Intervista a Belfast
“Continuerò a Morire”. Può sembrare un titolo con accezione negativa, in realtà, questo primo singolo estratto dall’album “Egomostro”, è un messaggio di speranza. Dobbiamo fare appello alla forza che è dentro di noi per rialzarci nei momenti più bui. Perché dalla disperazione può nascere qualcosa di buono, una rinascita per essere persone migliori.
I Belfast sono una band alternative rock di Conegliano che ha investito nella propria Musica autoproducendo due dischi (Sogni in Tasca del 2011 e Cicatrici del 2013). Un terzo album, “Petrichòr”, è nato dalla collaborazione con l’etichetta discografica Areasonica Records.
• “Continuerò a morire”, cosa c’è dietro a questo titolo drammatico?
La canzone è stata ispirata da fatti personali emotivamente importanti. In 2 ore è stata praticamente scritta, composta e registrata. Tutto questo perché la canzone serviva a noi per esternare quello che c’era dentro. Era la nostra medicina…e lo è ancora tutte le volte che la ascoltiamo. Una medicina amara, visto il titolo, ma che fa stare bene. Continuare a morire non è altro che ostinarsi a vivere!!
• Belfast, è una città pittoresca, frizzante e ricca di storia. Cosa lega la vostra band alla capitale dell’Irlanda del nord?
Una sera di un caldo agosto nel 1999 3 amici si trovano a parlare di musica. Era un periodo dove tutto sembrava possibile e viene deciso di dare il via ad un nuovo progetto. E’ stato tutto chiaro da subito: nome del gruppo, genere, brani e nomi in codice dei componenti… Johnny Johnny, Charlie Beaucoup e Jimmy Belfast. Poi le cose nelle band vanno come tutti sappiamo ma quel nomignolo mi è rimasto attaccato per via di quella vicinanza virtuale con una “città difficile” come è stata Belfast dal ’68 e per quasi trent’anni.
• “Egomostro” è il vostro IV album, come vivete il mondo della discografia odierna che punta più sul singolo?
Noi facciamo musica per il bisogno di farlo. Purtroppo non ci permette di vivere di questo. Ma dall’altra parte possiamo permetterci di gestire melodie, testi, uscite discografiche e tutto il resto con la nostra idea di band giusta o sbagliata che sia. Siamo figli del grunge dove i gruppi sfornavano album destinati a rimanere nella storia. I singoli usa e getta ancora non fanno al caso nostro.
• Il vostro sound da chi trae ispirazione?
Dal rock anni ’70, dal grunge e dallo stoner più recente. Poi essendo italiani il cantautorato si insinua tra le righe perché anche senza volerlo è stato ascoltato e qualcosa è rimasto.
• Descrivete la vostra Musica in due parole
Tonalità minore
• “Egomostro” che cosa ci racconta? Nasce con un concept definito od eterogeneo?
Il titolo dell’album è nato spontaneamente ascoltano le tracce tutte insieme. C’è un filo comune non previsto che lega tutti i brani. Egomostro è l’insieme dei comportamenti della società “moderna”. La società del “tutto e subito”, dell’apparire. La società che non sa neanche chi mettere a governare un paese perché nessuno dei candidati meriterebbe di farlo…e i risultati si vedono..prima di tutto sul nostro pianeta.
• Che consiglio dareste ad una giovane band?
Non ci riteniamo così bravi da elargire consigli soprattutto in un mondo come la musica dove a volte anche gli addetti del settore si sentono spiazzati. Tuttavia la cosa più bella da fare in un gruppo è suonare insieme, spaccare corde e bacchette, avere le orecchie che fischiano per un giorno (e forse più!!!) e divertirsi. Poi quello che deve succedere succede…
• Che progetti avete per il futuro?
Stiamo già ragionando sul quinto album. La voglia di scrivere c’è ancora e ne approfittiamo. Questo di sicuro dipende da noi e andrà fatto. Tutto il resto si vedrà…
• Quale vostra canzone vi rappresenta di più? Perché?
Ora come ora Lividi Addosso tratta da quest’ultimo album. E’ una canzone energica e sul palco ci piace così..e il messaggio che vogliamo dare forse è un pò scontato ma sempre attuale: tutto ciò che si fa nel bene o nel male torna sempre indietro.
• Corona virus, come state vivendo questo periodo surreale?
Per un gruppo che aveva in programma l’uscita di un album e dei concerti live rimane l’amaro in bocca e un pò di apprensione. Ognuno, in qualsiasi campo, avrà il suo stop e il suo dramma personale e quindi non ci resta che temporeggiare magari usando i social e la fantasia. Poi le chitarre suonano sempre… sia davanti ad un pubblico che in stanza da soli.