Intervista a Artiness Fog

Benvenuti su System failure. Descrivete brevemente il vostro progetto musicale e gli intenti…

Artiness Fog è un progetto musicale indipendente nato a Partinico (Palermo) nel 2017. Componiamo prevalentemente musica di stampo alternative-baroque rock. Abbiamo pubblicato il nostro primo EP “Dogmatic Void” il 23 Aprile 2019. Adesso siamo alla ricerca di un’etichetta indipendente che ci aiuti a proseguire questo percorso che è appena iniziato!

Da quanto tempo suonate insieme?

Alessandro e Roberto suonano assieme da 4 anni ormai, ma la formazione si è completata non più di un anno fa. Nonostante ciò, si è instaurata un’ottima sinergia in poco tempo. Tuttavia speriamo di aggiungere almeno un altro elemento che si occupi della gestione degli effetti e dei synth, soprattutto durante i live.

Come vi siete appassionati alla musica?

Alessandro ha iniziato a cantare da bambino e scopre la musica rock tramite i Sum 41. Roberto ha iniziato relativamente tardi a suonare, all’età di 17 anni, ma fin da piccolo si è appassionato alla musica rock ascoltando i vinili dei Dire Straits e di Bruce Springsteen appartenenti a suo padre.

Ci potete parlare del vostro background musicale?

Alessandro è stato fortemente influenzato dal punk soprattutto agli inizi, successivamente abbandona la chitarra spostandosi al piano. Da qui si appassiona al piano-rock ascoltando artisti iconici come Billy Joel ed Elton John. Roberto ha iniziato suonando l’intera discografia dei Nirvana nel suo garage, cercando di emulare il playing energico di Dave Grohl alla batteria, successivamente si avvicina al metal e alla musica elettronica, per questo motivo decide di allestire un piccolo studio casalingo per dedicarsi alla registrazione di Demo/Inediti. Andrea inizia a suonare il basso da piccolo dedicandosi subito a sound molto pesanti, come il death metal e il deathcore, qualche anno dopo abbandona le distorsioni per iniziare lo studio della musica jazz. Anche Francesco proviene dall’ambiente metal, soprattutto epic e folk.

Qualche aneddoto, episodio particolare che vorreste raccontarci?

Una delle cose più strane ma allo stesso tempo divertenti è il fatto che tutte le persone con cui abbiamo collaborato per la realizzazione di questo progetto musicale si sono sposate nel 2018, anno in cui è stato registrato l’EP e girato il videoclip di “Schongau”(che potete vedere sotto). Per questo motivo siamo stati costretti ad incastrare i tempi di produzione tra un matrimonio e l’altro, ma alla fine ci siamo riusciti.

Come nascono le vostre canzoni? Come prendono forma?

Solitamente tutte le idee melodiche vengono inizialmente composte al piano. A queste si aggiungono poi tutti gli altri strumenti. Questo processo di solito ci porta alla composizione di brani molto complessi ed eccessivamente longevi, per questo motivo molte sezioni ed arrangiamenti verranno in seguito sacrificate per snellire la composizione intera. Le linee vocali invece nascono sempre prima dei testi, attraverso la tecnica del Gibberish.

Abbiamo recensito il vostro “Dogmatic Void”. Dove è stato registrato? Difficoltà nella registrazione?

Abbiamo registrato negli studi di “Med Records” situati a Borgetto, seguiti da Samuele Mollisi che si è occupato dell’intero processo di produzione. Avendo già esperienza di Home Recording non abbiamo avuto eccessive difficoltà durante la fase di registrazione degli strumenti, tuttavia la scelta di alcuni arrangiamenti o synth si è rivelata essere più complessa del previsto.

Ci parlate della copertina del vostro ep? Cosa rappresenta?

La copertina dell’EP(in figura a lato) è stata ideata dal nostro grafico, Roberto Vito D’Amico, che si è occupato dell’intera iconografia del progetto. Rappresenta un arco, elemento architettonico solido e tangibile, avvolto da una nebbia confusa e misteriosa. Questo concept grafico fornisce un’anteprima coerente ai temi, alle contrapposizioni e alle sonorità contenute all’interno dell’EP.

C’è una traccia di “Dogmatic Void” che preferite? Se si perché?

“Pantomime” è la traccia preferita da Alessandro ed Andrea, la considerano una perfetta chiusura dell’EP grazie ad un ritornello finale epico e teatrale. Roberto e Francesco invece preferiscono “Everlasting Blame” perché è il brano più energico e diretto, racchiudendo al suo interno diverse sonorità che caratterizzano la band.

Su quale palco sognate di suonare?

In questo momenti preferiamo rimanere con i piedi per terra, sappiamo che il percorso musicale non è semplice e per questo lavoriamo ogni giorno per migliorare noi stessi e le nostre produzioni.

Con quale artista o band indipendente vorreste collaborare?

Sarebbe un onore per noi collaborare con qualsiasi artista dell’attuale scena musicale italiana. Tuttavia non nascondiamo una spiccata preferenza per i pionieri dell’indie, ad esempio “Il teatro degli orrori”, “Verdena” e i più recenti “Fast Animals and Slow Kids”.

Per finire, salutate i nostri lettori e invogliateli ad ascoltare la vostra musica…

Ringraziamo la redazione di System Failure per averci dato la possibilità di raccontare una piccola parte della nostra esperienza, porgiamo un caloroso saluto a tutti i lettori e li invitiamo a supportare sempre la musica indipendente!