pellicola?

Bad Taste di Peter Jackson oppure la puntata del cartone animato “Arale” in cui la bimba robot protagonista prepara il gelato dando da bere il latte al fratellino (quello alato che dice solo “gupi gupi”) mettendo il piccoletto nel frigorifero e poi facendolo defecare.

12)Avete dei progetti in cantiere?

In cantiere è un po’ che non ci andiamo, bisognerebbe controllare ☺ A parte gli scherzi, tra poco inizierà la nostra campagna di crowfunding su Musicraiser! Stiamo cercando di raggiungere la cifra che ci consentirebbe di stampare il nostro in vinile, dateci una mano, dai!